MADEIRA: L’ARCIPELAGO DEL VINO

La Regione Autonoma di Madeira è un arcipelago appartenente al Portogallo. Fa politicamente parte dell’Europa, quindi, ma geograficamente è posizionata nell’Oceano Atlantico tra il 30° e il 33° latitudine nord, praticamente sulla stessa latitudine di Casablanca, da cui dista circa 640 chilometri.

L’arcipelago ha origine vulcanica ed è formato da otto isole, di cui solo due abitate: Madeira e Porto Santo.

Alcuni storici sostengono che l’arcipelago fosse già noto ai fenici e ai romani, ma su questo il dibattito è ancora aperto. È stato sollevato più volte il dubbio che le fonti si riferissero piuttosto alle isole Canarie. Ciò di cui si è sicuri è che fino alla sbarco nel 1419 di Tristão Vaz Teixeira e João Gonçalves Zarco l’arcipelago era disabitato, nonostante fosse già noto agli spagnoli.

L’arcipelago inizierà a essere abitato subito dopo lo sbarco portoghese, ma una crescita demografica considerevole si avrà solo dopo la scoperta dell’America. L’arcipelago, infatti, acquisterà un ruolo strategico per la tratta verso il Nuovo Continente e proprio questa sua posizione condizionerà fortemente la sua fortuna.

Il nome dell’isola principale, Madeira, che è quella che dà anche il nome all’arcipelago, significa legno in lingua portoghese. Essa era fittamente occupata da alberi e perciò verrà praticamente disboscata per permettere uno sviluppo agricolo, caratterizzato, inizialmente, dal grano. Grazie a un’intuizione dell’Infante portoghese Dom Henrique de Avis, si sostituirà la coltura del grano, abbastanza diffusa ovunque in Europa, con quella molto più redditizia della canna da zucchero e della lavorazione di questa. La fortuna economica dell’arcipelago si ebbe grazie alla coltura della canna da zucchero. Con la crescita economica si assistette anche a una crescita demografica. Ma con lo sviluppo di un’ economia agricola anche nel Nuovo Mondo, l’industria della canna da zucchero di Madeira entrò in crisi e con questa tutta l’economia locale, trovando nel Brasile un concorrente troppo forte. L’arcipelago si avviò verso un periodo di crisi economica, la più forte dalla sua scoperta. Dette, però, prova di iniziativa e nuovamente si reinventò una coltura agricola. Dal XVII secolo la viticoltura divenne la principale attività, nonché la più redditizia. Superata questa prova, Madeira divenne una delle zone più ricche del regno e tutt’oggi è la seconda regione più ricca del Portogallo.

Madeira e Porto Santo, le due isole principali, sono molto diverse tra loro. Se la prima è caratterizzata da una grande ripidità, fertilità del terreno e forte piovosità, la seconda è per lo più piana, con terreni poveri e clima africano. Queste caratteristiche fecero sì che la vite venisse impiantata inizialmente a Porto Santo, e solo in un secondo momento anche a Madeira, nonostante le evidenti difficoltà. Il terreno di Madeira è fortemente ripido, tale da costringere gli agricoltori al terrazzamento dell’isola, per poter lavorare la terra. Tale natura del terreno, inoltre, impedisce qualsiasi tipo di meccanizzazione. A ciò va aggiunto il fattore climatico avverso. Le precipitazioni sono molto frequenti, soprattutto a nord dell’isola, rendendo così difficile la maturazione dell’uva.

I vini che si ottenevano a Madeira erano molto acidi e, per renderli gradevoli, si praticava lo zuccheraggio. Se l’isola di Madeira non si fosse trovata coinvolta nel traffico verso il Nuovo Mondo, probabilmente il suo vino sarebbe rimasto un vino dolciastro, caratterizzato da una fortissima acidità scissa, non particolarmente gradevole. Ma la sua posizione di scalo, praticamente obbligatorio per le imbarcazioni dirette verso l’America, facilitò la vendita di questo vino, che però andava fortificato con dell’alcol, per poter affrontare il lungo tragitto in nave. Si verificò lo stesso processo che fece nascere il Marsala. L’alcol aggiunto, in genere si trattava di brandy o di alcol da canna da zucchero, e la permanenza in botte a temperature elevate migliorarono notevolmente il vino. Nasceva così il vino Madeira.

Oggi, per ricreare il calore a cui era sottoposto il vino durante le attraversate dell’Oceano lungo l’equatore, si ricorre a un riscaldamento artificiale (45°C) per almeno tre mesi. Alcuni produttori evitano il riscaldamento artificiale, con cui si rischia abbastanza facilmente di dare al vino una sensazione di caramello bruciato, e ricorrono al caldo del sole di Madeira, anche se così si richiede una maggiore permanenza del vino a temperature elevate. Il vino, con questa lavorazione, acquisisce in finezza aromatica e, la sensazione caramellata, tipica del Madeira, si smarca dalla monocorde nota di caramello bruciato.

Dopo questa lavorazione a caldo, il vino viene fatto affinare in botti di legno per una serie di anni. Per il Madeira Vintage, ossia prodotto con una sola varietà di uva e da sola annata, il periodo minimo di affinamento è di 20 anni. Esistono esemplari che vanno bel oltre i 50 anni di affinamento.

Il Madeira è ricavato da una serie di varietà d’uva. Esso può essere una miscela di queste, oppure provenire da una sola varietà; in questo caso verrà riportato in etichetta la varietà. La più diffusa è la tinta negra mole, una varietà d’uva che ha letteralmente invaso l’isola, dopo che la fillossera ne  aveva distrutto il vigneto.  Dalla tinta negra mole si ottengono dei Madeira abbastanza ordinari. Per imbattersi in un Madeira di un certo spessore, bisogna puntare su quelli prodotti dalle varietà presenti sull’isola prima della fillossera. Dalla malvasia o malmsey si ottengono vini dolci di grande morbidezza e spessore. Con il bual, vitigno a bacca bianca, si ottiene un Madeira meno corpulento e leggermente meno dolce. Con il verdelho si ha un vino ancora meno dolce, ma più morbido del bual. Dal sercial si ottengono vini leggeri, abbastanza aspri, a volte anche astringenti, ma che con un adeguato invecchiamento in bottiglia diventano tra gli esemplari migliori di Madeira.


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