“LE FOTO PIU’ BELLE DEI NOSTRI LETTORI”

Uscita n. 101 della rubrica “Le foto più belle dei nostri lettori” in compagnia della Sagra della Vendemmia svoltasi di recente a Pedalino e resa indelebile dagli scatti di Giovanni Tidona. La vendemmia rappresenta una parte importante della nostra storia. Dobbiamo sicuramente ai Fenici l’introduzione della vite in Sicilia. In seguito, si deve ai Greci la  produzione del “pollion”, un vino siracusano famosissimo nell’antichità e che può essere considerato il progenitore dell’attuale moscato di Sicilia.

La diffusione della vite raggiunse il suo culmine intorno al I secolo d.C., quando le colture, le tecniche di vinificazione e produzione erano tra le più perfezionate. Durante la dominazione bizantina si ha in particolare la vinificazione di vini aromatizzati, come l’attuale Ambrato di Comiso (vino ottenuto con l’aggiunta di “cotto”).

Gli Arabi, poi, introdussero nell’isola alcune nuove varietà di vite, per lo più da tavola, tra le quali il Moscato D’Alessandria, che prese il nome di Zibibbo (dal nome del porto africano d’imbarco “Capo Zebib”). Non interessati alla vinificazione (per motivi religiosi non potevano bere vino) nulla introdussero in questo settore.

Attraverso i secoli e le molte denominazioni che seguono la viticoltura in Sicilia, ovunque mantenuta, essa ha avuto un lento, ma continuo sviluppo. Alla fine del XVII secolo nacquero centri a carattere agricolo e ad economia specificamente vinicola. A Vittoria e Scoglitti in particolare si afferma una tipizzazione netta di due varietà che prenderanno addirittura il nome delle località: il Frappato e il Calabrese di Vittoria, ma anche una nuova tecnica nella vinificazione, il cosiddetto “pestimbotta” che darà vita al tipico vino della zona e, cioè, il Cerasuolo di Vittoria. I vini di Sicilia iniziavano, così, ad essere esportati in tutta Europa e nell’Italia del Nord costituiranno la “base” per il taglio dei vini più deboli e leggeri.

L’800 fu un secolo particolarmente felice per Vittoria: circa 10.000 salme di vigneti nel suo solo territorio, quasi totalmente vitati a Frappato. Il vino veniva avviato con una fila di carretti verso il porto di Scoglitti, da dove partiva per Malta, il Nord Italia e tutta l’Europa.

La piaga della fillossera ridusse drasticamente i 322.000 ettari del 1880 a 176.000. La ricostruzione dei vigneti fu effettuata adottando quale porta-innesto la “vite americana” e su questa furono innestate le varietà più tipiche o climaticamente adottate.

Un ringraziamento particolare a Giovanni Tidona per i suoi scatti che ci accompagnano in un viaggio a ritroso nel passato per ritrovare colori e profumi mai dimenticati. Vi ricordo, inoltre, che potete continuare ad inviarci le vostre fotografie all’indirizzo e-mail  info@ragusaoggi.it .

 

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