LA STEREOTIPIA NELL’ESSER DONNA

Il nostro vissuto è dominato da stereotipi, ovvero dalla tendenza a conservare in maniera particolarmente protratta uno stesso atteggiamento, un’idea, una convinzione o a ripetere più volte un determinato atto. Lo stereotipo è la visione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un avvenimento o un gruppo riconoscibile di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità. Si tratta di un concetto astratto e schematico che può avere un significato neutrale e, in questo caso, rispecchia talvolta l’opinione di un gruppo sociale riguardo ad altri gruppi. Se usato in senso negativo o pregiudizievole, lo stereotipo è considerato da molti come una credenza indesiderabile che può essere cambiata tramite l’educazione e/o la familiarizzazione.

Ma cosa succede se ci fermiamo a riflettere, come ha fatto  Juno Calypso, sulla stereotipia applicata al mondo femminile? All’essere donna e a tutto quello che inevitabilmente si inserisce nella riflessione? Rapporti, relazioni, ambito professionale, eccetera?

La bellezza femminile stereotipata, o anche intrappolata nei luoghi comuni e nei colori pastello, è questo il progetto fotografico della  fotografa londinese, che sul suo sito mostra lo squallore di una donna di nome Joyce, il suo alter ego, che con fatica porta il fardello della sua femminilità’, tra massaggiatori elettrici, creme e abiti in tessuto sintetico.

È proprio dall’alter ego, da cui si avvia il progetto iniziale Joyce & I., che nasce questo articolato studio sui ruoli femminili e la loro stereo tipizzazione, alla cui base una domanda risulta particolarmente indicativa dei moniti che hanno spinto la fotografa in questo ambizioso progetto: le segretarie hanno tutte gli occhiali?

Calypso si traveste, quindi, per calarsi, di volta in volta, entro uno stereotipo di donna e di bellezza.

Ragiona sul corpo partendo dall’immagine di sé attraverso l’uso della fotografia, e concentrandosi sugli stereotipi sociali e culturali. L’autoritratto diventa uno strumento per mostrare con ironia le diversi possibili personalità di ciascuno, e che a volte vengono associati a determinate categorie e ruoli.

Le fotografie sono di grande formato e, come fossero scene di un film, sono scattate in elaborati set fotografici. Gli oggetti che un tempo si pensavano come radicali, innovativi, divertenti e salutari – una maschera elettrica di bellezza degli anni Ottanta, l’olio Johnson, una scrivania piena di computer – si trasformano in strumenti di “oppressione”, per come rafforzano lo stereotipo e il contesto attorno alla donna. Il personaggio di Joyce mostra una donna sola la cui identità è costruita a tavolino.

Nel 2013 Juno Calypso è stata selezionata per il premio Catlin Art Prize e ha ricevuto il Visitor Vote Prize

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