MADRE MARIA CANDIDA DELL’EUCARISTIA

Le biografie di Madre Maria Candida dell’Eucarestia (al secolo Maria Barba) sono concordi nel definire la sua famiglia profondamente religiosa .

Questo, però, non la esime dai pregiudizi del tempo e della classe sociale.

Il limite più grave è la quasi totale mancanza di libertà delle giovani generazioni e soprattutto delle ragazze. Inesistente il concetto di autodeterminazione.

La Famiglia è considerata il valore supremo, a cui sacrificare tutti gli altri.

Ciò che maggiormente stupisce è costatare che il clero del tempo spesso asseconda questo autoritarismo familiare e raccomanda l’obbedienza ai genitori anche quando si oppongono alla vocazione religiosa dei figli., o li costringono, per motivi economici, alla monacazione.

Maria nacque il 16 Gennaio 1884, a Catanzaro, la città in cui il padre occupava il posto di Consigliere di Corte d’appello.

Entrambi i genitori erano siciliani.

Dalla loro unione nacquero dodici figli di cui cinque morirono in tenera età. Maria fu la decima.

Quello che sappiamo della sua infanzia lo dobbiamo alle “Confessioni” che scriverà per obbedire al suo direttore spirituale.

Con l’atteggiamento comune alle anime che Dio chiama alla perfezione ella guarda con rammarico ai piccoli difetti e ai capricci dei suoi primi anni di vita. Si definisce “superba, testarda, ribelle, invidiosa, egoista, collerica…”

Interessanti le prime manifestazioni dell’attrazione di questa bambina per l’Eucarestia: “Quando la mamma ritornava dalla chiesa dove si era comunicata , baciava le figliole dicendo che dava anche a loro Gesù. La piccola Maria voleva essere la prima a ricevere Gesù in quel modo; correva incontro alla mamma, le gettava le braccia al collo invocando: ‘A me il Signore!’. La mamma la baciava, le alitava in volto , e lei tutta contenta incrociava le mani sul petto e tornava, saltellando, dalle sorelle ,dicendo piena di gioia: “Io ho pure il Signore!”

Lei stessa ci racconta che la vocazione religiosa le si manifestò all’età di cinque o sei anni “…Andavo in carrozza insieme a qualcuno della famiglia e a una cugina. Fra questa e la mia sorella maggiore si discorreva ma modestamente del mondo. Ebbi io bambinuccia una visita del mio futuro sposo. L’animuccia mia in una calma soave, vide come un velo su tutte le cose della terra, sentì non esservi altro di bello quaggiù e di buono che la vita religiosa”

Durante la prima infanzia di Maria il padre fu trasferito a Palermo, la sua città, qui ella visse ininterrottamente sino al suo ingresso nel Carmelo di Ragusa, il 25 Settembre del 1919.

All’età di sette anni cominciò a frequentare da esterna la scuola nel Collegio di Maria al Giusino, gestito dalle religiose dell’istituto del Santo Bambino e  della Sacra Famiglia.

Al Collegio si distingueva, sia per i risultati lusinghieri negli studi, sia per l’impegno nella formazione spirituale.

A dieci anni fu ammessa alla Prima Comunione.

Vi si accostò con grande fervore e dopo un’intensa preparazione.

Lei stessa narra cosa provò alla comunione

L’amore di Gesù, la sua tenerezza fecero brillare sui miei occhi due lacrime di celeste felicità, di amore!”

Comincia ,in quella stessa epoca, e quindi ancora bambina, a fare mezz’ora di meditazione al giorno.

E’ felice quando le viene consentito di fare la comunione.

In proposito bisogna precisare che a quel tempo la comunione quotidiana non veniva considerata positivamente, si temeva che potesse divenire un’abitudine, o che l’anima non potesse essere  sufficientemente pura per accostarsi tutti i giorni a Gesù Eucarestia. Inoltre,  le donne della sua classe sociale non potevano uscire da sole, neanche  per andare in chiesa e quindi dovrà, finchè vivrà in casa, dipendere dalla disponibilità altrui ad accompagnarla.

Continua a frequentare il collegio sino all’età di quattordici anni.

I genitori le fanno interrompere gli studi con grande sacrificio da parte sua. E’ una ragazza attraente, ci sono già dei pretendenti. Meglio tenerla in casa sotto l’occhio vigile della mamma.

I progetti su di lei sono quelli che una buona famiglia borghese del tempo può coltivare.

La vocazione emersa nell’infanzia sta per appannarsi.

“Un po’ alla volta l’attrazione delle creature invase il suo cuore che voleva essere solo di Dio. Continuava a pregare e conservava un fondo di religiosità, ma nel suo disorientamento metteva insieme pietà, curiosità e voglia di comparire…..ma il Signore le fece sentire la sua presenza con richiami interiori e per mezzo di circostanze provvidenziali

Il 2 Luglio 1899 assiste ad una vestizione religiosa al convento della Visitazione di Palermo. Ad una suora che le chiede  se desidera entrare in quel monastero, risponde con vivacità: “Per me sarebbe impossibile”. La sera va a letto tranquilla.

