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ISPIRATA AD UNA STORIA VERA QUELLA DEL “PUPAZZO DI RUGGINE”, PROTAGONISTA DEL VIDEO DI SOULCE’ & TEDDY NUVOLARI
28 Mag 2012 12:45
Una favola moderna in cui sogno e realtà finiscono per incontrarsi. Questo racconta il videoclip “Pupazzo di ruggine” presentato stamani, in prima assoluta, a Ragusa presso la caffetteria Prima Classe e girato per intero nel territorio ragusano, tra Ibla e la spiaggia solare di Playa Grande.
Il giovane regista catanese Francesco Maria Attardi dirige uno spumeggiante Danilo Schininà che interpreta un “Pupazzo di ruggine”, una di quelle statue umane che con il loro silenzio e la loro immobilità popolano le strade e le piazze delle nostre città, assordate dal caos e dal rumore. La storia diventa musica grazie alle note oniriche della Tinto Brass Street Band e l’interpretazione retrò di Cassandra, che si fondono con il rap di Soulcè e la musica mixata di Teddy Nuvolari, dando vita ad una canzone molto particolare e sui generis, che resta volutamente in bilico tra il sogno e la realtà.
Il videoclip, prodotto da Argot Film, trasforma magistralmente in immagini le suggestione e le atmosfere del brano (grazie anche agli splendidi costumi di Daniela Antoci e Daniela Dimartino e alle grafiche di Antonio Sortino), portando avanti la narrazione su due piani paralleli: la realtà e il sogno. Nella realtà siamo in una piazza, la piazza dove il nostro protagonista, il pupazzo di ruggine, si sta esibendo. Nel sogno invece, un sogno da sveglio che lo stesso mimo fa, siamo in una spiaggia deserta in cui agisce una strampalata e buffa band di musicisti e cantanti.
Nella conferenza stampa che si è svolta stamani e che ha preceduto la proiezione del video, Soulcé, pseudonimo dell’attore Giovanni Arezzo, liricista e frontman del gruppo, ha spiegato che il testo del brano è nato da una storia vera. “Volevo fare una canzone su una statua umana perché è da sempre una cosa che mi affascina molto – spiega Soulcè – Un giorno, a Natale, mentre cercavo disperatamente gli ultimissimi regali per amici e parenti, mi sono piacevolmente imbattuto in una scultura realizzata con dei chiodi arrugginiti, che era un musicista che suonava un trombone. Qualche mese dopo ho messo insieme le due cose, la voglia di scrivere su un mimo e quella poetica scultura di chiodi, ed è nato il titolo della canzone: il mio mimo era un sedicente musicista, con tanto di trombone finto, ed era vestito e truccato di un colore che ricorda quello del ferro arrugginito. Un “Pupazzo di ruggine”. Ho cominciato quindi a cercare in rete delle interviste agli artisti di strada, per cercare ispirazioni e per non scrivere cose scontate o poco verosimili. A un certo punto ne ho scovata una che mi ha folgorato: un ex artigiano siciliano, che costruiva delle bamboline di pezza, o una cosa del genere. E faceva una montagna di soldi. Così tanti da suscitare un bel giorno l’interesse della mafia e della malavita, che gli ha prontamente chiesto parte dei suoi guadagni: il pizzo. Lui, però ha preferito lasciar perdere quel business, che gli stava andando così bene, pur di non assecondare quella richiesta a suo avviso così folle e malsana. Per cui, lasciata la sua vecchia vita di bambole e artigianato, ne costruisce una nuova, a Milano, in cui si esibisce nelle piazze come artista di strada. Questa storia mi è molto piaciuta e mi sono posto di fronte ad una scelta: la denuncia forte, un pezzo “contro la mafia” o un messaggio lanciato tra le righe. Ho scelto questa seconda ipotesi lasciando l’interpretazione a chi ascolta perché mi ero già prefissato un brano più leggero, sognante e non volevo caricarlo troppo con messaggi forti che comunque sono stati inseriti”.
Ed infatti nella seconda strofa del brano c’è un passaggio fin troppo chiaro: “Sono un pupazzo di ruggine, mente ambiziosa rimasta bomba inesplosa, ché se non cedi ai ricatti di gente odiosa un giorno decidi che ti trasformi in una cosa”.
Il video è visibile cliccando su http://www.youtube.com/watch?v=QgoLiUlQzjc
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