Modica, Scicli e Comiso. E’ in queste tre città che si trovano i più antichi Presepi della provincia iblea

L’arte sacra meridionale protagonista di tre fra i più bei presepi della provincia di Ragusa e della Sicilia. La visita ai Presepi monumentali di Scicli, Modica e Comiso è quanto di più affascinante si può vivere nel periodo di Natale. Tre città degli Iblei, ricche di storia, arte e cultura. 

“Il culto della Natività era abbastanza diffuso nell’area iblea: ne sono testimonianza esempi come la chiesa dedicata a Santa Maria di Betlem a Modica ed a Santa Maria delle Stelle a Comiso, come pure tutti i temi attinenti alla Natività, all’Adorazione dei Pastori e all’Adorazione dei Magi in opere sacre di pittura e di scultura, a partire dalla lunetta in bassorilievo collocata nel muro esterno, lungo il lato destro, della chiesa di Santa Maria di Betlem di Modica. Non mancano anche le testimonianze presepiali, tra cui va ricordato il presepe napoletano (sec. XVIII), ancora anonimo, conservato nella chiesa di Santa Maria delle Stelle a Comiso – spiega lo storico, studioso e critico d’arte Paolo Nifosì i cui studi danno uno spaccato della realtà presepiale monumentale in provincia di Ragusa – ed a quello del 1773 nella chiesa di San Bartolomeo realizzato, nel braccio sinistro del transetto a destra dell’altare dell’Immacolata, dallo ‘statuarius’ napoletano Pietro Padula che in quell’anno si trovava nella contea di Modica non solo per questo incarico ma per diversi lavori nelle varie città dell’area sud-orientale della Sicilia”.

Delle 65 statue del Presepe di San Bartolomeo a Scicli ne rimangono solo 29.

“Nel 1773 il presepe fu rinnovato quasi interamente dall’artista napoletano Pietro Padula incaricato, in un primo tempo, di realizzare 40 personaggi in legno di tiglio e di ristrutturare tutto lo spazio con una scenografia di rocce, città in lontananza poste sopra alture, boschi, fonti, fiumi, ovili. In un secondo tempo, nel 1776, un secondo incarico per altre 25 statue, sempre in legno di tiglio, per completare l’opera con tutti i personaggi dell’Epifania – spiega il professore Paolo Nifosì – il Padula all’unica veduta dalla parte del transetto ne aggiunse un’altra dalla parte della cappella dei SS. Cosma e Damiano. Oggi delle 65 statue realizzate dal Padula ne rimangono solo 29, mentre ne mancano 36. Molte, durante due secoli, si sono irrimediabilmente deteriorate ma, tra le più belle, sono state trafugate nel 1971. Le statue lignee che ci restano risalgono quasi tutte al Padula e nulla possiamo dire della composizione del presepe cinquecentesco, come pure è difficile sapere se resta qualche statuina del presepe ricordato nel 1713. Non sappiamo se la scenografia con ruderi di architetture classicheggianti e gli affreschi della volta raffiguranti Dio Padre, attorniato da tanti angeli e serafini, in un cielo di nuvole, risalgono all’intervento del Padula”. 

A Modica, nella chiesa di Santa Maria di Betlem il presepe realizzato nel 1881-1882 dal frate  Benedetto Papale.

Le 62 statue di terracotta, provenienti da Caltagirone, riproducono antiche e caratteristiche scene familiare, nella cornice di splendidi paesaggi realizzati in pietra, cera, sughero e legno. Incanta la naturalezza della scenografia, ispirata alla cava di S. Maria. Il Presepe monumentale è permanente, la scenografia è del cappuccino Fra’ Benedetto Papale, con 62 statuette in terracotta realizzate a Caltagirone. Sempre in tema di Natività, all’esterno, in una parete a sinistra della chiesa, è incassata la Lunetta di Berlon, bassorilievo con Natività risalente alla fine del Trecento, appartenente al prospetto della chiesetta di S. Maria di Berlon che insisteva in precedenza sul luogo in cui sorge l’attuale S. Maria; alla base della scultura si intravede una iscrizione in lettere gotiche.

A Comiso il presepe monumentale è ancora anonimo.

Nonostante gli studi per risalire all’epoca della fattura del presepe al momento rimane anonimo l’autore. E’ datato XVIII° secolo, quindi, anche in questo caso siamo nel Settecento epoca in cui spopolava l’arte presepiale in Sicicilia. E’ visitabile nella chiesa Santa Maria delle Stelle, il duomo della cittadina iblea.

“Le testimonianze che troviamo in provincia ci fanno capire l’importanza che questo genere figurativo doveva avere nell’area iblea – conclude il professore Paolo Nifosì che sul presepe della chiesa di San Bartolomeo ha scritto e pubblicato un libro ricco di contenuti e di foto – il popolo è affascinato dal presepe, per non dire dell’adesione incondizionata dei bambini a questa rappresentazione sacra. Anzi, si potrebbe dire che è una delle poche che si radica nella coscienza del bambino per il modo semplice e realistico con cui viene rappresentata. D’altronde, il presepe ha già la strada segnata: deve raccontare, narrare da una parte due eventi sacri e cioè la nascita di Gesù e l’Epifania, dall’altra la condizione storica in cui un popolo vive la sua esistenza quotidiana fatta di duro lavoro e di speranza religiosa. E il racconto porta al realismo, al teatro, allo spettacolo, all’intreccio tra sacro e profano”.

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