Quanto accade la mattina successiva   non attiene alla dimensione umana, ma lasciamolo raccontare a lei:

Dormivo ancora placidamente ma chissà quanto aveva amorosamente vegliato Gesù…… che, con le sue mani divine,  fece per rubare il mio misero cuore e a quel tocco lo coprì di felicità, di cosa mai provata,  vi lasciò passare il suo Amore! E nel suo Amore lo sugellò per Lui….Non me lo chiese, ma senz’altro lo prese…….

.D’un tratto esclamai risoluta, decisa: oh, non sarò felice ,se non quando sarò là! E volevo dire in Religione. …”

Esperienze del genere sono rare ed eccezionali .

La mentalità corrente le guarda con scetticismo e le definisce autosuggestioni. La Chiesa le considera con molta prudenza ma , “se l’albero si riconosce dai suoi frutti”, a nessuno può sfuggire che la vita di Maria cambia radicalmente e non ci può essere prova più sicura dell’autenticità di questa grazia straordinaria.

I suoi progetti immediati riguardano la ricerca nella giornata degli spazi da dedicare alla preghiera e all’esame rigoroso della sua coscienza.

Si impone la mortificazione “che è il principio della perfezione” e rinuncia ai cibi più gustosi, alle comodità, alla ricercatezza nel vestire che nella sua classe sociale è un obbligo.

Rinunce che vuole  mettere in atto senza che gli altri se ne accorgano, sia perché i suoi familiari considerano tutto questo fervore un’esaltazione momentanea, sia perché c’è in lei fortissimo il pudore di una scelta che è dettata dal suo amore per Gesù.

Ma la mortificazione più grande saranno i vent’anni di attesa per entrare in monastero, durante i quali accadono eventi sconvolgenti per la sua famiglia: la lunga malattia e la morte del padre, la morte del fratello Paolo appena ventunenne e tanto vicino a lei per il fervore religioso, la morte della mamma, l’incrollabile ostilità dei fratelli alla sua vocazione che rende ancora più penosa la separazione con la famiglia.

“Si giunge (da parte dei fratelli n.d.r.) a darle aggettivi offensivi, a prenderla a calci, a spingerla per le scale fino   quasi a  farla cadere, quando, dopo ore di attesa penosa e di digiuno estenuante si sta finalmente uscendo per andare in chiesa….Eppure le si vuole un gran bene. Forse è lo stesso affetto che esplode in cattiveria, al pensiero di doverla perdere….Quello che la sorella Antonietta sottolinea in questo lungo periodo è il sorriso dolce e la serena pazienza di Maria.”

Fra i momenti più belli di questa fase della sua esistenza c’è l’incontro col Santo Papa Pio X, il quale, sentendo che Maria vuole farsi religiosa, la guarda a lungo assorto e traccia su di lei un ampio segno di croce..

 Otto giorni dopo la morte della mamma, vorrebbe affrettare il suo ingresso in religione, anche per liberarsi dalla corte di un pretendente, ma trascorreranno altri cinque anni, nel corso dei quali si chiarisce la vocazione carmelitana.

In proposito la sua biografia racconta che  una suora un giorno le dice:

Maria, la Santa Madre Teresa ti vuole nel suo monastero! Io non ci sarò più ma ti vedrò dal Cielo! Tu sarai carmelitana scalza!”

Colpita da queste parole sogna “di ricevere da una religiosa avvolta in una luce celestiale un abito marrone e un mantello bianco”

In un primo tempo si orienta verso il Carmelo della sua città, ma il Cardinale Lualdi, arcivescovo di Palermo, le consiglia il Carmelo di Ragusa.

Scrive alle Religiose di quella Comunità che l’accettano.

I preparativi per la partenza si svolgono con l’aiuto delle sorelle e l’ostilità dei fratelli che si rifiutano di salutarla, provocando nella sua anima tanta sofferenza.

Vorrebbe partire con un abito dimesso, ma Antonietta la persuade a scegliere per il viaggio un abito decoroso per non urtare ancora di più i fratelli..

 Maria entra al Carmelo di Ragusa il 25 Settembre del 1919.

Durante la cerimonia d’ingresso ci fu una piccola sorpresa. Maria si era presentata con un abito chiaro, di una certa eleganza, cappello e guanti ,come si usava a Palermo. Per la mentalità ragusana del tempo era inconcepibile un’anima devota senza lo scialle nero su la testa, i capelli spartiti sulla fronte, e un abito scuro lungo sino a terra…..La Madre priora confessò più tardi che quella giovane le era sembrata ‘una ballerina’

Dopo la visita in chiesa indossa l’abito delle postulanti e appende alla statua della Madonna gli orecchini e il ciondolo d’oro che porta al collo.

