LE DIVERSE FACCE DEL RIOJA

Negli ultimi anni, la zona vitivinicola della Rioja ha perso terreno sulla scena enologica della Spagna a favore di nuove zone vinicole di concezione più moderna. Nonostante ciò, rimane indubbiamente la zona vinicola più conosciuta a livello internazionale di questo paese. L’effettivo ritardo di questa zona ad approcciare una logica di produzione più moderna, non penalizza la personalità dei vini della Rioja, garantita dalla varietà dei terreni, dalla tradizione vitivinicola e dalle peculiarità. La varietà di vini nella Rioja è possibile anche per il fatto che la DOCa (in pratica corrisponde alla nostra DOCG) permette di produrre una varietà forse troppo ampia di vini: dai vini giovani fino ai gran reserva, dai bianchi, passando per i rosati, agli spumanti, fino ai vini rossi. Alla varietà di possibilità di scelta, si è unita anche una serie di diverse filosofie produttive, che rendono ancora più difficile definire oggi com’è un vino della Rioja.

Grosso modo sono tre le più importanti filosofie produttive: la tradizionale con sistemi di lavorazione antiquati, la tradizionale con sistemi di lavorazione moderni e, infine, la moderna con spiccata tendenza al gusto internazionale.

Tradizionalmente era norma che il vino venisse vinificato da piccoli produttori, con metodi casalinghi, per poi essere venduto alle grandi bodegas, che provvedevano a miscelarli. A San Vicente de la Sonsierra è possibile trovare ancora piccoli produttori che producono e vendono a casa propria il Rioja come una volta. La vinificazione tradizionale utilizzava le lagares, tradizionali vasche di pietra ancora in uso in certi posti, dove le uve venivano fatte fermentare rapidamente e senza controllo delle temperature, per poi affinare il vino per anni in vecchie botti di rovere americano. I vini, non particolarmente ricchi di colore, possedevano sentori legnosi, spesso con chiari accenni di ossidazione. A determinare un peggioramento della qualità del vino, era il fatto che le cantine si limitavano ad acquistare il vino senza controllare la qualità delle uve. Inoltre, gli organi preposti al controllo del rispetto del disciplinare, in passato, non sono stati particolarmente presenti.

Si verificò così un progressivo calo qualitativo, a cui si è posto un argine solo quando gran parte delle bodegas hanno deciso di vinificare loro direttamente le uve e talvolta, anche se ancora non totalmente diffuso, coltivando direttamente le vigne. Si era finalmente introdotta una concezione moderna della cantina, per cui l’azienda diventa proprietaria delle vigne o comunque vigila sulla lavorazione dei vigneti da cui compra l’uva. Si verificò così un miglioramento qualitativo, e non solo delle uve,  dal momento che il processo di vinificazione non veniva più svolto dai piccoli produttori, ma direttamente dalla cantina, dove vennero introdotti macchinari moderni e regole igieniche più rigorose. Veniva introdotta così una concezione moderna del sistema cantina, mantenendo però il carattere tradizionale del vino.

Questo processo di miglioramento qualitativo ha fatto sì che il vino della Rioja tornasse in auge.

Con il ritorno della Rioja al mercato internazionale, molti imprenditori  hanno deciso di aprire nuove cantine in questa zona, aiutati anche dagli aiuti statali e regionali. Il sorgere di nuove cantine verso la fine degli anni Ottanta, ha comportato irrimediabilmente l’arrivo di una concezione del vino più incline ai gusti internazionali. Si verificò così una inversione di tendenza nella produzione del vino. La macerazione e la fermentazioni si sono allungate, con il conseguente aumento del colore e della densità del vino. Il periodo di affinamento è passato dalle botti americane alle barriques francesi, più tostate e capaci di cedere al vino in poco tempo tannino e maggiori sensazioni speziate. Si ridusse così il periodo di sosta. Questo processo ha allontanato molti Rioja dal carattere tradizionale, avvicinandoli in modo preoccupante ai vini di stampo internazionale.

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