“LATIN LOVER, ULTIMO ATTO”

Da qualche anno a questa parte , un fenomeno socio economico di immani dimensioni ha fatto irruzione prepotentemente nella società contemporanea di ogni paese del pianeta, e soprattutto negli stati industrializzati dell’occidente e dell’estremo opposto.  La “globalizzazione”, ideologicamente ispirata dal vivo fermento dei principi  esasperati di neo liberalismo economico domina quotidianamente ogni genere di sistema e realtà sociale.  Essa si è concretizzata con la creazione di una gigantesca rete di contatti tra i diversi popoli e culture, consentendo un  circolo di libero scambio nel commercio e nella diffusione di usi e costumi molteplici in tutto il mondo, tra le organizzazioni e le istituzioni più complesse, su scala globale.

Tutto questo  ha apportato da un lato  benefici generici , ma   ha prodotto allo stesso tempo  crisi conflittuali all’interno dell’economia dei singoli stati. Sperando di avere descritto un quadro sintetico verosimilmente chiaro (mi scusino i veri competenti del problema se la mia disamina del fenomeno appare non esauriente e  superficiale) dello scenario , vorrei ora soffermarmi su un argomento, figlio di questa epoca globalizzata, magari frivolo , ma pur sempre degno di nota, in quanto parte integrante  di una satira di costume della cultura nazional popolare , certamente influente sull’indole di  un soggetto del sistema. Nonostante i problemi di vario genere dai quali è afflitta costantemente l’Italia, è tuttavia noto in tutto il mondo come la stessa detenga alcuni primati di prestigio. Essa infatti, oltre ad essere per antonomasia un popolo di santi, poeti e navigatori, ha da sempre eccelso per la presenza di personaggi simbolizzanti il mito del “Latin Lover”. Il maschio italiano ha sempre esercitato un grande fascino nel gentil sesso, non essendo mai indifferente al nutrito popolo delle donne di ogni  dove. Tuttavia negli ultimi decenni, sembra che questo mito sia in declino. Il latin lover  di un tempo, quasi leggendario, è oggi una specie in via di estinzione, come il panda, la balena bianca e la tigre del Bengala. E’ ormai lontano ( estate 68) il tempo in cui Gigi Rizzi, giovane aitante ventiquattrenne di Piacenza salì agli onori della cronaca internazionale, per un singolare e clamoroso successo. Questo baldo ragazzo dai bei lineamenti, slanciato, a piedi nudi e un viso d’angelo da bohemienne conquistò il cuore  di Brigitte Bardot(regina della “Mandrague” in costa azzurra), ultima vera diva del cinema, sex  symbol di molte generazioni, e sogno dei desideri degli uomini di tutto il mondo.

Noi tutti ci sentimmo inorgogliti che un nostro conterraneo vestisse i panni di “enfant prodige”, entrando di diritto  nella schiera esclusiva dei cosiddetti “Tombeurs de femmes”, e tenendo bel alta la bandiera degli amanti latini italiani, scuola tradizionalmente famosa, esaltata nei secoli precedenti da mitici personaggi come Giacomo Casanova, Rodolfo Valentino e l’oriundo Porfirio Rubirosa.  Il latin lover vero, oltre ad essere piacente fisicamente, aveva qualità come la dolcezza, la generosità e anche un pizzico, ma gradevole grado di cultura, che non guastava. Un classico esempio  di questo “ ideal tipo” venne impersonato mirabilmente da Alain Delon in un film degli anni 70 “La prima notte di quiete”. Qui il grande e bel tenebroso attore francese interpretava la parte di un professore supplente in un liceo classico di Rimini. Aspetto tipicamente trascurato, vecchio cappotto color cammello, un maglione a collo alto con l’aria di poeta maledetto. Una sua alunna di nome Vanina, carina ,triste e interessante, finisce per innamorarsi di lui, con il quale condivide l’interesse spasmodico  per una storia d’amore passionale, tratta da un sublime romanzo di Sthendal. In tal modo ella  si riscatta da una torbida relazione avuta con il classico bullo di provincia( ve ne sono ancora oggi a bizzeffe), che circolava baldanzoso e sicuro di sé con giacca di pelle, camicia aperta mostrante il petto villoso,  l’immancabile e fiammante lamborghini di lusso, pacchiani e falsi simboli di grossolana mascolinità. Oggi la maggior parte delle donne,( che a mio avviso rimangono le creature più eteree dell’universo, nonostante l’attuale imperversare di una complessa varietà di sessi) mostrano tendenze e orientamenti che denotano tristemente un’ evidente decadenza del gusto e delle aspirazioni. Nella nostra epoca infatti i nuovi falsi epigoni dei Play Boy di un tempo, sono personaggi aridi e culturalmente vuoti.

Nella fattispecie basta essere un brillante finanziere d’assalto, anche se   di dubbia onestà ( vedi Ricucci), con aspetto insignificante, ma ben vestito con abito bleu attillato e un nodo vistoso di cravatta a pois( come il Leviatano di Arcore, fortunatamente ora declassato, ha loro insegnato)  ultimo tipo di “ Audi” fiammante, prenotazione in un ristorante di grido, e si diventa per incanto conteso da donne dal notevole fascino. Altra squallida categoria di “ neo tombeurs de femmes” sono i nuovi ricchi imprenditori ( Briatore e suoi adepti) dell’industria e del commercio, unitamente a giovani professionisti con lauree conseguite in periferici atenei di frontiera dequalificanti. Costoro infatti conquistano il cuore del gentil sesso non certo in modo illuministico o con  raffinatezza e  sobrietà di stile , esaltata dalla poesia e dalla delicatezza  dei modi ,che tanto facevano sognare la dolce controparte. Questi soggetti, gretti rappresentanti del mondo dei “parvenu”, adescano con successo  belle fanciulle, talvolta anche leggiadre, grazie al loro smisurato benessere economico, in quanto proprietari di ville lussuose nei posti più incantevoli e “in” della penisola e di grossi panfili e natanti d’alto bordo che scorazzano per i mari del mondo.

Anche in questo contesto quindi, per quanto frivolo, siamo stati testimoni impotenti di un aspetto crepuscolare della nostra epoca. Non rimane pertanto che affidarsi alla speranza, che è la virtù più importante della vita, di potere ritornare ai veri valori del passato, che ci facevano stare bene, non ci facevano annoiare, propinandoci anche il sorriso. Chissà poi, purchè non rimanga una speranza illusoria, per rimanere in tema, se anche la “teoria dell’innamoramento non ne trarrà anch’ essa utili benefici”!!!

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