LA VOCE DELLA COSCIENZA

La coscienza può assumere varie sembianze, dal grillo parlante di Collodi al divertente Mucho della Disney. Le favole utilizzano un elemento parlante luminoso per far scattare l’intuizione ai personaggi che sono coinvolti nell’azione.

La voce della coscienza è un sistema interiore molto spesso assopito o tenuto soffocato dalla società e dalla cultura, che non ci vuole vigili nella comprensione.

Capita che c’è qualcosa dentro di noi che ci spinge a fare o non fare un’esperienza, che non va confusa però con la debolezza dell’anima coinvolta nei processi di blocco, trauma e paura interiore. Quella voce si manifesta come guida numinosa, che ci permette di osservare con più luce e consapevolezza quello che viviamo o le situazioni in cui ci imbattiamo. Quando dentro ci parla e smuove vibrazioni contrastanti vale la pena ascoltarla, perché lei sa la verità prima che noi la sperimentiamo. Succede invece di ignorarla e spingersi oltre per avere la prova concreta o distruttiva della sua autenticità.

Saper inquadrare il mondo e ciò che ci circonda è un’occasione mistica di scoperta dell’enigma psichico universale; con questo processo di visione intima ed estrinseca è possibile nutrire le radici che smuovono le più ardenti passioni, e che si ritrovano anche in uno sguardo profondo e sincero.

Emil Cioran diceva bene che la coscienza è molto più della scheggia, è il pugnale nella carne, questo perché ciò che ci rivela presuppone un confronto con il dolore, la perdita, la mancanza, il risveglio, portandoci a scegliere per l’appartenenza e non per l’alternativa.

Quando lei ci pizzica è un chiaro segnale della sua presenza, e interpretare i suoi segnali è un difficile ma benefico raggiungimento di pura e intatta bellezza.

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