MODICA, SAN PIETRO 2012

E’ possibile una festa che non sia parentesi ma alimento della vita quotidiana! E’ un primo bilancio che si può fare, dal punto di vista religioso e sociale, della festa 2012 di San Pietro a Modica. Come ha sottolineato il parroco, don Corrado Lorefice, fin dall’annuncio e nel giorno conclusivo della festa la prima caratteristica è stata la fraternità, vissuta prima nei quartieri, quindi nel giorno della festa conclusa dallo spettacolo della Comunità papa Giovanni XXIII su Pinocchio. Finita la festa, la fraternità continua: con la visita si vivificano rapporti, mentre realtà come la Comunità papa Giovanni – presente anche nel nostro territorio con due famiglie a Scicli – o la Casa don Puglisi o le tante altre realtà di accoglienza continuano ad accompagnare persone che fanno più fatica con la forza dell’amore. Ecco allora che la festa esalta e alimenta ciò che poi ogni giorno, con gioia e fatica, si vive e si compie perché l’amore prevalga sull’egoismo e sull’indifferenza. Certo, si vede poco, ma c’è! Non solo questo ha lasciato la festa di San Pietro: le liturgie hanno permesso di ricordare come, all’orgine di una fraternità che dura nel quotidiano, ci sta un’accoglienza semplice ma convinta del Vangelo che – come ha sottolineato don Rosario Gisana nella concelebrazione prima della processione – ci dona un nome nuovo: Simone (= canna) che diventa Pietro (=roccia), una vita fragile e debole che diventa una vita salda e operosa.

E ci vengono date le chiavi del Regno, cioè un discernimento della storia e l’abbandono delle categorie del “giudizio” che allontanano e dividono gli uomini. E la sera del 29 sul palco di piazza Matteotti le scene, nate dai laboratori teatrali della comunità Papa Giovanni, alternavano situazioni di vita (bambini senza famiglia, persone senza casa, carcerati, vittime della mafia, immigrati) al filo aureo dell’amore che riscatta, fino a rigenerare figli che non sono propri per nascita ma di cui si ha cura per  quelle relazioni nuove che nascono dal Vangelo. E così al legno del burattino si sovrapponeva il legno di quella croce che diventa la misura dell’amore che va fino in fondo e diventa benedizione. Non è allora sembrato fuori luogo, dopo la benedizione in chiesa alla fine della processione, la benedizione in piazza alla città tutta da parte del vicario generale don Angelo Giurdanella: è una forza, un messaggio, una presenza che viene donata a tutti e che ci impegna tutti a costruire una città più giusta e fraterna.

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