L’ANGELO NERO, OPERA PRIMA DELLA GIORNALISTA VALENTINA RAFFA

“Si legge tutto d’un fiato, ma sarebbe utile, di tanto in tanto, ritornarci su”. Shira. L’angelo nero, Arduino Sacco editore, opera prima della giornalista Valentina Raffa, dopo il debutto romano del 22 dicembre scorso è stato presentato al palazzo della Cultura di Modica nell’ambito degli appuntamenti organizzati dal Caffè letterario Quasimodo. Un romanzo sui generis – è stato detto – che prende spunto da suggestioni gotico-romantiche per trascenderle e approdare alla denuncia delle metastasi dell’attuale società. Zoomafia, sfruttamento del lavoro minorile, della prostituzione, omertà, corruzione, non sono che dei cancri, su cui l’autrice intesse delle storie con l’intento di far toccare con mano la necessità di estirparli alla radice. L’opera, che attraverso le gesta di Shira, angelo nero, braccio destro di Dio, esecutrice delle sentenze di condanna contro i malvagi, è metafora della dicotomia Bene/Male presente in terra come in cielo, ma anche all’interno dello stesso animo umano, nasce da una necessità, quella di veicolare un messaggio:

“Bisogna scardinare la cultura mafiosa, che non è la mafia, si badi bene – ha detto l’autrice – quanto il “Mi sta bene purchè ci guadagni qualcosa”, che porta con sé come corollario il rispetto della vita in generale, al di là della specie”. Domenico Pisana, presidente del Caffè letterario Quasimodo, ha tracciato la figura dell’angelo nella storia cattolico-cristiana e nella credenza collettiva. “Shira – ha detto – è un angelo diverso da quello descritto nella Bibbia, perché esegue delle sentenze di morte. È dunque un angelo “laico”? Le sue imprese destano in lei sentimenti contrastanti di fedeltà ad un Dovere più grande e, al contempo, di pietà per chi giustizia. Una figura complessa e affascinante, che vale la pena di conoscere”. “Si potrebbe parlare di quest’opera come del primo “fantasy siciliano” – ha detto Mario Bonanno, giornalista e saggista che ha curato la prefazione. Del fantasy mutua l’approccio dicotomico della realtà, la toponomastica, traslazione di una Sicilia che-non-c’è, smarginata e “fantastica”, pur se riconoscibile nelle aperte campagne, nei nomi e nei nomignoli dei personaggi, nei casolari-ritrovo dei notabili del luogo. Una Sicilia trasferita dalle pagine della letteratura italiana a una terra-di-mezzo, tipica del filone fanta-gotico. Una Sicilia acquiescente al Potere, seppure strappata alla stereotipia. Assunta a parabola/scenario di commedia umana (“la Sicilia come metafora” di sciasciana memoria), ma si discosta dai canoni del fantasy per la credibilità che l’autrice riesce a conferire ai personaggi attraverso un lavoro introspettivo.

Non si tratta di una storia nera e basta, è un romanzo stratificato più di quanto possa apparire a prima vista. La Raffa parteggia per la sua eroina, ma il fatto che questa sia longa manus del volere di Dio, non la esime da una lacerazione interiore, una fatica dell’animo difficili da sopportare. In Shira. L’angelo nero niente è ciò che appare”. È seguito l’intervento di Angelo Di Natale, giornalista Rai, che ha sottolineato “l’attualità dei temi trattati, nonché la novità oltre che il “coraggio” dell’autrice di metterli in chiave di romanzo fantasy cosciente del fatto che la tipologia di scrittura, che testimonia un substrato culturale e una formazione classica, avrebbe superato il rischio, tipico della letteratura di genere, di apparire non credibile”. Il giornalista ha rivolto all’autrice una serie di domande che hanno contribuito a far conoscere meglio gli intenti della sua opera. Ad interpretare brani scelti del libro sono stati gli attori Fatima Palazzolo e Marcello Sarta, della Compagnia del Piccolo teatro di Modica, intervallati dalle note armoniose delle musiche originali composte dal M° Sergio Carrubba (pianoforte) e da Mario Raffa (chitarra).

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it