INTERVISTA AL PROFESSOR OSTELIO REMI

 

Professor Remi, vuole presentarsi?

Docente ordinario di ruolo per Lingua e Letteratura Francese nelle Scuole Superiori di II grado. Esperto di Lingua Italiana presso l’Università di Mogadiscio (Somalia). Addetto Culturale (presso Ambasciate e Consolati Generali) e Direttore degli Istituti Italiani di Cultura per conto del Ministero degli Affari Esteri in Roma presso le Sedi di Beirut (6 anni), Melbourne (4 anni), Vilnius (4 anni), Jakarta (5 anni), Singapore (3 anni). Collocato a riposo dall’1 gennaio 2012.

 

Come è diventato Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura?

Nel 1985 ho partecipato al Concorso indetto dalla Farnesina – Direzione Generale degli Affari Culturali – per gli Addetti e i Direttori degli Istituti Italiani di Cultura nel Mondo.

 

Nel Ministero degli Affari Esteri, che ruolo ha ricoperto e, nello specifico, quali erano le sue mansioni?

Come Addetto Culturale alle dipendenze dei Capi Missione mi sono occupato in particolare delle relazioni bilaterali con le Università, le Accademie, gli Istituti e le Scuole al fine di promuovere e diffondere la Lingua e Cultura Italiana – veicolo fondamentale per stabilire relazioni bilaterali e per un’adeguata conoscenza del nostro Paese nel Mondo – delle Borse di Studio e degli Scambi di Esperti, dei Convegni.

Come Direttore degli Istituti Italiani di Cultura, ho gestito le Sedi degli Istituti e i Programmi linguistici-artistici-culturali da me ideati, i preventivi e consuntivi di Bilancio secondo la legge che regola gli Istituti in sintonia con le Rappresentanze Diplomatiche, i piani annuali delle attività artistico-culturali, i corsi di Lingua italiana in Sede, indetto ed organizzato gli eventi, i rapporti con le Istituzioni locali e la Direzione Generale e la Stampa, i rapporti con le Regioni, Province e Comuni italiani interessati a svolgere eventi di rilievo nei Paesi in cui sono stato accreditato.

 

Lei ha viaggiato molto anche in Asia e  Africa, quali esperienze desidera raccontare?

Sarebbe davvero lungo il racconto delle conoscenze e delle esperienze vissute  con emozione e trasporto nelle geografie e nei climi diversi, tra le genti, le culture e le tradizioni affascinanti dei Popoli tutti, peraltro attirati dalla bellezza e curiosità dell’Italia. Con essi ho potuto socializzare quanto di meglio ci fosse nel nostro Paese, sentirmi a mio agio ed offrire alcune opportunità che potessero essere realizzabili e gradite da tutti gli interlocutori.

Certamente rimane vivo anche il periodo vissuto dapprima in Somalia come docente di lingua italiana presso l’Università Nazionale Somala di Mogadiscio  per conto del Dipartimento Cooperazione allo Sviluppo. La Somalia era allora un incanto, malgrado la povertà e la miseria della sua dolcissima e bellissima gente.

Dal 28 dicembre 1988, sono poi partito per il Libano dove la gioia del nuovo incarico è stata brutalmente interrotta poco dopo, dalla guerra siro-libanese e intercristiana travolgendo tutti per oltre due anni almeno. Ciò malgrado, ho il ricordo indelebile della vitalità e della capacità di ricominciare a vivere con forza inaudita, giorno per giorno, di quel Popolo efficiente che riassumeva in tre parole la sua volontà di guardare con ogni speranza il proprio futuro : ‘INCHIALLAH!…MAALECH!…BUCRAH!… Pur tra le alterne vicende di quei sei anni vissuti dapprima tra i bombardamenti del Paese e anche della mia abitazione, ricordo soprattutto l’intraprendenza dei libanesi, la loro generosa ospitalità nonché la volontà ferma di ricostruire le loro abitazioni con dinamismo, pur tra le macerie, e di occuparsi con particolare cura di riportare a scuola i loro bambini. Con la ripresa della vita e delle attività, è stato molto bello poter proporre e realizzare allora eventi artistico-culturali con le istituzioni locali, le università, le scuole, a Beirut, nello Chouf con Battiato – Gilgamesh, Cafè de la Paix… – la rassegna cinematografica completa di Mauro Bolognini a Beiteddine con Walid e Nora Jumblat, a Tiro e a Sidone la mostra di Fotografia di Mario Giacomelli, a Biblos, a Tripoli del Libano, a Anjar con il balletto di Liliana Cosi e Stefanescu, solo per citare alcuni programmi. Il Libano mi ha talmente attratto che ne ho voluto studiare la lingua in forma comunicativa.

