È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA NARRATIVA DEL SETTECENTO
14 Set 2014 22:23
In Inghilterra è il sentimento moralistico all’origine dello sviluppo del genere romanzesco.
La preoccupazione didattica e spirituale anima l’opera di Daniel Defoe (1660 – 1731), che con grande intuito dell’evoluzione sociale in atto in Gran Bretagna, dà voce nei suoi romanzi alle aspirazioni economiche e politiche della classe borghese, condannando al tempo stesso la corruzione della nobiltà terriera ormai avviata verso il suo declino.
La sua scrittura è semplice, concreta e precisa. Essa è nata dalla sua lunga esperienza nel giornalismo attivo (Dafoe è considerato uno dei fondatori del giornalismo moderno), e per questo sarà un riferimento costanti dei suoi numerosissimi imitatori, assicurando così, al romanzo in Inghilterra, l’attenzione di un pubblico molto vasto.
Tra la sua enorme produzione, va ricordato almeno Robinson Crosue (1719), lettura ‘obbligata’ di qualsiasi inglese di minima cultura, Moll Flanders (1722), un ritratto piuttosto tumultuoso di una donna dalla vita avventurosa, che rappresenta il primo vero e proprio romanzo di costume della tradizione inglese e, con lo stesso schema Lady Roxana, che racconta le fosche vicende e la fine esemplare di una spregiudicata cortigiana.
Anche i romanzi di Samuel Richardson (1689 – 1761) come Pamela (1740) e Clarissa (1748), esplorano descrivendo abilmente il quotidiano con una sottile analisi psicologica.
Alla scrittura grandiosa di Dafoe, Richardson preferisce un’espressione più analitica di pensieri e sentimenti, adattando a questo scopo la forma della narrazione epistolare. Le sue servette minacciate continuamente dalle insidie di lusinghieri libertini, piacquero molto sul continente (i suoi romanzi, tradotti dall’abate Prevòst e diffusi così in tutta Europa, influenzarono anche il teatro di Mariveaux; alcuni soggetti vennero ripresi anche da Carlo Goldoni nelle sue commedie).
La traccia di questi due grandi autori venne seguita, con nuova e ricercata elaborazione degli strumenti narrativi, da Henry Fielding (1707 – 1754) di cui vale la pena ricordare Tom Jones,del 1749, che rappresenta la corrente più realistica e da Oliver Goldsmith (1728 – 1774), che è l’autore di The Vicar of Wakefield (Il Vicario di Wakefield, 1766), una esempio tipico del romanzo sentimentale settecentesco, nel quale si alternano toni melodrammatici e umoristici, con lieto fine moraleggiante.
Più vicina, come problematica psicologica di Richardson, ma con soluzioni narrative del tutto diverse e originali, è l’opera di Laurence Sterne (1713 – 1778).
Il suo romanzo più immportante The Life and Opinions of Tristram Shandy, gentleman (Vita e opinioni del gentiluomo Tristram Shandy, 1760 – 67) che è caratterizzato dal ritmo mutevole del racconto e da un sperimentalismo geniale. Caratteristica dello stile di questo autore e la “disgressione progressiva”, una segmentazione del percorso narrativo che ricorda vagamente un precedente nella tecnica dei racconti “incrociati” dell’Orlando Furioso; il Tristram Shandy fu preso a modello da Diderot in Jacques le fataliste (Giacomo il fatalista), e precorse le strutture più movimentate e aperte della narrativa novecentesca. Di Sterne va ricordato anche il Sentimental Journey throughFrance and Italy (Viaggio sentimentale in Francia e in Italia 1768), un diario “romanzato” che si affermerà in Italia grazie alla celebre traduzione di Ugo Foscolo (1818).
(Seconda parte)
© Riproduzione riservata