È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA VALIGIA DI CARTONE
13 Mar 2014 23:12
Giovedì 13 marzo 2014, presso il Centro Studi Feliciano Rossitto, si è tenuto un convegno sull’emigrazione. Promotrice della manifestazione Chiara Ottaviano, affiancata da Margherita Carbonaro, autrice del libro “La vita è qui. Wolfsburg, una storia italiana”, pubblicato nel 2012 dall’Istituto Italiano di Cultura di Wolfsburg, in Germania, e dal Prof. Giuseppe Barone, presidente della Fondazione Grimaldi di Modica e professore ordinario di storia moderna all’Università di Catania. Autorevole studioso di storia moderna e contemporanea dell’area iblea, che ha parlato dei movimenti migratori nella Prov. di Ragusa. Durante la serata le lettrici Natalina Lotta e Ornella Cappello hanno letto le testimonianze di emigrati tratte dal libro della Carbonaro.
Testimonianze toccanti, che hanno portato l’attenzione su momenti della nostra storia spesso ignorata. Giovani italiani che partivano con la valigia di cartone, colma di speranza, di voglia di migliorarsi, viaggi fatti di coraggio e di timore e forse, a volte, anche di un pizzico di incoscienza.
Wolfsburg: ad attenderli alla stazione “L’Emigrante”, una statua di bronzo che rappresentava ciò che erano in quel momento, piccoli uomini in cerca di una vita migliore di quella lasciata in Italia.
Partenze dettate dalla leggerezza della gioventù, dalla disperazione, ma anche da spirito d’avventura. Consapevoli del fatto che avrebbero trovato un salario garantito, libertà e nuove opportunità, ma le condizioni di vita non erano certo delle migliori. Baracche di legno con stanze di 13,2 metri quadrati in cui dormivano in quattro, in un villaggio chiuso da un recinto, con guardie ai cancelli, totalmente isolati dalla città, quella stessa città che li accettava con diffidenza.
“Erano in galera con il permesso di andare a lavorare.”
Li chiamavano “Badoglio”, (inteso come traditore) “mangiaspaghetti” e infine “concittadini stranieri di origine italiana”.
“Sembra un caso di integrazione riuscita” – afferma il Prof. Barone – “ma di che lacrime gronda e di che sangue.” L’Italia ha una grande storia di movimento e di mobilità. Gli emigrati italiani mantengono l’identità del nostro Paese, ricreano, nelle città in cui si spostano, le stesse Società di Mutuo Soccorso che hanno il sapore di casa, una piccola Italia fuori dall’Italia.
L’emigrazione ha avuto conseguenze straordinarie per il nostro Paese in campo economico, ciò di cui godiamo oggi è frutto degli emigrati di ieri, del loro lavoro e dei loro risparmi.
L’area iblea presenta alcuni caratteri particolari rispetto alle altre zone della Sicilia. Se nel palermitano si emigrava già sin dal 1870, nel “Circondario di Modica” si comincia soltanto nel primo decennio del ‘900, perchè la nostra struttura sociale è differente dal resto della Sicilia. Infatti si emigra verso le Americhe, c’è l’idea del sogno americano, interi nuclei familiari che si spostano, ma non parte il povero, ma chi ha accumulato risparmi, sono famiglie che vogliono cambiare vita, migliorare. Spesso ci sono riuscite con enorme successo, in effetti parecchi sono i “Ragusani eccellenti nel Mondo”.
Storie italiane emozionanti, di giovani di ieri con sogni e speranze… sogni e speranze uguali a quelli dei giovani di oggi.
Gaia Lia
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