MODICA, CONVEGNO DI STUDIO SUI CENTRI STORICI

Rimane una domanda al momento senza una risposta, perché complessa e complicata, cioè  quella dell’uso dei centri storici in età contemporanea. Coniugare memorie ed identità con il traffico veicolare e i ritmi della vita moderna rimane un’incognita nella testa dei sociologi e degli urbanisti.

Di questo si è cominciato a parlare, stamani, nel convegno promosso dall’assessorato alla Cultura nel quadro della XIV settimana della cultura all’Auditorium “Pietro Floridia”sul tema:”Esperienze di architettura contemporanea in contesti storici siciliani”. Presenti studenti del Liceo Scientifico e artistico della Città.

Si è aperto con il saluto dell’assessore Annamaria Sammito che ha illustrato la doppia funzione del convegno,nel pomeriggio si affronterà con i Sindaci e parlamentari, il problema della scelta politica finalizzata ai finanziamenti dei centri storici Unesco, e quello del Sindaco Antonello Buscema che ha rivendicato la necessità di operare un’ inversione di tendenza in ordine al recupero non solo di isolati centri storici ma anche di quelli che si muovono nell’ambito del riconoscimento Unesco è stato affrontato il merito del problema.

L’arch. Bruno Messina,straordinario di progettazione architettonica e urbanistica dell’Università di Catania ha stilato un bilancio dell’applicazione della legge siciliana sui centri storici, datata 1978, che ha introdotto i piani particolareggiati per il recupero dei centri storici e i cui risultati non stati adeguati all’aspettativa. Il progetto pilota è quello di Ortigia a Siracusa ( redattore il prof. arch. Giuseppe Pagnano) che ha goduto dei fondi di una legge regionale e del Piano Urban e che reso in qualche modo l’idea del vivere civile che ha trasformato Ortigia negli ultimi venti anni grazie ad una sintesi sociale ed urbanistica che ha messo insieme, in un unicum senza confini, strutture pubbliche e private.

L’Arch. Emanuele Fidone, associato di progettazione architettonica e urbana dell’Università di Catania, è entrato poi nel merito compiuto dei piani di recupero con alcuni esempi di palazzi storici dimostrando come il nuovo, nell’azione progettuale della valorizzazione, si innesta all’antico seguendo il metodo secolare che fu applicato per la Cattedrale di Siracusa con il preesistente Tempio di Atena di cui ancora splendono le colonne incastrate nella più recente struttura.

Tra l’idea progettuale, il progetto è quello che poi si ottiene si registrano ancora oggi, secondo l’arch. Roberto Collovà, ordinario di progettazione architettonica e urbana dell’Università di Catania, stadi e cicli interrotti. L’obiettivo non ha ancora un percorso diretto e senza interruzioni mentali. Ritiene che la logica del recupero e della ricostruzione vada rimessa in discussione e ripensata.

Ortigia è stato un caso unico in Italia ( primo posto nel Piano Urban di finanziamento europeo tra le 26 città italiane) perché ha potuto sfruttare cento miliardi delle vecchie lire di finanziamento  che le hanno consentito di poter operare, secondo l’On. Ing. Roberto De Benedictis, un’ importante recupero di opere pubbliche ma soprattutto private. Dal 1996 sono stati autorizzati 2500 interventi e utilizzati, ad oggi, venti milioni di euro per 400 interventi.

Malgrado tutto molto c’è ancora da fare in attesa di altre rimesse pubbliche.

I lavori continueranno nel pomeriggio quando si parlerà di: “L’Unesco non basta: prospettive di sviluppo per i centri storici siciliani”.

 

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