Le “nniminagghie” di Scicli raccolte da Carmela La Guardia

Raccogliere, trascriverle, innamorarsene. E’ il lavoro che ha fatto in questi anni la signora Carmela La Guardia riuscendo a comporre una raccolta di ‘nniminagghie”, indovinelli in dialetto utili ad accompagnare le serate di tante famiglie che passavano così il tempo, nelle serate invernali. A Scicli non si parla d’altro: la raccolta era attesa da tempo, se ne parlava, veniva annunciata ed ora è arrivata. Il docente universitario e studioso sciclitano Paolo Militello spiega le origini degli indovinelli in dialetto rifacendosi a Giovanni Verga (I Malavoglia, 1888). “Ntoni, quando la sera tornava a casa, non trovava altro che le donne, le quali […] ingannavano il tempo a contare storie e indovinelli – ricorda Paolo Militello presentando l’iniziativa della signora La Guardia – nel 1897 Giuseppe Pitrè, celebre studioso di tradizioni popolari, pubblicava un libro sugli ‘Indovinelli, dubbi scioglilingua del popolo siciliano, spiegando nell’introduzione che ‘quello che noi, con nome generico italiano, chiamiamo indovinello, in Sicilia è detto ‘nniminagghia’ o ‘nniminaglia’, come in molti comuni di Calabria, mentre in Terra di Lavoro è detto indevinaglie, in Pinerolo andviniaje ecc. ecc. A ‘nniminagghia’ è, quindi, un indovinello, generalmente scritto in versi facili e rimati che, in una descrizione scherzosamente ambigua nasconde, le caratteristiche di ciò che bisogna indovinare: persona, animale, cosa concreta oppure astratta”.

Scherzoso ma enigmatico anche, l’indovinello da sciogliere.

“L’indovinello si presentava, così, come una varietà popolare e scherzosa del ben più ‘serio’ e colto ‘enigma’, e veniva utilizzato per trascorrere il tempo durante le pause del lavoro o per passare piacevolmente le serate in casa. Come ci dice ancora Pitrè, era un detto ‘di nessuna importanza’. Forse per questo col passare del tempo in Sicilia abbiamo cominciato a chiamarlo ‘miniminagghia’, sottolineando con quel ‘minimi’ il suo essere cosa di poco conto – spiega ancora Paolo Militello – il primo a raccogliere gli indovinelli nel territorio ibleo fu il famoso studioso chiaramontano Serafino Amabile Guastella, il quale già nel 1880 aveva pubblicato un libretto abbastanza raro intitolato Gli indovinelli di Modica, Chiaramonte e Comiso”.

A Scicli su questa ricerca ha lavorato parecchio anche il professore Pino Nifosì, studioso, storico e letterato.

“A Scicli oggi mancano delle raccolte organiche anche se il tema è stato trattato ogni tanto nei preziosi lavori di Pino Nifosì – conclude il professore Militello – adesso, però, è possibile cominciare a colmare questa lacuna grazie a un utilissimo lavoro della signora Carmela La Guardia la quale, nel corso degli anni, ha avuto la cura di annotare su un quadernetto decine e decine di indovinelli. E non solo: anche proverbi, modi di dire, soprannomi etc. ascoltati durante la sua vita quotidiana a Scicli. Ne è risultata una raccolta che confronta gli indovinelli della signora La Guardia con quelli pubblicati da Pitrè e Guastella”.

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