“L’ ESSENZA EVANESCENTE DELLA MATERIA”

Maria Pia Tedesco è di origine pugliese, e di questa terra si porta la solarità ed una tenacia inarrestabile che le permettono di affrontare ogni decisione e di raggiungere le mete prefisse. Trasferitasi con la famiglia a Milano vi trascorre la sua fanciullezza e la sua giovinezza. 

La sua formazione accademica e artistica inizia a Brera e, grazie alla conoscenza del critico Vittorio Sgarbi , continua presso due grandi maestri, Salvatore Fiume , dal quale rimane profondamente influenzata, e il bolognese Andrea Raccagnini.

Per la solare Maria Pia è difficile convivere con i cieli grigi del milanese, così decide di partire per il Brasile , dove si stabilirà definitivamente. Continuando a dipingere senza sosta riceve degli ottimi influssi da questa nuova terra e partecipa a diversi concorsi a carattere Nazionale ed Internazionale aggiudicandosi, il più delle volte , ambiti premi e riconoscimenti. 

 

LA RECENSIONE DI LILIANA RUSSO A MARIAPIA TEDESCO IN ARTE MATO’

“L’ ESSENZA EVANESCENTE DELLA MATERIA” 

Nella personalità di Maria Pia Tedesco si evidenzia un carattere eclettico e dinamico, simpatico e affascinante: un insieme di virtù che l’artista utilizza per trasferire la sua creatività emozionale nelle sue tele mettendo in pratica abilità , conoscenza delle tecniche e l’eleganza dello stile. 

Un coktail di pigmenti ed armonie di linee spaziano sulla tela con una luce catturata nell’istante in cui si viene a determinare il colore nello spazio esterno dando, così, vita a tematiche che traggono la loro ispirazione nei percorsi e negli ambienti vissuti e in realtà, conseguenza di esperienze, che, nella loro trasformazione, hanno contribuito alla crescita evolutiva del pensiero e del mondo interiore dell’artista. 

Il viaggio a ritroso di Maria Pia (in arte Matò) si sofferma spesso nei momenti della fanciullezza, per recuperare la percezione e la visione sul mondo e sulle cose nell’ottica di un sentimento infantile inteso con la stessa purezza e l’ “Euforia” con cui i bambini osservano e percepiscono. Su piani di tela, che assumono “forme” informali e armonie di composizioni su spazi surreali, viaggiano sequenze di immagini di due mondi paralleli che proiettano due esistenze: la vita di ieri e la vita di oggi, intreccio di storie, richiami nostalgici di un universo in cui inudibile è la musica , ma percepibile dall’inconscio durante il viaggio in un tempo trascinato dai ricordi che il suono di un “Carillon”riporta alla memoria. 

Sono tutte opere che esplodono in una gioia di colori, attraverso una pennellata guidata da una mano, “Universal Connectio” , decisa e sicura, dando vita a composizioni ordinate e volutamente disordinate come metafora del finito e del non finito in cui si intravede , nel silenzio della notte, la luce necessaria che orienta verso la consapevolezza dell’accettazione dei misteri dell’universo e la fiducia dell’intervento di una mano divina: ogni opera di Matò, infatti, sembra richiamare in metafora l’ouverture di nuove energie che in ogni fine ricava la proiezione di nuovi inizi. Sintesi di concetti e di pensiero espressi con il linguaggio universale delle immagine in cui non sfugge il linguaggio poetico elaborato attraverso le coordinate “coloristiche” per condurre verso la visione di una natura costruita da uno spazio reale e da uno spirituale, condizione necessaria finalizzata alla necessità di recupero dei valori fondamentali che sublimano l’esistenza.

In altre parole l’opera di Matò rappresenta il cammino e lo sviluppo artistico dell’autore  e la crescita evolutiva ed interiore della donna.

 

 

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