L’assurda vicenda di un ragusano. Abbiamo criticato gli incoscienti tornati al Sud ma i responsabili e coscienziosi sono abbandonati a se stessi

Che questo momento sia difficile per tutti, che abbia colto tutti, a cominciare dalle istituzioni, impreparati e che si stia cercando di fare tutti del nostro meglio per superarlo è cosa comprovata e per certi versi anche accettata. Ma è purtroppo in questi momenti di confusione generale ed anche di smarrimento collettivo se vogliamo, in cui tutti noi purtroppo abbiamo perso i nostri punti fermi e le nostre certezze, che occorre grande preparazione e competenza da parte di chi questo momento difficile è chiamato a gestirlo ed anche risolverlo al meglio  ed evitare di farci morire o nella migliore delle ipotesi impazzire. Pubblichiamo una lettera che un cittadino ragusano ha scritto al nostro collega Alessandro Buongiorno il quale a sua volta ce l’ha inviata in redazione con preghiera di pubblicazione. Lo facciamo con piacere ma più che per denunciare un disservizio inaccettabile sopratutto  per permettere a chi ha responsabilità di governo di alcuni processi sanitari di intervenire per evitare il ripetersi di simili cortocircuiti.
“Buonasera Alessandro, ti chiedo immensamente scusa per il disturbo in questo sabato sera, ma mi è successa una cosa davvero folle e vorrei portarla alla tua attenzione e a quella dei tuoi colleghi giornalisti.Ti ringrazio per l’attenzione.Sono arrivato in Sicilia il 15 marzo. Da bravo cittadino mi sono autodenunciato, secondo l’ordinanza della Regione, alla Protezione Civile regionale, alla Protezione Civile comunale, all’Azienda Sanitaria Provinciale e al mio medico curante. Dopo di che mi sono posto in isolamento fiduciario, in un appartamento in cui vivo da solo. I 14 giorni richiesti dalla normativa sarebbero scaduti domani, 29 marzo. In settimana ricevo chiamate dall’Azienda Sanitaria Provinciale e dal mio medico curante al fine di ricevere informazioni sul luogo dove sto svolgendo l’isolamento fiduciario e sulle mie condizioni di salute. Da colei che mi chiama per conto dell’ASP ricevo la conferma che domenica 29 marzo sarebbe finito il mio isolamento fiduciario.Nel pomeriggio di sabato 28 marzo ricevo un messaggio dalla Protezione Civile della Regione Sicilia, con il quale mi si richiede di registrarmi a un’app web – Sicilia Si Cura – allo scopo di trasmettere informazioni riguardanti i miei contatti e il mio stato di salute. Fino a qui tutto bene, se non fosse che l’app non funziona se non accetto di essere GEOLOCALIZZATO tramite il mio smartphone.
La cosa – onestamente – mi sembra del tutto folle, così decido di indagare.Le informazioni sui siti della Regione Sicilia e della Protezione civile regionale sono – com’è immaginabile – del tutto carenti. Non si capisce se la registrazione a quest’app sia volontaria, se sia obbligatoria, se sia necessaria per chi è in quarantena (quindi positivo) o per chi è in isolamento fiduciario (come me). Niente.Decido di contattare il numero verde della Protezione Civile Regionale. Rimango in attesa per un’ora e un quarto (SETTANTACINQUE MINUTI). Alla fine mi rispondono. La mia domanda è molto semplice: «Sono disposto a comunicarvi tutte le informazioni di cui avete bisogno, ma onestamente vorrei evitare che la Regione mi geolocalizzi tramite smartphone. Le chiedo dunque: posso rifiutare tale localizzazione, o è obbligatoria?». La signora, totalmente impreparata, mi risponde: «Ma lei lo sa che deve fare il tampone a fine isolamento fiduciario?». Eh no che non lo so. Nell’ordinanza non se ne fa menzione, né mi è stato detto coi diversi soggetti pubblici con cui sono venuto in contatto durante l’isolamento. Chiedo chi e quando mi dovrebbe fare questo tampone, ma la mia interlocutrice ovviamente non sa nulla: «Guardi… non lo so, la chiameranno, provi a parlare col medico di medicina generale… lei comunque non può rompere l’isolamento se non fa il tampone». Accetto questa risposta, per quanto vaga e inaspettata, e ripongo la questione che mi tocca maggiormente: «signora, mi faccia capire cortesemente: questa geolocalizzazione, è obbligatoria oppure no? Le ripeto, io vi dico tutto ciò che serve, ma non mi faccio geolocalizzare». La signora mostra nuovo sconcerto, e mi risponde in un modo che farebbe impazzire chiunque: «MA LEI NON LO SA CHE LA PRIVACY È STATA ABOLITA?». Al che faccio presente che mi risulta difficile una cosa del genere, dal momento che per farlo ci vorrebbe una legge del Parlamento che al momento, appunto, manca. «Signora onestamente mi stupisce che io sia più informato di lei. Mi conferma quindi che è obbligatorio, anche se dal sito si capisce che è su base volontaria? Lei si rende conto di quanto è pesante la sua informazione, in assenza di conforto nella realtà?». Questa volta la signora, sopraffatta dalla sua ignoranza e dalla sua incompetenza, decide di agganciare il telefono. Risultato? Un’ora e un quarto di attesa per due minuti di conversazione e NESSUNA informazione utile, solo più confusione”.

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