L’ARTE DELLA FELICITA’

Interessarsi di spiritualità e risveglio interiore non trova sempre appoggi saldi di sperimentazione, radici che donano linfa vitale a chi ne viene a contatto, e a chi si trova nella condizione di dover fare i conti con l’esistenza. Il film-animato, prodotto da Luciano Stella, diventa uno scambio profondo di come l’anima si tormenta e vaga nell’insoddisfazione, alla ricerca dell’essenza unica di ogni individuo, dando forma alle passioni che sono genio di creatività.

Un uomo, Sergio Cometa, il cui animo fragile e testardo lo porta a scontarsi con l’inadeguatezza, con il malessere del vivere, che si trasforma in perdita di cognizione delle sue potenzialità sensibili.

Ogni personaggio che entra nel suo taxi fa sì che il suo interiorizzare diventi sempre più forte; capisce come la rabbia per il fratello Alfredo, partito per l’India e abbandonandolo al suo destino, ha prodotto un veleno paralizzante, portandolo a vagare senza meta e rendendo un abitacolo il suo carcere emozionale.

Il radiofonico, la cui voce squillante ha un sapore rivoluzionario, lancia monologhi sull’anima, di cosa è in grado di generare, di come costruisce gabbie e i pensieri ne sono le catene.

Se ci fermassimo un attimo, in silenzio, a capire cosa ci vibra dentro, capiremmo immediatamente quale sia la strada da percorrere, ed imbattersi negli ostacoli diventa un’arma per lottare in difesa dei sogni.

La video-chiamata tra i due fratelli, in cui viene affrontato il concetto di immedesimazione in acqua di ogni essere vivente, che non assume la forma del recipiente, ma si adegua a ciò che la vita riserva, diventa una possibilità di ragionamento su come il cambiamento porta solo a variare il contenitore ma non il contenuto.

Il percorso rimpicciolito del taxi tra le rotaie, i libri e svariati oggetti rappresenta il livello psichico del protagonista e degli sconvolgimenti interiori in atto.

Lo zio Luciano permette a Sergio di capire come la sua sia stata un’infanzia fortunata, piena d’affetto, di commozione per la sua nascita; lo spinge a ragionare su quale sia il segreto che c’è dentro ognuno di noi, su come il tempo non esista, e che ha valore solo il momento decisivo della realizzazione.

Il sogno di Sergio è una metafora visiva ed uditiva delle sue corde psichiche, in cui il pianoforte è principio di vibrazione e la quercia è simbolo di linfatica compenetrazione.

Il napoletano, padrone di un auto-rimessa abbandonata, pone avanti la mutazione del vecchio con il nuovo, del nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma in arte contemporanea: la sua  “monnizza” è fonte di guadagno per chi è riuscito a vedere la sua evoluzione in termini di progresso.

Lo sfogo di Sergio, con l’intenso sottofondo musicale di Gnut, evidenzia l’abbandono e l’isolamento; egli paragona i suoi passeggeri a delle anime dannate, che lo hanno utilizzato come specchio per riflettere la propria esistenza, senza interessarsi di chi fosse realmente e senza interagire con il suo essere tormentato; accusa chi si occupa solo del proprio orticello senza tenere conto dell’altro, un’umanità malata senza volontà di incontro e di aiuto verso il prossimo, che pensa solo ai propri interessi e non si fa scrupoli per realizzarli, entrando in un sistema per raccomandazione e clientelismo. Lancia un monito all’umanità superficiale, che si ferma all’apparenza, che lo paragona ad un pupazzo, senza sondare il magma nascosto dietro la sua maschera di interazione, senza conoscere l’uomo e l’anima riposta nell’involucro del suo corpo.

Si parla del risveglio del senso delle cose, di come l’anima stia ritornando ad essere un principio guida per raggiungere il nirvana, di come l’apocalisse arriverà nel momento stesso in cui non si stravolge un ordine prestabilito di dominanza: anziani corrotti al potere senza ricambio generazionale, sopravvivenza alla crisi con pratiche discostanti dalle micce interiori: musicisti che si riducono a fare i tassisti, poeti che servono ai tavoli, uomini migliori che lavorano al soldo di quelli peggiori.

Infine la musica di questo film d’animazione diventa collante di risvolti coraggiosi, che urlano disobbedienza e rinascita.

 

 

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