LA CONDIZIONE DELLA DONNA NEL MONDO ISLAMICO

La condizione della donna nel mondo islamico è al centro di accesi dibattiti. Per la legge islamica la donna è uguale all’uomo. Ancora oggi, però, le donne, nella realtà, sono considerate esseri inferiori rispetto all’uomo. Le norme del Corano, nel mondo islamico, sono interpretate ed applicate con intransigenza e con rigore dai talebani, che impongono le loro leggi religiose.

La donna viene sminuita anche attraverso dei detti. Uno fra questi è: “Se il cane, l’asino e la donna passano davanti al fedele, ne interrompono la preghiera.” In questo detto il cane, l’asino e la donna sono posti sullo stesso piano, tutti e tre elementi di disturbo e di fastidio per l’uomo. Da molti secoli la donna viene svalutata e ciò provoca delle ribellioni da parte delle donne. Basti pensare che negli anni ´20 una donna inizia la ribellione strappandosi il velo dal viso in pubblico, lo getta a terra e, calpestandolo, esclama: “La nostra liberazione inizia cosi”. Al giorno d’oggi, la condizione della donna nel mondo islamico non è cambiata; infatti, alcune donne lottano per ottenere i propri diritti.

Una figura esemplare, che, sin da piccola , ha lottato in difesa dei diritti della donna, è Malala  Yousafzai, una ragazzina pakistana, nota per il suo costante impegno per l’affermazione dei diritti civili e, soprattutto , per il diritto all’istruzione. Malala è diventata una voce scomoda, talmente pericolosa che i Talebani hanno attentato alla sua vita il 12 Ottobre 2012, ferendola alla testa e al collo, sul pullman da cui tornava da scuola. La quindicenne ha dovuto subire un intervento per la rimozione dei proiettili e, dopo l’intervento è stata minacciata dal leader terrorista che sarebbe stata nuovamente vittima di attentati. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno ha parlato al Palazzo di Vetro, a New York, ribadendo che la lotta per il diritto all’istruzione continua e lanciando un appello a tutti i bambini del mondo. Il 10 Ottobre 2014, Malala è stata insignita del Premio Nobel per la pace insieme ad un attivista indiano, Kailash Satyarthi (quest’ultimo lotta in difesa dei diritti dei bambini). Malala dedica il Premio Nobel a tutti i bambini che lottano per il diritto allo studio. La vita della ragazza pakistana con il Premio Nobel cambia. Lo afferma lei stessa, dicendo di aver cambiato idea sul suo futuro. Malala afferma di essere fiera di aver condiviso il Premio Nobel con un indiano,  perché i due Paesi, India e Pakistan, da sempre rivali, forse riusciranno ad avvicinarsi tramite la cerimonia di premiazione ad Oslo. Precedentemente, cosi come Malala  e Kailash , altri pacifisti hanno ricevuto il Premio Nobel in comune, come, ad esempio, Nelson Mandela e De Klerk, Araft e Rabin. Sono tanti i vincitori del Premio Nobel per la pace e la più  giovane è Malala.  Quest’ultima ha avuto e continua ad avere grande forza di volontà nel richiedere il diritto all’istruzione, come afferma in una delle sue frasi: “Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è l’istruzione. E non ho paura di nessuno”. Con questa frase, Malala esprime la sua volontà nel volere a tutti i costi il diritto all’istruzione per sé e per  tutti i giovani. Concludendo, dice che non ha paura di nessuno, per dare conferma ancora di quanto sia una ragazza coraggiosa, nonostante sia stata aggredita.

 Prima di Malala altre donne coraggiose hanno lottato per i diritti civili. Un’altra donna pacifista è stata Aung San Suu Kyi. Quest’ultima è una politica birmana, attiva da molti anni nella difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese. Oppressa da una rigida dittatura militare, si è imposta come leader del movimento non-violento, tanto da meritare i premi Rafto e Sakharav, prima di essere insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991. Aung San Suu Kyi è stata definita “modello di coraggio civico” per la libertà dall’ex premier inglese Gordan Brawn. Anche Malala è stata definita “ragazza eroica” dal Presidente del parlamento europeo.

 Sono poche le persone che mettono a rischio la propria vita pur di ottenere i diritti per sé e per tutta una comunità, ma alcune  donne, nella storia, hanno dato e danno esempio di grande coraggio e determinazione.

 

 

Antonina Titone e Katia Cordaro

Classe III C SIA- Istituto Tecnico Commerciale “G. Garibaldi” Marsala

Docente referente: Maria Rita Bellafiore

 

 

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