LA REALTÀ “IN GIOCO”: TRA SURREALE E IPERREALE

Giocando ci si mette “ in gioco “e nel gioco la “ distorsione del reale” apre prospettive infinite, poiché traslate  in spazi surreali e iperreali:

quali sono le prospettive che il tuo nuovo parto letterario trasla nella scena surreale e in quella iperreale?

“Prospettive infinite, appunto, ma non parlerei tanto di una distorsione del reale quanto di una possibilità di guarigione della realtà, obiettivo che caldeggio a livello conscio e inconscio più che prospettiva. 

In tale ottica i miei racconti potrebbero apparire come proiezione di questo desiderio. Tuttavia le molteplici destinazioni di questo gioco non sono semplicemente un mio retaggio, in quanto scrittrice, ma possono dipendere dallo stesso lettore, dalla sua capacità di trascendere la stessa mia scrittura,  sfruttando paradossalmente proprio la griglia del  racconto surreale che propongo. Quindi se il lettore riesce a decontestualizzarsi per immergersi in una dimensione surreale o a trasferirsi nell’iperrealtà, sommando alla propria realtà quella da me descritta, le prospettive aumentano esponenzialmente. 

Il gioco è arrivato al suo culmine quando un mio racconto riesce a concludere questo processo d’immedesimazione nella “realtà” raccontata, che non è mai rispondente alla sua propria e nemmeno alla mia propria, ma a quella del tal personaggio cui ho concesso una certa libertà di movimento e la fruizione di diversi piani spaziali e temporali in cui muoversi “. 

 

 

Rimandare la realtà al gioco potrebbe sembrare una provocazione o il tentativo di sottrarla alla serietà del suo destino:

quale “apparenza” nasconde il gioco nella tua letteratura ?  

“Difficilmente i miei racconti si prefiggono di sottrarre il reale al suo destino, anzi quando rileggo, a fine stesura, mi accorgo di quanto sia severa la loro indagine del reale, proprio in virtù del  passaggio attraverso il canale del surreale o iperreale. La manomissione della realtà in territorio surreale è un atto provocatorio, non nel tentativo di giustificarla, piuttosto nel tentativo di entrarci dentro, scoprirla in profondità, capirla e capirne le alternative possibili. Alla fine, ritengo che uno scrittore, anche quando si trovi a denunciare la realtà, non possa e non debba limitarsi a diagnosticare il fatto in sé. Anche quando volesse descrivere il reale conformemente al suo manifestarsi ai sensi ha il compito o meglio la missione di scarnificare le apparenze per cogliere il mistero dell’essenza nascosta … forse per questo ogni racconto di DIRE FARE BACIARE LETTERA TESTAMENTO reca in sé  un mix di onirico e di mistico, come fosse la cosa più naturale da percorrere nel reale. Questa combinazione è l’espressione di una visione quasi Jodorowskiana,  dove il superamento del reale crea un terreno d’azione “oltre” in grado di farci ritrovare la chiave d’accesso alla guarigione di noi stessi, persino  dei meccanismi fossilizzati del circostante  e soprattutto operare la guarigione del nostro sguardo sul circostante”.

L’esperienza umana è travagliata da un concetto all’origine della vita , ovvero, il libero arbitrio :

quanta importanza assume, questo  binomio antitetico, nei tuoi giochi letterari e, in particolare,  in questa raccolta ?

“Il libero arbitrio è una condizione affascinante quanto pericolosa ed i miei personaggi se ne nutrono, a volte consapevolmente e altre inconsapevolmente, attingono la loro esistenza a quella costante… quando si muovono però su un piano diverso da quello reale (sogno o visione, surreale o iperreale, illogico o impossibile) sono in grado di svelare al lettore quanto, per molte parti, il travaglio umano sia generato non tanto dall’esercizio del libero arbitrio quanto dall’elaborazione individuale del suo concetto, che spesso coincide con un’esasperazione che ottunde la capacità di scelta. 

