LA STORIA DI ELIAS E MUHAMAD IN UN DOCUFILM

La storia di Elias e Muhamad è diventato un docufilm (realizzato da Francesco Sole), il trailer è stato presentato in anteprima il 12 settembre 2015 presso il porto turistico Marina di Cala del Sole di Licata, nell’ambito della manifestazione “Licata tra vele e sapori”.  Il mare è il primo scenario di una storia che inizia come il più tragico dei racconti che ci giungono dal Mediterraneo, ormai quotidianamente, ma che ad esso ritorna sotto forma di speranza, gioia sportiva, amicizia e integrazione. La storia di Elias e Muhamad è quella di due migranti diventati velisti grazie al progetto “Traversata”. Muhamed Sabaly ha vent’anni, viene da Sarek Pate, un piccolo villaggio del Gambia. E’ giunto sulle coste siciliane con un barcone approdato a Siracusa il 28 settembre del 2013. Ha impiegato tre lunghi anni per arrivare in Libia: ha attraversato il Senegal, poi il Mali, il Burkina Faso, il Niger. “Durante il viaggio – racconta Muhamed – la polizia libica ci fermava e ci chiedeva i documenti, ma volevano soprattutto denaro, altrimenti ci avrebbero portati in prigione e non tutti avevamo a disposizione tanti soldi. Ne avevamo dati già tanti per poter fare quel viaggio”. Elias Orjin, ha ventisei anni ed ènato a Kadjebi, in Ghana da dove è fuggito alcuni anni fa. Ha tentato due volte di attraversare le acque che separano la Libia dalle coste siciliane. Nel 2011 era salito su un barcone che dopo poche ore di navigazione, al largo della Libia, iniziò a imbarcare acqua. La maggior parte dei suoi compagni di viaggio morirono annegati. “Sembravamo tante mosche. Tentavamo in ogni modo di riuscire a sopravvivere. Ho visto morire attorno a me più di trecento persone. Dopo tre ore siamo stati salvati da una motovedetta libica e portati in prigione. Lì ho capito che morire in mare avrebbe avuto una sua ragione – dice Elias – morire per salvarmi dalle minacce che la polizia ci faceva in prigione. Per questo ho voluto rifare la mia traversata”. La “Traversata” che gli ha cambiato la vita è stata fatta sull’Ottovolante, imbarcazione siracusana che lo scorso giugno ha partecipato ai mondiali di vela ORC World Championship 2015. L’equipaggio della barca siracusana, un Grand Soleil 40, composto da appassionati siciliani con molte regate alle spalle ha accolto a bordo Elias e Muhamad per farli diventare parte di un progetto più grande. Non solo lezioni tecniche ma anche tanta umanità e fratellanza oltre ogni barriera razziale o religiosa (Elias è cristiano mentre Muhamad musulmano). Sulla barca, il ruolo di Elias è il “2° albero”, Muhamed ha un ruolo più semplice, il “grinder” . “Preparare tecnicamente questi due ragazzi è stato complicato soprattutto perché nessuno dei due parlava italiano – dice il comandante Fabio Santoro – Insegnare vela è già difficile, lo è ancora di più quando non si parla la stessa lingua. Elias e Muhamed però sono riusciti a entrare nelle dinamiche della barca. Sono due ragazzi fantastici e hanno legato subito con il resto del gruppo. Non hanno mai saltato un allenamento. Abbiamo iniziato con prove mirate per circa due mesi, poi sono stati inseriti nell’equipaggio.  Il mar Mediterraneo è tornato a diventare lo scenario felice della seconda vita dei due ragazzi che l’hanno riscoperto come luogo di allenamento prima e campo di regata poi, non più luogo di tragedie e morte. Le emozioni del Mondiale saranno custodite a lungo nella loro memoria e in quelle di chi ha creduto che uno sport come la vela potesse regalare una visione di vita diversa. Impensabile per chi ha iniziato il percorso verso l’Europa su un barcone. Il lieto fine di questa storia, diventato docufilm, naviga dolcemente sulle onde del nostro mare. 

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