“LA MOVIDA IBLEA”

 Nella società post moderna le ridenti città costiere, le piccole e medie borgate marinare,nel corso dei tre mesi estivi, diventano teatro e scenario in cui si snodano le vicende di tanti eroi di ogni giorno : uomini baldi alla guida di potenti motoscafi, dinamici e abbronzatissimi surfisti, campioni di gare agonistiche da spiaggia, subacquei arditi che scandagliano i fondi marini ed altro che si possa immaginare in un ambito da “Bay watch nostrano”. A tarda sera poi si consuma quello che io considero da sempre il piatto forte di questa sagra esaltante dell’edonismo imperante nel corso della calda stagione. Alludo  certamente alle seducenti lusinghe che la mondanità offre, coinvolgendo le nuove generazioni di “vitelloni” nei piaceri e nei divertimenti della vita notturna. Questo ultimo aspetto ha attratto in particolare il mio interesse di “sessantottino” consumato, che non demorde e non si rassegna ad abbandonare del tutto il fantastico mondo del “nottambulismo”.

Essendo anche il sottoscritto attualmente in distensiva vacanza estiva, in una piccola borgata marinara, per l’esattezza a Punta Secca, talvolta emigro, come faccio da anni, nella vicinissima Marina di Ragusa, piccolo paese marittimo con una popolazione di 2.500 abitanti, che per lo straordinario afflusso estivo diventano 60.000. Marina di Ragusa, oltre ad essere diventata una piccola Rimini, per le strutture ed i servizi di vario genere che offre, non ultimo il nuovissimo porto turistico,è rinomata  anche  per la sua vita notturna quasi “ fellinianamente dolce”, dove la presenza di discoteche, night club moderni e locali con musica dal vivo soddisfano in pieno le aspettative e le contingenti aspirazioni dei tradizionali e irriducibili “ figli delle  stelle”.

In sintonia con il titolo di un famoso film con Warren Betty “ Il paradiso può attendere”, occorre dire che i suddetti ricettacoli di sublime divertimento sono l’atto finale, il momento clou di questa goduria collettiva, che si protrae fino all’alba. Prima che questo paradiso notturno sopraggiunga, vi è una fase, direi preparatoria, di allettante pre godimento, che solitamente si interpone tra le 23,30 e la 1,30. Se si osserva con occhio attento il movimento e la coreografia della gente che in questo ambito si riversa numerosissima nel civettuolo lungomare  “ elegante e nuovo di zecca”, si rimane (soprattutto noi sessantottini abituati ad un mondo più gramo e meno rumoroso) smarriti, ma quasi piacevolmente narcotizzati dallo scenario sfavillante di nuove mode estetiche e comportamentali.  Ovunque passerelle di ragazzi e ragazze, caratterizzati dalla “Fashion room” ossia (a beneficio di noi attempati trogloditi) con abbigliamento che tende all’elegante, al “glamour” e al “trendy”, stupende donne in shorts multicolori con obbligatori e vertiginosi tacchi a spillo, e bei ragazzi (ma non necessariamente) in pantaloncini con zip laterale destro sensuale, o completo mimetico short e t_ shirt.

Le loro conversazioni in genere sono  sommerse dal frastuono della musica, ormai solo chiassosa e snervante, a parte quella espressa da qualche rara band o cantante ancora godibili.  Tuttavia, talvolta, pur discretamente seduto su una panchina del lungomare, sono riuscito, senza volerlo, ad ascoltare qualche battuta dei loro dialoghi. Le ragazze in genere, parlano del loro look, appagate sia dalla combinazione dell’abbigliamento dei capi indossati, quanto dalla convenienza dell’acquisto degli stessi, saltata  dagli sconti di fine stagione. Qualche altra, manifestamente angosciata si dispera e lancia strali contro una rivale che le ha soffiato il “ganzo”. I ragazzi dal canto loro, quelli più trend e dinoccolati, solitamente sono seduti attorno ad un tavolo di un pub più o meno estroso, sorbendo birra e centellinando alcolici alla moda, di importazione caraibica.

Naturalmente ho  anche i loro commenti, che consistono in apprezzamenti goliardici a volte misurati, a volte prosaici sulle grazie sensuali delle splendide donne che pullulano intorno a loro. A questo punto, quasi al limite della notte fonda, i miei occhi volgono al crepuscolo, la mia mente d’altri tempi avverte la fatica fisiologica,  decido quindi di riprendere la strada del ritorno a casa. Nel corso di questo malinconico commiato, i miei ricordi volano “pindaricamente” nel passato remoto, quando nelle balere si danzava sulla mattonella al suono di “Quando calienda el sol”, o qualche anno più tardi, nell’epoca aurea, allorquando nei mitici “Juke box”, gettonavo continuamente “A wither shade of pale” o “ California dream”.

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