Il libero arbitrio razionalizzato è una gabbia angosciosa di autoreferenzialismo, non tiene minimamente in considerazione l’altro su cui l’azione cade, in qualunque direzione si muova l’ago della scelta.

C’è poi un libero arbitrio che concedo ai miei personaggi portato così all’esasperazione, in alcuni racconti, che li spinge ad una rivolta contro la stessa penna che li genera,  si ribellano alla trama o a me, loro madre letteraria.

Siamo nel campo della meta letteratura, a me molto cara, già espressa nel mio romanzo Apnea attraverso la metanarrazione, con flashback tra passato-presente-futuro. Qui la metaletteratura si caratterizza maggiormente sfruttando sia la tecnica dei flash temporali e spaziali, che ne costituiscono le costole narrative, sia dando respiro, in questa sorta di gabbia toracica, a personaggi tra i più disparati  e disperati che interagiscono liberamente con il testo e soprattutto con me, loro artefice, combattendo contro le mie scelte, infuriandosi per la sorte cui li destino. In altri racconti sono io che perdo la mia autonomia ritrovandomi vittima della stessa scrittura. Insomma, quel che se ne ricava è libertà d’azione per i personaggi e… conseguente analisi. Cosa accade quando non ti limiti a raccontare una presunta realtà ma offri, invece, ai personaggi coinvolti in quella storia di esercitare la propria volontà o inseguire il proprio istinto”?

 

Rimettere la vita “in gioco “ solitamente nasconde la pretesa o l’intento di ricondurre la realtà ad una “posizione” migliore o più elevata  :

cosa ne pensi ?

“Sicuramente più elevata, e queste “altezze” sono direttamente proporzionali alla discesa in profondità. Tanto più scendi alla scoperta delle origini di ogni mistero insito nel quotidiano e tanto più ne elevi le sue ragioni e la sua comprensione.

Mentre ritengo, che tentare di rendere migliore una realtà semplicemente spostandola su un altro piano, sarebbe svilirla del suo significato ma anche castigarne le sue molteplici possibilità e questo può accadere solo nel caso in cui si esamini la sua apparenza e il suo superficiale. La ricerca di una “posizione migliore” attraverso la messa in gioco su altro piano, si rivelerebbe invece un inutile abbrutimento… perdendo la funzione che attribuisco alla scrittura da sempre, ossia quella di strumento idoneo a curarsi dal peso delle troppe difficoltà che il reale impone proprio guardandolo in faccia, elaborandolo e metabolizzandolo in un territorio “impossibile” per trasferire nel suo territorio la soluzione possibile”.

 

L’elevazione del reale , nel momento dell’ispirazione, rappresenta , se vogliamo un sentimento positivo in quanto risponde al bisogno di “superamento” di una determinata condizione:

credi che l’immaginazione possa essere  l’anello di congiunzione tra ciò che è logico e ciò che è illogico o rimane semplicemente un momento di “ evasione “ ?

“Credo che l’immaginazione sia uno strumento efficace non per allontanarsi dal contesto ma per accrescere e istigare la conoscenza di una certa condizione. Sarebbe crudele e ingrato vedere nell’immaginazione un elemento di offuscamento della logica consequenziale e di fuga dal reale… interpretandola come dannosa o inutile al processo conoscitivo.  C’è la convinzione che l’illogico, per legame al suo significato primario,  sia privo di senso.  Eppure quel che non è regolato dalla logica rappresenta proprio la parte più vicina a noi stessi, il nocciolo del nostro comportamento. Certo è che l’immaginazione è uno stato di cui si fruisce in piccole proporzioni nella nostra vita e in alcuni casi il suo esercizio coincide con il nostro momento più elevato, come asseriva nel De Profundis Wilde. E se gli errori della vita sono dovuti al fatto che l’uomo è un essere illogico, che cerca di muoversi all’interno di costruzione logiche, perché non ricorrere all’immaginazione per evitare di compierli e alla mediazione di queste due condizioni antitetiche”?

