L’INFRANTO DI GIORGIO DIPASQUALE.

Il Museo della Cattedrale, in collaborazione con l’associazione Youpolis, darà avvio al secondo appuntamento letterario del progetto giovanile “Cantiere Culturale Centrale”, grazie alla casa editrice catanese Prova D’Autore, dove anche il professore Mario Grasso sarà presente e partecipe all’appuntamento.

Il romanzo “L’infranto” di Giorgio Dipasquale, che verrà presentato venerdì 24 Gennaio ore 18:30 a Palazzo Garofalo, si delinea come un viaggio nell’interiorità umana, che si imbatte in sogni infranti, in malinconie, in perdita di se stessi al punto di raggiungere la follia; azioni schizofreniche che interrompono momenti di lucidità mentale, per poi scaturire nel passaggio dalla vita alla morte.

Il protagonista, Pietro, si trova a fare i conti con una realtà estranea, che lo spinge alla continua ricerca di visioni oniriche mentali, che non trovano luce e forma nella città in cui vive, Ibla.

E’ tutto un lavoro del pensiero, che riempie il suo animo di angoscia, solitudine, tristezza, mancanza di appagamento.

Anche se il protagonista trova in una donna un effimero realizzamento dei propri sogni, dei propri ideali del vivere e sentire le vibrazioni ancestrali, tutto si interrompe per difese e gabbie che l’essere umano si impone, per non soffrire, per non perdersi, per non dipendere dall’amore, che rende libertà dea e schiava al tempo stesso.

Un romanzo psico-filosofico che lancia segnali forti alla psiche umana, che si trova spesso in balia degli eventi, senza riuscire a non rimanerne vittima, restando un’attenta osservatrice dei movimenti gravitazionali interni ed esterni del mondo.

I personaggi mancano di un equilibrio interiore, non giungono a maturare consapevolezza, ma si prendono così tanto carico dei mali da giungere all’autolesionismo.

La completa solitudine sovrasta i protagonisti, senza una voce che smuova gli arcangeli e le acque alchemiche.

C’è una continua giostra tenuta salda dalla speranza, ma senza il coraggio di spingere e fermare il meccanismo di rotazione.

Il protagonista risulta essere il paladino dell’amore, combattendo per esso fino alla pazzia, facendosi carico di tutti i suoi effetti devastanti, in cui l’amata ne assume ogni sembianza, ogni odore, ogni sentire, ogni respiro.

Abbiamo intervistato l’autore, Giorgio Dipasquale, per sapere il suo pensiero in merito a questo meraviglioso romanzo e alle sue dinamiche interiori, di cui si continuerà a parlare venerdì a Palazzo Garofalo.

Si può parlare dell’infranto come di un romanzo autobiografico?

Direi di no. Ovviamente ci sono frammenti autobiografici, ma la trama si dipana attraverso intenzioni fantasiose che tendono a stigmatizzare una realtà fatta di passioni e pulsioni e che sfociano nel tutto di un’esplosione d’amore.”

Si può raggiungere, nonostante un sogno infranto, un cambiamento interiore che dona speranza all’anima?

 “Certamente sì. I sogni infranti, come marosi irruenti, ci attaccano continuamente, ma ciò non vuol dire che in fondo alla tempesta non vi sia spazio per una speranza, un dono, un motivo che dia all’anima un senso per vivere e per respirare. I sogni sono fatti per essere vissuti e se qualcuno di essi si rivela un sogno infranto ce ne saranno tanti altri che materializzeranno i nostri desideri più riposti.

-Ritieni che l’amore sia un motore di accensione di tutte le azioni più passionali e turbolente dell’essere umano?

“ Ritengo che l’amore sia l’esplosione di energia più potente dell’universo. Come tale è la leva di ogni pulsione che guida l’uomo verso nuovi orizzonti. L’amore imbriglia i nostri desideri e li proietta nella passione di tutte le azioni di ogni essere umano. Esso è il motore che genera nuove aspettative e nuovi traguardi. Non importa se il prezzo da pagare sarà un po’ di sofferenza; l’amore va vissuto in ogni caso poiché esso ci conduce verso terreni inesplorati dove le passioni e le turbolenze dell’essere umano vengono coltivate.”

Abbiamo chiesto anche al professore Mario Grasso la sua opinione in merito all’opera: “Un sorprendente excursus narrativo che avvince fino  a coinvolgere, questo “Infranto”, romanzo psicanalitico, opera prima del ragusano Giorgio Dipasquale. Lo scavo psicologico che lo scrittore opera viene fuori attraverso il comportamento del personaggio principale, Pietro, la cui vita in bilico tra un congenito pericolo cardiaco e le cure di uno psichiatra, finisce per ubbidire a bel altre esigenze, quasi una vendetta contro padre Gaspare, longa manus della monomania materna.

    Un panorama di vicende psicologiche provenienti da un intero universo di anime. La costante di un conforto di labbra mercenarie capaci di baciare anche con la melodia della lusinga gratificante: “le tue poesie sono lacrime celesti…”, a contrappeso della sadica protervia d’una “zoccola” suora infermiera. Ambientato in territorio ibleo e scritto da un giovane ragusano che dimostra di avere cose importanti da dire…”

 

E così scrive Giorgio Dipasquale: “In un istante si può condensare una somma infinita di eventi ed emozioni, o anche uno solo, che però possono avere la forza di imprimersi , come marchio di fuoco, sull’anima…”

 

 

 

 

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