Viene affidata alla maestra delle novizie, Madre Maria Immacolata di S. Giuseppe che, insieme con tutta la comunità , eserciterà un influsso notevole nella formazione della nuova postulante.

I primi mesi per lei sono pieni di gioia. Ha raggiunto quello che aveva sempre desiderato!

Ben presto, però si manifestano i problemi di adattamento ad una vita molto più austera di quella che per sua volontà aveva condotto sino ad allora in casa. Non chiedeva dispense dall’osservanza della Regola nemmeno quando stava male .

Alle sofferenze si alternano le grazie che il Signore le concede .

Uno dei giorni più belli è quello della vestizione, il 16 Aprile 1920,durante la quale c’è il rito dell’imposizione del nome.

La sorella Antonietta racconta che, quando era ancora in famiglia, le aveva confidato che da religiosa avrebbe voluto chiamarsi Maria Candida dell’Eucarestia. Inspiegabile il fatto che le viene dato questo nome, senza aver manifestatoli suo desiderio a nessuna delle consorelle.

Un anno dopo fa la professione temporanea e il 23 Aprile 1924 la professione solenne.

Le grazie e le rivelazioni si susseguono. Di alcune abbiamo notizia diretta perché, quand’era nel noviziato, la madre maestra le aveva imposto di scrivere, di altre, successive, no, perché non ama scrivere e lo fa solo per obbedienza.

Nonostante la sua umiltà e il suo assoluto riserbo, alla comunità non sfugge di aver a che fare con  un’anima privilegiata.

Questo spiega la sua elezione a Priora appena qualche mese dopo la professione solenne cioè cinque anni dopo il suo ingresso al Carmelo e all’età di appena quarant’anni.

Le suore, infatti, la chiamano “la nostra piccola madre”

Sarà Priora per quasi tutta la sua vita  eccetto il triennio 1930-1933 e gli ultimi due anni 1947-1949.

L’incarico di Priora le sottrae quei momenti di solitudine e silenzio che cercava nel corso della sua giornata, e le impone gravosi impegni .

Gli inizi sono difficili, soprattutto per il rigore con cui chiede alla Comunità che venga osservata la Regola.

“…Nella corsa verso la santità coinvolge le sue figlie, le trascina con sé e davvero sotto le sue mani materne fiorisce una generazione di carmelitane generose e impegnate.”

Nel corso degli anni, attraverso la preghiera e l’abbandono alla volontà di Gesù , impara ad essere più dolce e paziente .

Riesce a realizzare, con enormi sacrifici e preoccupazioni, l’edificazione del nuovo Carmelo di Via Marsala, più adatto alla vita contemplativa dell’edificio di Corso Vittorio Emanuele.

La comunità vi si trasferisce il 14 Ottobre 1937

Particolarmente difficili durante il suo priorato sono gli anni della guerra . Con grande fede affida la protezione della Comunità e del Monastero a San Giuseppe.

Grazie alla sua preghiera e al suo sacrificio, i Padri Carmelitani Scalzi nel 1946 aprono a Ragusa la loro prima casa in Sicilia, dopo la soppressione del secolo precedente.

In un primo tempo vengono alloggiati nell’”ospiteria” del Convento. Madre Candida “per più di  un anno offrì loro gratuitamente il cibo , e curava di persona che fosse preparato bene.

“Quando i padri si mostravano un po’ scoraggiati…. essa li sosteneva….  Usò loro ogni attenzione e accettò la loro direzione con profonda gratitudine, impegnandosi a pregare perché fossero santi, e sul letto di morte promise che avrebbe pregato per questo fine anche in cielo

Nel 1947 viene rieletta priora all’unanimità . La rielezione è contraria alla Regola e occorre una deroga che i superiori dell’Ordine altre volte hanno  concesso.

Ma questa volta la Comunità deve eleggere un’altra priora, sarà Madre Maria Ines di Gesù.

Nel febbraio del 1949 la Comunità è colpita da un’epidemia di influenza. Madre Candida non riesce a rimettersi, sopravviene una forte itterizia

Viene diagnosticato “un possibile cancro allo stomaco con metastasi al fegato Non viene ritenuto opportuno, per gli incerti esiti, un intervento chirurgico.

Le sofferenze dell’inferma diventano tremende, ma non le fanno perdere la calma e la serenità abituali.

All’alba di Domenica 12 Giugno, festa della SS.Trinità, invoca: “Maria, Maria aiutami!”, sono le sue ultime parole.

Verso il mezzogiorno spirerà con un dolce sorriso sul volto .

Due giorni dopo, il solenne funerale nella Chiesa del Carmelo si svolgerà alla presenza di un impressionante numero di persone.

Il 21 Marzo del 2004 Sua Santità Giovanni Paolo II la proclamerà beata.

 

 

 

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it