LETTERA APERTA DI UN IMPRENDITORE VITTORIESE: “PER LA PRIMA VOLTA IN VITA MIA CAPISCO CHI SI RIVOLGE A USURAI E MAFIOSI”

Un accorato sfogo, una richiesta d’aiuto, paura di non farcela: questo c’è nelle parole di un piccolo imprenditore artigiano di Vittoria che in una lettera indirizzata al Presidente della Regione Sicilia Lombardo e a quello della Crias, Rosario Alescio, esprime tutto il proprio malessere per quanto gli sta accadendo, pregando le Istituzioni di fare qualcosa per evitare che debba essere costretto a finire nelle mani degli usurai, o peggio, della criminalità organizzata.

Riteniamo che le parole di questo lavoratore in difficoltà debbano essere riportate integralmente, senza alcuna censura o modifica. Non per risparmio di tempo, non per allenarsi con la pratica del Copia&Incolla, ma semplicemente perché dietro ogni singola frase di questa lettera scritta da uno solo, c’è l’immagine della situazione attuale non esclusivamente siciliana, ma dell’Italia intera che a fatica prova a combattere la crisi che senza scrupoli continua a piegare chi per tutta la vita ha fatto sacrifici per costruire una casa, una famiglia e che ora si trova a dover lottare strenuamente per non perdere il lavoro, arrivando, a volte, a considerare le soluzioni più estreme:

“Sono un piccolo imprenditore artigiano di Vittoria, in provincia di Ragusa. Da trent’anni opero nel settore della meccanica. Sin dall’inizio ho creduto nella mia attività concentrando su di essa sforzi e  sacrifici per migliorarla professionalmente  e strutturalmente. Grazie a questo impegno sono passato da un piccolo garage ad un capannone, dove oltre a me lavorano i miei figli. Vi dico queste cose con l’orgoglio dell’imprenditore operaio che da solo è riuscito a realizzare qualcosa d’importante e con la convinzione che il futuro bisogna costruirselo con le proprie mani. Ho sempre pagato regolarmente le tasse e i contributi, non ho mai ritardato, anzi ho sempre anticipato, i pagamenti, perché ho imparato che prima si rispettano le regole e poi si chiede il rispetto delle regole. Oggi mi trovo in forte difficoltà. Ho l’officina piena di mezzi riparati ma i proprietari non vengono a ritirarli perché non hanno soldi, non mi possono pagare. La crisi della serricoltura è diventata la crisi dell’indotto, la mia attività è parte integrante dell’indotto. Per la prima volta non ho potuto rispettare le scadenze fiscali e contributive, così come mi trovo nelle condizioni di non poter onorare la scadenza della rata del mutuo che ho contratto con la Crias per realizzare il capannone. Per evitare quest’umiliazione, ho chiesto alla Crias se era possibile rateizzare l’effetto che scadrà a fine marzo. La risposta, lapidaria, è racchiusa in poche righe:

Con riferimento all’istanza presentata, al fine di consentire a Codesta impresa di poter effettuare le opportune valutazioni, si comunica preliminarmente che il titolo cambiario in questione non potrà essere richiamato dall’incasso in quanto tali operazioni, in coerenza con quanto stabilito in seno al Consiglio d’Amministrazione della Crias, possono essere autorizzate solamente in particolari casi di difficoltà dipendenti da gravi motivi di salute o dallo status di vittima di reati di usura o estorsioni. Ne consegue pertanto che il piano di rientro proposto, potrà essere accolto, a cura dell’Ufficio contenzioso, al solo fine di regolarizzare la posizione debitoria che scaturirà dal mancato pagamento del titolo cambiario presso lo sportello bancario.

Per ottenere un sostegno momentaneo devo essere gravemente malato o in mano agli usurai o peggio alla mafia? Altrimenti subire l’umiliante condizione del protestato con relativa iscrizione nel bollettino dei protesti cambiari della Camera di Commercio e le relative spese che ne conseguono?

Io, insieme con tanti altri imprenditori artigiani, non penso di meritare questa mortificazione. Accanto a me ho trovato, oltre alla mia famiglia, la mia organizzazione, la Cna. Il resto si è girato dall’altra parte. Io amo la vita, ma per la prima volta capisco, ma non giustifico, i gesti insani di alcuni piccoli imprenditori come me.

On. presidente, dott. Alescio: il Consiglio d’Amministrazione della Crias deve rivedere alcune sue deliberazioni. Le tante  micro-imprese siciliane sane, non solo la mia,  non possono essere trattate a pugni in faccia. Sapete benissimo che le imprese artigiane grazie alla crisi creata dal sistema finanziario non producono più reddito ma debiti. Io dentro il mio capannone mi sentivo forte, sicuro, vincente: oggi quel capannone non mi fa dormire. Eppure le imprese artigiane sono (state) l’unica vera risorsa economica di questa regione. Voi che rappresentate le istituzioni avete il compito, l’obbligo di fare qualcosa. Che cosa aspettate?”

 

Un appello che mostra chiaramente la gravità della situazione, la stessa che sta attraversando il comparto produttivo delle piccole e medie imprese. Sperando che le parole dell’imprenditore vittoriese non rimangano inascoltate, confidiamo nelle Istituzioni, che rimangono, nonostante spesso siamo costretti dalla realtà che ci circonda a credere il contrario, le uniche in grado di smuovere la situazione e di aiutare chi ancora in Loro crede.

 

 

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