Mulino Curiale: sarà abbattuto. Al suo posto appartamenti, un supermercato e un ristorante. Ecco il progetto. FOTO

Lo storico Molino Curiale, situato in Corso Vittorio Veneto 726, è destinato a essere abbattuto per far spazio a un moderno complesso residenziale e commerciale. Il progetto prevede la costruzione di appartamenti, spazi commerciali, un supermercato e un ristorante panoramico all’ultimo piano dell’edificio, offrendo una vista spettacolare sulla parte alta di Ragusa e fino all’Etna.

La Storia del Molino Curiale

Il Molino Curiale, risalente agli anni ’30 del secolo scorso, è stato fondato dal commendatore Vito Curiale. Questo complesso industriale ha giocato un ruolo significativo nella produzione di farina e pasta Santa Lucia, diventando un pilastro dell’economia locale. Con il tempo, il mulino è divenuto un simbolo di archeologia industriale, rappresentando un’epoca passata di innovazione e sviluppo industriale.

Un Progetto Controverso

Il progetto di demolizione e ricostruzione è stato avviato dopo l’acquisizione dell’immobile da parte di una cordata di imprenditori edili dalla famiglia Curiale. Nonostante l’entusiasmo per il nuovo sviluppo, non sono mancate le polemiche. La parte più antica del mulino, insieme ai suoi macchinari, è sottoposta a vincoli specifici in quanto vestigia di archeologia industriale. Tuttavia, ciò non è stato sufficiente a salvaguardarlo dalla demolizione imminente. Un articolo del quotidiano La Sicilia rivela il progetto ma appunto anche le polemiche.

Critiche e Polemiche

La decisione di abbattere il mulino ha suscitato forti critiche da parte di esperti e cittadini. Daniele Pavone, uno studioso di archeologia industriale, ha espresso il suo disappunto, affermando: “Purtroppo a Ragusa manca del tutto l’interesse per la tutela dei beni relativi all’archeologia industriale. Non è la prima volta che accade qualcosa del genere. Anche questo è un chiaro sintomo del ‘mollichismo’ in ambito culturale di cui è affetta la nostra città, in cui c’è spazio solo per i complimenti e mai per la critica. E con una Soprintendenza ormai ridotta ai compiti di un notaio cieco”. Le sue parole riflettono una delusione diffusa tra coloro che vedono la demolizione del mulino come una perdita irreparabile per il patrimonio culturale e storico della città.

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