MU’AMMAR GHEDDAFI A RAGUSA NEGLI ANNI ’50: LAVORAVA NEI POZZI DI PETROLIO

Prima del 20 ottobre scorso non avremmo potuto scrivere questo pezzo, pena la smentita da parte del diretto interessato.

Adesso possiamo. La notizia è che Mu’ammar Gheddafi è stato a Ragusa alla fine degli anni ’50 a lavorare per conto della Gulf Italia, ovviamente nei pozzi di petrolio.

 

Vera? Falsa? Certamente mai confermata (avverto gli amici naviganti che nulla esiste in Rete, nemmeno su Wikipedia che pure ha aggiornato la biografia del colonnello libico qualche minuto dopo l’annuncio della morte a Sirte), la notizia ha comunque un suo singolare quanto sinistro fascino. A conti fatti, il colonnello che per quarantadue anni ha governato il nostro grande dirimpettaio africano avrebbe dovuto avere meno di venti anni quando venne a Tabuna a perforare il duro calcare per estrarre il greggio.

 

Era infatti nato nel 1942 e sappiamo per cento che nel 1961, quindi a diciannove anni, andò a studiare nel collegio militare e poi a perfezionarsi in Gran Bretagna. Posto che non avrebbe potuto lavorare ai pozzi petroliferi a meno di quattordici o quindici anni d’età, se ne deduce che Mu’ammar Gheddafi potrebbe essere stato dalle nostre parti tra il 1957 e il 1960.

E nell’affermativa, cosa ha visto, cosa ha fatto, chi ha frequentato? Una mia amica sostiene di aver sentito della trasferta iblea del colonnello da un anziano zio di suo marito che all’epoca collaborava con i tecnici della Gulf Italia del principe Nicolò Pignatelli d’Aragona. Notizia, come si vede,quantomeno di seconda mano ed oggettivamente difficile da confermare. Del resto, come tutti abbiamo sentito soprattutto in questi mesi di guerra combattuta tra Bengasi e Tripoli, del colonnello ucciso il 20 ottobre non si conosce bene nemmeno la famiglia d’origine. Certamente beduini originari della zona di Sirte – dove poi Gheddafi ha trovato la morte – la famiglia del dittatore presenta troppi lati oscuri.

In ogni caso, se qualche “segugio” volesse approfondire, adesso è il momento buono, posto che con la morte del colonnello il regime libico non potrà più essere quel mostro che tutto controllava e reprimeva.

 

Ma a dirla tutta, il colonnello ispiratore della Jamiria nel recente passato ha avuto a che fare con la città di Ragusa, ancorché indirettamente: nel novembre del 1984 si celebrò presso il Tribunale di Ragusa un processo contro il colonnello, chiamato a rispondere dei danni procurati a cinque pescatori e due armatori di Scoglitti. Il danno venne quantificato in circa quattrocento milioni di lire, per avere la Marina libica sequestrato un peschereccio in acque internazionali.

Il giudice Angelo Ventura ritenne di chiamare quale imputato il regime libico che però a Ragusa non si fece vedere, nemmeno con un ambasciatore o anche solo un console.

 

PS: a dirla tutta e davvero tutta, ancora oggi ad Ibla c’è chi giura di aver visto il colonnello cenare in un famoso ristorante del quartiere barocco, e nemmeno tanto tempo fa. Io non ci credo, e voi?

 

 

                                                                                                  

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Caro Hicsunleones non appena è uscito il tuo pezzo sulla presunta presenza a Ragusa negli anni 50 del saldatore meccanico Gheddafi ai pozzi petroliferi della Gulf ci siamo messi sulle tracce di quella presenza del Rais che ovviamente non possiamo rivelare e lunedi prossimo, se sono vere le notizie che ci sono state indicate, avremo la documentazione di quel “passaggio”. Non serve a molto ma se c’è è un documento di rilevanza “storica”.

Franco Portelli

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