 

La percezione che l’uomo ha della realtà tende a delle aspettative  preconfigurate,   spesso ristrette e limitate:

quali sono i limiti preconfezionati che tendi ad elevare oltre,

nella visone iperrealistica della tua proiezione letteraria ?

“Quello che mi è piaciuto compiere nella raccolta DIRE FARE BACIARE LETTERA TESTAMENTO è un superamento della parola “aspettative”… nei miei racconti il colpo di scena è sempre all’erta questo proprio per educare all’idea che le aspettative contemplate nel possibile possono uccidere le potenzialità dell’impossibile che agisce nella nostra vita a nostra insaputa ma con la stessa percentuale statistica. Il più delle volte non ci accorgiamo di quest’ingerenza perché siamo abituati a giustificare tutto attraverso un processo logico, che contempla le sole nostre forze e solo in stato di veglia, senza tener conto delle variabili. Questo perché lo riteniamo il mezzo più semplice e quello che crediamo allontani le angosce e siamo fuori strada, l’iperrealtà è una realtà aumentata dove la partenza reale resta ben salda ed è una conseguenza di una condizione reale ed il confine è talmente sottile ma sufficientemente evidente per farci scoprire i limiti dell’attività e del pensare umano.

Se scegliamo, dalla raccolta, un racconto a caso… vi assicuro che potremmo riscriverlo in cento modi diversi sconfinando in storie possibili o impossibili senza turbarne l’incipit e quindi senza allontanarci dalla realtà di partenza ma semplicemente caricandola di caratteristiche altre “.

 

 

Philippe Forest sostiene che è  impossibile dire la verità quando si scrive e, anche quando si raccontano eventi realmente accaduti, si traducono ed entrano nel mondo della “fiction” .“Io, continua, ho l’impressione di aver sognato i miei libri prima di averli scritti “ :

Sei d’accordo?

“E’ esattamente quello che accade a me, ed è talmente forte quest’impressione che quando esco da questa sorta di sogno lucido e scrivo la parola fine, rileggendolo provo un grande stupore e mi domando ogni volta “L’ho davvero scritto io?”. In DIRE FARE BACIARE LETTERA TESTAMENTO questo status mi si è presentato per ciascun racconto e molti di questi sento che sono ispirati dall’oltre, nascono da visioni o sogni ad occhi aperti. Nel momento in cui scrivevo ero davvero lontana da certe concezioni, da certi punti di vista, da certe riflessioni ed oggi che rileggo invece scopro che mi appartengono, come se la scrittura avesse profetizzato un mio pensiero ed una mia ispirazione in divenire. Al contrario alcuni testi della raccolta li scopro prendere le distanze dalla mia attualità, pur essendo profondamente ancorati al mio modo di far letteratura, sia nella forma che nello stile della lingua che nella formula del viaggio verso mondi sconosciuti esterni ed interni rispetto all’umano”.

 

Per concludere ,   la bellezza del genere umano consiste nella diversità e in tal senso anche  la varietà delle culture , dello stile ,  delle  forme di esprimere l’arte rappresentano una ricchezza  e  dimostrano che la vita di ognuno  sarebbe monotona   se non esistesse il confronto con gli altri , ma nonostante questa consapevolezza, viviamo in un epoca di individualismo esasperato  che limita l’estensione e l’evoluzione di una società:

cosa ne pensi?

