MARX NON E’ MORTO

C’è un ritorno di Marx, il filosofo più famoso del pianeta!

Le condizioni oggettive (come sarebbe piaciuto dire a lui) lo rendono necessario, questo ritorno, a corto come siamo di potenti strumenti teorici per aggredire il complesso fronte del capitalismo finanziario e delle sue propaggini ideologiche.

In realtà, è plausibile pensare che rispetto al mondo osservato e analizzato dal filosofo di Treviri, quello attuale si descriva meglio utilizzando i diversi modelli interpretativi nati dopo di lui. Ma il problema è quello che ci manca una visione d’insieme così corale, incisiva, totalizzante.

Qual è la differenza fondamentale fra quel mondo e il nostro?  (E’ importante capirlo anche per fare tesoro dei tanti errori previsionali che Marx ha fatto in ordine ai processi storici che si sono succeduti dalla metà dell’ottocento).

E’ molto probabile che la differenza fondamentale sia questa.

Il mondo di allora era un mondo in cui le cosiddette sovrastrutture ideologiche (la religione, la cultura, i valori, ecc.) stavano sopra la struttura materiale, i mezzi di produzione e il sistema di governo della proprietà degli stessi: sopra come una nuvola, un banco di nebbia sta sopra alle cose e le confonde, sviando lo sguardo, portando da un’altra parte!

Il mondo di oggi è un mondo in cui la costruzione quotidiana, certosina, puntuale di una soggettività perfettamente incastrata nei meccanismi del potere (Foucault) sta dentro alla struttura della finanza, che ha creato un nuovo soggetto: l’uomo indebitato (Lazzarato)! Una “sovrastruttura” ideologica che somiglia molto più a una sostanza tossica, quotidianamente iniettata, che ad una coltre nebbiosa.

E allora tanto vale aggredire gli interstizi del dispositivo di potere, le micro-ingiunzioni quotidiane, che rendono il soggetto disponibile al suo processo di alienazione.

Sicuro che Marx si sarebbe sbizzarrito…….  

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