Lo studio ha impegnato i ricercatori della Nottingham Trend University con la dottoressa Sara Curtis che ha spiegato come cogliere i primi sintomi di una malattia che impegna pazienti e famiglie in un lento declino cognitivo fino all’annullamento mentale della persona. Gli studiosi hanno rilevato che dapprima di segnali di un’Alzheimer o di altre forme […]
La cosa più bella di un’Olimpiade bruttina
08 Ago 2024 08:55
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola.
Qual è l’immagine che, in ragione della sua avvincente estetica, rimarrà scolpita nel film di questa Olimpiade di arsenico e zucchero filato? L’inscalfibile pistolero turco? Il pisolino outdoor di Ceccon sul prato condizionato? Il puffone blu della cerimonia d’inaugurazione? Gli sgombri radioattivi e geneticamente modificati della Senna (si scherza)? Le soavità scagliate contro un’atleta algerina e contro l’atleta italiana sul ring dei social? L’istantanea di un salto sbagliato a causa delle importanti (e insospettabili) doti di un atleta?
No. Niente di tutto questo. Almeno, non per me. È già virale sul web. Ed è già iconica. Sarà uno dei simboli di questi Giochi Olimpici. Siamo sul podio della ginnastica per la premiazione della trave con le tre medaglie (l’oro di D’Amato, il bronzo per Esposito, l’argento di Zhou Yaqin, una ragazza di 18 anni). A un tratto le azzurre mordono la medaglia, Zhou Yaqin le fissa sbalordita e quindi decide di fare lo stesso. Sorridendo appena. Poesia.
A riguardo ho scritto altrove. Quando il candore di una “bambina” ha la potenza di un impulso incantevole. La grazia sottile di un romanzo di profondità.
Sono uno psicologo siciliano per cui ho la presunzione di avere con voi un dono. E mi sembra di leggere tra le righe di stupefazione dei suoi pensieri: “Ma che combinano queste due? Mordono la medaglia? Ci sto, me l’accollo. Voglio essere parte di questa cosa un po’ strana. Voglio essere dentro, insieme a voi. Insieme a voi. Vi imito e vi copio senza sapere che significa. Senza un perché. Chi se ne frega? Io voglio essere qui con voi. E poi un selfie per la storia.”
Questa per me è l’immagine più bella e toccante delle Olimpiadi. Non una pagina di sport. Ma di letteratura.
Lo sport che avvicina mondi lontani, politiche avverse e soffia la dose di zucchero, di tenerezza e di gentilezza sul veleno di questo tempo. E di questi Giochi. Senza un perché.
Così è davvero meraviglioso.
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