“E’ l’epoca dell’autoreferenzialismo e l’arte non sfugge a meccanismi di questo tipo, è sempre più difficile formare gruppi dove gli artisti operino uno scambio e mescolino la loro arte per ottenere l’opera geniale che ingloba le diverse arti e la rosa d’espressioni di un dato periodo. Questo sarebbe un risultato individuale e al tempo stesso collettivo. Tale stato delle cose, tuttavia, è solo conseguenza dell’involuzione di una società, denominata progresso, che ci pone perennemente e in ogni ambito in competizione e le cose sono anche peggiorate negli ultimi tempi perché si sono ridotti gli spazi di visibilità e d’azione.  Sembra assurdo ma l’avvento delle nuove tecnologie e l’invasione mediatica che riservava la promessa della grande visibilità ha creato il mostro del “a tutti più visibilità” che equivale alla fine a “visibilità per nessuno”. Situazione capace di generare meteore e non talenti. Così l’artista è condizionato dalla necessità di sbarcare il lunario, dalla corsa alla ricerca di una nicchia d’azione che lo renda necessario e commerciale… le conseguenze sono facilmente immaginabili: azzeramento di stile e contenuto a favore di quello massificato ma vendibile oppure affiancamento di parole complicate, tragicamente tecniche e metalliche solo nell’errata convinzione che essere originale corrisponda allo spiazzare, sperando poi di sembrare alternativi per ritagliarsi la parte di leader di un gruppo senza mai essere realmente parte del gruppo. 

A me piace percorrere estensioni e sconfinamenti della scrittura in altri ambiti, collaborando con altri artisti, non dimenticando mai che la sperimentazione deve riguardare in primo luogo lo sviscerare il sé e la propria originalità … proprio perché vedo in questo una crescita personale e collettiva, un’alleanza necessaria alla ricerca individuale e sociale, coadiuvante nell’evoluzione di una comunità.

Ritengo poi  che uno scrittore abbia un grosso vantaggio sul piano del confronto con gli altri e questo vantaggio si chiama LETTORE. Per chi poi da tempo ha un blog in cui esprimere la propria scrittura il vantaggio è quotidiano ed immediato ed utilissimo alla crescita della propria arte e termometro di come e quanto la propria espressione artistica venga recepita ed apprezzata “.

 

Dire Fare baciare lettera   testamento è la  nuova pubblicazione  della scrittrice Paola Tinchitella.

Una raccolta di racconti edita da L’Erudita Editrice, che l’autrice definisce uni gioco letterario, oscillante tra il reale, il surreale e l’iperreale

 

Paola Tinchitella nasce a Roma, città dove vive e lavora come redattrice occupandosi di ideazione, creazione, supervisione e regia di format televisivi destinati all’IPTV Mediateca Roma. Da circa un decennio ha lavorato nella comunicazione a 360 gradi, oggi è Funzionario delle Attività e Manifestazioni Culturali Turistiche e Sportive.

Ospite più volte , nella provincia di Ragusa, viene insignita con Medaglia d’Argento della Presidenza della Provincia Regionale di Ragusa, per l’impegno svolto a favore della Comunicazione, dell’Arte e della Cultura.

Con “Apnea”, il suo romanzo di esordio, si classifica al quinto posto Premio Internazionale di Libri «Il Saggio» e riceve una menzione nell’ambito del Premio AlberoAndronico. E’ stata inserita nell’Antologia del premio e nell’Enciclopedia degli Autori Italiani. Approda in Mexico alla fiera internazionale del libro di Guadalajara (28 novembre al 6 dicembre 2009) e alla fiera di Torino e a Più Libri Più Liberi, a Roma, assieme ad Intermezzo Criptato (decodificando il femminile in versi) una silloge che raccoglie sessantanove brani di poesia, pubblicata a Maggio del 2010, di cui la poesia  “Disteso su un fianco” è segnalata dalla giuria del Premio IL LITORALE.

 

Diploma di Merito nel maggio 2012 per APOCALYPSE RECUPERO CREDITI e vincitrice della settimana su LA FEDELTA’, concorso indetto da Perrone Editore per AGENDA 2013, correlato a LETTERE D’AMORE DI DACIA MARAINI.

 

 

 

Ricordiamo due presentazioni che si terranno a Roma il 22 NOVEMBRE 2012 presso il TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO e il 5 DICEMBRE 2012 al CAFFE’ LETTERARIO DI VIA OSTIENSE

Entrambe le presentazioni saranno condotte da ORSETTA FOA’. Reading a cura di SARA MARCHESI, CHIARA D’AQUILA, MARCO REALE.

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