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MÜLLER THURGAU: TANTO RUMORE PER NULLA
16 Lug 2012 20:28
Non vi sono dubbi che il vino oggi si presenta, complessivamente parlando, di gran lunga migliore rispetto al passato. Ciò non vuol dire che non si debbano apportare ancora dei miglioramenti e maggiore chiarezza. I fattori, che hanno dettato il grande impulso qualitativo del vino odierno, sono stati: migliori metodi di coltivazione della vite e di vinificazione dell’uva. Tenuto conto dei sistemi di coltivazione e vinificazione, che dominavano il panorama enologico italiano fino agli anni Ottanta, peggiorare era impossibile e bastavano poche accortezze, per migliorare notevolmente i prodotti. Tranne pochissime eccezioni, che comunque c’erano, il vino italiano era percepito tra gli intenditori come semplice vino da pasto, che nelle migliori ipotesi poteva essere giudicato gradevole. Da preferire comunque ad altri vini base provenienti da altri paesi, come la Spagna per esempio, perché economici e, nonostante i limiti, nel complesso accettabili.
Questa immagine di vino piacevole, ma da cui non ci si poteva aspettare tant’altro, ha penalizzato fortemente i vitigni italiani e in minor misura le DOC italiane. La conseguenza è stata, che quando in Italia sono state introdotte finalmente le avanzate conoscenze di enologia, i produttori per cavalcare l’onda della moda e inserirsi nel mercato che conta si sono visti costretti a coltivare varietà francesi, perché considerate quasi esclusivamente le uniche adatte a produrre vini importanti. Indubbiamente il cabernet sauvignon, il merlot, il pinot nero, lo chardonnay, il sauvignon e altri in Francia avevano segnato la storia dell’enologia, dando origine ad alcune delle etichette più importanti in assoluto.
Dalla coltivazione di varietà, diciamo nobili, che poche volte hanno dato risultati capaci di confrontarsi con quelli della vicina Francia, ma che comunque risultavano di gran lunga superiori a quello che si era consumato prima in Italia, si è passati alla moda dei vitigni dai nomi fino ad allora sconosciuti. Si è assistito, quindi, a un susseguirsi di nomi diversi di vitigni, la cui scelta non sempre è stata dettata dalle vere potenzialità del vitigno in quel determinato territorio. Molti di questi vitigni, coltivati praticamente in tutta la penisola, sono riusciti anche a dare ottimi risultati, ma solo in determinati e limitati territori.
Tra i vitigni forestieri che hanno praticamente invaso la penisola, vi è il müller thurgau. Questo vitigno, nato nell’ottocento, nelle intenzioni del suo creatore, Herman Müller, doveva essere un incrocio tra riesling renano e sylvaner. Una volta creato l’incrocio, si scoprì che non si trattava di sylvaner, bensì di chasselas. Nonostante l’incrocio non avesse dato i risultati sperati da Herman Müller, poiché si era verificato un impoverimento della incisività aromatica del riesling a fronte di un impoverimento di struttura e di espressione aromatica, il vitigno ottenne comunque un grande successo in Germania e Austria. Il grande successo del müller thurgau, dettato dalla sua grande produttività, visto che in genere questo vitigno dà un prodotto neutro e povero d’interesse, è giunto anche in Italia, chiaramente tramite l’Alto Adige, zona fortemente legata alla cultura germanica.
Il müller thurgau, già di suo povero in aroma, ma che comunque con le forti escursioni climatiche tra giorno e notte delle zone del nord riusciva in qualche modo ad ottenere un corredo olfattivo, a volte più che interessante, portato in Italia si è scontrato con un clima molto più caldo di quello tedesco, figuriamoci in Sicilia. Di fatti, raramente il müller thurgau in Italia ha dato risultati interessanti, ma soprattutto rarissimamente costanti di anno in anno. Ma evidentemente le mode e il marketing hanno delle risorse maggiori di quanto si possa pensare e, infatti, il müller thurgau sta vivendo, in gran parte ingiustificatamente, un periodo d’oro in Italia. Non vi è regione in Italia, inclusa la Sicilia, dove non si coltivi, nonostante per poter sperare di ottenere un buon risultato da questo vitigno si debba coltivarlo in ambienti freddi.
La produzione in Italia del müller thurgau, tenendo conto dei risultati ottenuti, è eccessiva e ingiustificata agli occhi di una analisi organolettica. Dall’ottica, però, commerciale è del tutto giustificata la sua presenza, poiché è un vitigno molto produttivo, ma soprattutto è molto richiesto.
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