LA NARRATIVA DEL SETTECENTO

In Inghilterra è il sentimento moralistico all’origine dello sviluppo del genere romanzesco.

La preoccupazione didattica e spirituale anima l’opera di Daniel Defoe (1660 – 1731), che con grande   intuito dell’evoluzione sociale in atto in Gran Bretagna, dà voce  nei suoi romanzi alle aspirazioni economiche e politiche della classe borghese, condannando al tempo stesso la corruzione della nobiltà terriera  ormai avviata verso il suo declino.

La sua scrittura è semplice, concreta e precisa. Essa è nata dalla sua lunga esperienza nel giornalismo attivo (Dafoe è considerato uno dei fondatori del giornalismo moderno), e per questo sarà un riferimento costanti dei suoi numerosissimi imitatori, assicurando così, al romanzo in Inghilterra, l’attenzione di un pubblico molto vasto.

Tra la sua enorme produzione, va ricordato almeno Robinson Crosue (1719), lettura ‘obbligata’ di qualsiasi inglese  di  minima cultura,  Moll Flanders (1722), un ritratto piuttosto tumultuoso di una donna dalla vita avventurosa, che rappresenta il primo vero e proprio romanzo di costume della tradizione inglese e,  con lo stesso schema Lady Roxana, che racconta le fosche vicende e la fine esemplare di una spregiudicata cortigiana.

Anche i romanzi di Samuel Richardson (1689 – 1761) come Pamela (1740) e Clarissa (1748), esplorano descrivendo abilmente il quotidiano con una sottile analisi psicologica.

Alla scrittura grandiosa di Dafoe, Richardson preferisce un’espressione più analitica di pensieri e sentimenti, adattando a questo scopo la forma della narrazione epistolare. Le sue servette minacciate continuamente dalle insidie  di lusinghieri libertini, piacquero molto sul continente (i suoi romanzi, tradotti dall’abate Prevòst e diffusi così in tutta Europa, influenzarono anche il teatro di Mariveaux; alcuni soggetti vennero  ripresi anche da Carlo Goldoni nelle sue commedie).

La traccia di questi due grandi autori venne seguita, con nuova e ricercata elaborazione degli strumenti narrativi, da Henry Fielding (1707 – 1754) di cui vale la pena ricordare Tom  Jones,del 1749, che rappresenta la corrente più realistica e da Oliver Goldsmith (1728 – 1774), che è l’autore di The Vicar of Wakefield (Il Vicario di Wakefield, 1766), una esempio tipico  del romanzo sentimentale settecentesco, nel quale si alternano toni melodrammatici e umoristici, con lieto fine moraleggiante.

Più vicina, come problematica psicologica di  Richardson, ma con soluzioni  narrative del tutto diverse e originali, è l’opera di Laurence Sterne (1713 – 1778).

Il suo romanzo più immportante The Life and Opinions of Tristram Shandy, gentleman (Vita e opinioni del gentiluomo Tristram Shandy, 1760 – 67) che è caratterizzato dal ritmo mutevole del racconto e da un sperimentalismo geniale. Caratteristica dello stile di questo autore e la “disgressione progressiva”, una segmentazione  del percorso narrativo che ricorda vagamente un precedente  nella tecnica dei racconti “incrociati” dell’Orlando Furioso; il Tristram Shandy fu preso a modello da Diderot in Jacques le fataliste  (Giacomo il fatalista), e precorse le strutture più movimentate e aperte della narrativa novecentesca. Di Sterne va ricordato anche  il Sentimental Journey throughFrance and Italy (Viaggio sentimentale  in Francia e in Italia 1768), un diario “romanzato” che si affermerà in Italia grazie  alla celebre traduzione di Ugo Foscolo (1818).

(Seconda parte)

 

 

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