MARCELLO PERRACCHIO, IN SCENA INSIEME ALLA COMPAGNIA GODOT, PARLA DEL “SUO” VERGA

“Il mio è un amore viscerale per un grande autore come Giovanni Verga e sono ben felice di portare in scena, assieme agli attori e amici della Compagnia G.o.D.o.T. di Ragusa, una bellissima novella verghiana, rivisitata per l’occasione da Antonella Sturiale”. L’attore siciliano Marcello Perracchio, durante una pausa delle intense prove, parla in questi termini dello spettacolo “Fantasticheria… mare di provvidenza” che sarà portato in scena in prima assoluta mercoledì 28 agosto a Cava Pietra Franco a Modica e venerdì 30 agosto, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, al Castello di Donnafugata a Ragusa. “Ho sempre considerato Verga, assoluto caposaldo della poetica verista, un grande autore – dice Perracchio – e Fantasticheria è una bellissima novella che anticipa in qualche modo i personaggi dei Malavoglia, mettendo in evidenza lo stile che sarà proprio dei veristi, l’uso della letteratura per fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, rappresentare le classi sociali, le enormi differenze, anche quelle poco piacevoli. Autori che come scienziati, e Verga lo è nei fatti stato, devono analizzare gli aspetti concreti della vita, restituendoceli in scritti per una profonda riflessione. Anche questa novella che porteremo in scena ha questo pregio, ovvero Verga si spinge con la sua storia a far conoscere il proprio punto di vista sulla vicenda pur non svelando alla fine le opinioni personali. Un gioco interessante che in scena riusciremo a tradurre anche grazie all’interessante connubio tra teatro e musica”. Anche per la Compagnia G.o.D.o.T. si tratta di una bella scommessa questo nuovo spettacolo teatrale. Assieme al grande attore del teatro siciliano, ci saranno in scena gli attori e maestri della Compagnia G.o.D.o.T., Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, che ne firma anche la regia, e gli attori-studenti che si sono formati nella scuola ragusana, Amelie Mastalerz, Anita Pomario, Gessica Trama, e i giovanissimi Giuseppe Arezzi, Federica e Gaia Guglielmino, Doriana Nobile, Carola Occhipinti, Mattia Piras. Lo spettacolo si arricchisce delle musiche e delle canzoni originali di Alessandro Cavalieri e della bellissima voce di Agata Raineri. Lo stesso Perracchio è consapevole delle difficoltà interpretative e apprezza il lavoro che si sta facendo: “Mi trovo benissimo con questa compagnia, straordinarie persone che vivono come pochi il teatro e che sono impegnate da mattina a sera per la realizzazione di questo spettacolo. Il teatro è in realtà un sogno dal quale non ci si vorrebbe mai svegliare – dice Perracchio – e stare con loro è un piacere ed anche, pur se la parola può sembrare grossa, un onore perché sono dei ragazzi che si impegnano al massimo, che hanno capito perfettamente cosa vuol dire professionismo e professionalità del teatro. Non ho che da ringraziarli”. L’attore lancia infine un invito a venire a vedere lo spettacolo che sarà in scena, in entrambi i casi alle ore 21, il 28 agosto nel suggestivo scenario di Cava Pietra Franco a Modica e in replica venerdì 30 agosto nella splendida cornice del Castello di Donnafugata a Ragusa. “L’invito è quello di venire agli spettacoli – spiega Perracchio – perché ci si potrà avvicinare al mondo di Verga e a questa novella molto bella e intensa. E’ una scommessa per tutti, la possiamo vincere con la presenza fondamentale del pubblico”. L’ingresso è di € 12 (bambini fino ai 12 anni € 6). Per informazioni: 339.3234452 – 3384920769 o info@compagniagodot.it
NOTA DI REGIA – VITTORIO BONACCORSO
«La teoria dell’ostrica, sviluppata da Verga nella novella Fantasticheria non rappresenta solo la convinzione che per coloro che appartengono alla fascia dei deboli è necessario rimanere legati ai valori della famiglia, al lavoro, alle tradizioni ataviche, per evitare che il mondo, cioè il “pesce vorace”, li divori, ma è anche una delle metafore che meglio rappresentano l’uomo e, in generale, tutti gli esseri viventi. Sarà più volte capitato, andando al mare, di guardare gli scogli e di notare tutte quelle piccole escrescenze di forma conica chiamate Padelle di mare (o Patelle). Se si osserva attentamente ci si accorge che la loro forma è simile ad una piccola montagna o, se si vuole, ad un vulcano. Tante microscopiche montagne attaccate ad una più grossa, lo scoglio, che a sua volta è parte di quella porzione di terra emersa che chiamiamo Sicilia che, a sua volta è parte di una “zolla tettonica” fluttuante su un “mare” di magma. Allora anche la Sicilia può essere considerata una montagna sulla quale è attaccata una macroscopica “Patella” chiamata Etna. Nelle intuizioni del Verga c’è qualcosa di estremamente moderno, vicino persino alle teorie scientifiche che non distinguono tra microcosmo e macrocosmo ma solamente tra i loro rispettivi punti di vista. Ognuno di noi rimane attaccato al proprio scoglio; siamo la montagna sulla montagna, l’isola sull’isola. Ci si può sentire padroni del mondo non possedendo nulla, e ci si può sentire estremamente poveri pur godendo del benessere. “Come si può vivere tutta una vita in un luogo del genere?”, si chiede l’ospite francese (protagonista della novella), prendendo come punto di riferimento la grande metropoli, la quale ella pensa sia “il mondo”. In realtà non possiede gli strumenti per capire quei luoghi, quella gente, lo scrittore stesso. Ciò che determina la definizione di isola è il “mare”, e se si cambia angolazione anche i continenti sono delle isole: tutto è relativo e dipende da come si osserva il pianeta. Ci sono uomini, però, che scrutano tutto ciò da una postazione privilegiata: i pescatori, dotati di una saggezza profonda, riescono a guardare la terra ferma ad una distanza tale da concepirne l’imponenza e, al tempo stesso, la piccolezza rispetto alla vastità del mare. Filosofi loro malgrado, sono capaci di interpretare, guardando il cielo, le forze della natura e la loro potenza. Uomini come Padron ‘Ntoni de I Malavoglia, romanzo costruito proprio intorno al concetto dell’ostrica e di cui Fantasticheria è preludio. Ho voluto che questa figura caparbia, simile a quella de Il vecchio e il mare di Hemingway – ostrica sull’ostrica – fosse il filo conduttore di questo nostro piccolo viaggio. Sono sicuro che anche adesso in alcune zone depresse della Sicilia, a dispetto del tempo e della modernità, tale viaggio produrrebbe in noi le stesse sensazioni che provò la straniera francese, nella sua permanenza di sole 48 ore ad Aci Trezza. Un tempo necessario solamente per vedere la superficie delle cose, come quando si è turisti: la miseria, il lavoro duro, la fame, la malattia o, al contrario, la bellezza dei panorami, la bontà del cibo e il folklore più o meno ostentato. Ma non bastante ad assaporare “l’amore – amaro” per questa terra così piena di contraddizioni: aspra ma al tempo stesso dolce, con un sole così accecante da risultare “nero”, con un mare che, sì, è barriera ma anche e soprattutto “provvidenza”».

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