L’INARRESTABILE ASCESA DELL’INVINCIBILE ARMATA BIANCONERA

Sembra passato un secolo dalla nefasta estate 2006, marcata prepotentemente ed indissolubilmente dallo scandalo di Calciopoli, che ha di colpo trasportato società, squadra e tifosi bianconeri da uno stato di assoluto benessere ed agiatezza, ad una condizione di indiscutibile povertà economica e morale (retrocessione in Serie B con annessa penalizzazione in termini di punti, revoca dello scudetto 2004-2005 e non assegnazione di quello 2005-2006, tra le altre cose).

I tre anni successivi alla “tragedia sportiva” non sono affatto male, dato che la compagine torinese riesce a vincere il campionato di Serie B e, una volta tornata nella massima serie, a conquistare un terzo ed un secondo posto con annesse qualificazioni alla Champions League. Le due annate seguenti, caratterizzate da altrettanti settimi posti consecutivi, rappresentano molto probabilmente il punto più basso dell’ultimo trentennio di storia bianconera, frutto essenzialmente di tre mancanze: società solida ed organizzata, tecnico di livello e personalità e giocatori da Juventus (sia sotto il profilo tecnico, ma soprattutto morale ed agonistico).

La svolta si manifesta l’anno successivo, stagione 2011-12, anche qui grazie a tre fattori niente affatto marginali: il ritorno al timone della società da parte di un membro della famiglia Agnelli, Andrea figlio di Umberto, l’arrivo sulla panchina di Antonio Conte, simbolo della storia bianconera e tecnico in assoluta rampa di lancio, e l’iniziazione dello Juventus Stadium (struttura di proprietà, stadio senza pista d’atletica all’inglese e fonte inesauribile di guadagno per via delle attività anche extra calcistiche al suo interno). Da qui in avanti inizia un vero e proprio dominio in campo nazionale, condito da ben tre scudetti consecutivi, grazie ad una squadra che mantenendo i propri pilastri fondamentali (solidità difensiva, organizzazione e fame) è stata man mano rafforzata con giocatori di assoluto livello, Pogba e Tevez su tutti.

Ingolosito dalla chiamata della nazionale italiana e convinto che non potesse raggiungere più di quanto portato a casa nelle ultime tre annate, Antonio Conto lascia la panchina e viene sostituito da un tecnico più pragmatico, riflessivo ed aziendalista come Massimiliano Allegri. L’allenatore livornese riesce, nonostante il forte scetticismo iniziale, a dare un gioco meno furioso e più caratterizzato da possesso palla, con conseguente migliore capacità di analisi e gestione dei vari momenti della partita, che porta lui e la sua squadra a conquistare due scudetti, due coppe italia, una supercoppa italiana (oltre ad una storica finale di Champions League, persa nel finale dinnanzi al trio marziano blaugrana) in due anni. All’alba della terza stagione di “acciughina”, soprannome datogli da calciatore, la scia sembra essere ancora la medesima, sennon addirittura più marcata. Al netto del ritorno forzato di Morata alla casa madre, dovuto alla famosa “clausola de recompra” imposta a suo tempo dai blancos ed accettata da Marotta, gli acquisti di Dani Alves, Pjanic e Benatia consentono ai bianconeri di aumentare il gap con i competitors nazionali e di puntare, perché no, con maggiore forza e mezzi all’obiettivo Champions. D’altronde un 3-5-2 di questo genere non ha nulla da invidiare a quello delle migliori squadre del globo: Buffon Benatia Bonucci Chiellini Dani Alves Pjanic Marchisio Pogba Alex Sandro Dybala Mandzukic. Il forte messaggio che il team di Corso Galileo Ferraris sta mandando a tutto il panorama calcistico nazionale, e non solo, si può estrapolare dal titolo di uno dei più famosi film portati a termine da Leonardo di Caprio, nel quale interpreta il “falsario” americano Frank Abagnale: Catch me if you can (Prova a prendermi).

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