Su disposizione della Farnesina, ho lasciato il Paese con il cuore in gola destinato a Melbourne. Un’altra esperienza bellissima e indimenticabile, del tutto diversa, profondamente motivante in uno spazio infinito di luce, di silenzio e di verde dove ho avvertito il forte interesse australiano per l’Italia. Ovviamente contribuiva a questo anche la numerosa Comunità italiana in tutte le sue Città del Victoria e del New South Wales. Campo aperto dunque per una incredibile serie di eventi di grande spicco realizzati. Relazioni a tutto campo con le Istituzioni locali: cinema, musica classica, opera, teatro, festival, mostre, accordi interuniversitari, scambi. Una vita intensa e piacevole in piena civilità, organizzazione, rispetto delle persone e della natura e dell’ambiente, gioia di vivere, sport per tutti. Era proprio edificante collaborare con il mondo australiano e italo-australiano che gratificavano anche l’Istituto con tanti articoli di Stampa per le sue iniziative, i suoi programmi.

Terminato l’incarico in Australia, ho trascorso un anno di aggiornamento presso la Farnesina. Poi, nuova destinazione: la Lituania! Temevo il freddo, a dir vero, ma non ebbi il tempo per pensarci troppo. La Repubblica Baltica si stava avviando a fare il proprio ingresso nella Comunità Europea ed era orgogliosamente impegnata a farsi valere in ogni settore. L’Istituto Italiano di Cultura era situato nel cuore centrale di Vilnius, a fianco della Presidenza della Repubblica. L’amore forte dei Lituani per le arti visive, musica classica, Jazz, Opera, il Cinema, la Fotografia, il Restauro il Balletto, la Danza, il Teatro, gli Scambi artistico-culturali, quelli scientifici, la fecero da padrone in quei 4 anni di intensa vita creativa a Vilnius, Kaunas, Klaipeda riportata peraltro spesso su Lietuvos Rytas, il primo quotidiano nazionale. Fu peraltro così che, con sorpresa, l’allora Presidente Adamkus mi volle gratificare di un alto riconoscimento per la Cultura rappresentata sulla via dell’Ambra.

Dopo il periodo lituano, la Direzione Generale delle Relazioni Culturali in Roma mi destinò alla Direzione dell’Istituto Italiano di Cultura in Indonesia. Lasciai allora Vilnius a -33° gradi per giungere a Jakarta a +37 gradi.  Mi accolse un Paese straordinario, bellissimo e caotico a prima vista nella sua Capitale. Gente sorridente, bella, dolce, paziente, curiosa ed entusiasta nel suo voler conoscere l’Italia. Non appena assolti gli obblighi burocratici di rito, ho avvertito dapprima la necessità di dedicare ogni attenzione all’insegnamento della lingua italiana presso le Università e Accademie e Scuole Superiori, nell’ambito degli Scambi bilaterali, con borse di studio da destinare principalmente a studenti e ricercatori universitari nei settori creativi affini, e, di seguito, ho potuto valutare la considerevole domanda di collaborazione ad eventi artistico-culturali ed archeologici di rilievo presentata dalle principali istituzioni del Paese a Jakarta, Bali, Yojakarta, Surabaia, Sumatra. Non ci volle molto tempo per vedere affluire sempre più gente all’IIC e riempire i teatri indonesiani. Cinque anni volarono via come il vento, dopo aver realizzato una fitta serie di stupende manifestazioni artistiche e culturali.

Rientrato alla Farnesina per il rituale aggiornamento di un anno, mi è stata affidata la direzione dell’IIC in Singapore dove, in soli 3 anni, siamo riusciti a coinvolgere le importanti Università, le Accademie e le Scuole Superiori del Paese nonché il Museo Nazionale per realizzare insieme eventi di grande portata, tra i quali: la straordinaria mostra archeologica ‘Pompei’ con i suoi vulcanologi, l’intera opera cinematografica di Federico Fellini in presenza di Pupi Avati, Arie d’Opera con Andrea Bocelli, A. Griminelli per citarne alcuni.

 

Che cosa ha portato in Italia, di queste Culture cui Lei è venuto in contatto e ha interagito e invece,  che cosa dall’Italia?

L’interazione tra i Paesi in cui ho operato in sintonia con le nostre Rappresentanze Diplomatiche e l’Italia, è avvenuta progressivamente grazie a precisi Programmi Esecutivi inerenti gli Accordi Culturali Bilaterali sia piano linguistico-artistico-culturale sia su quello scientifico-tecnologico, attraverso la cura di reciproci scambi di eventi guidati dai responsabili di Istituzioni omologhe interessate a promuovere le iniziative per i rispettivi Paesi nonché dagli scambi di esperti, ricercatori, artisti, studenti, visiting professor per periodi di studio e di ricerca di breve o di medio o lungo termine. Da tener presente che gli Istituti non sono enti finanziatori bensì promotori esecutivi dell’’Immagine’ del nostro Paese all’estero e che essi hanno il compito di gestire le Sedi operando principalmente e quanto più possibile con mezzi di autofinanziamento ed iniziative  continue onde evitare di gravare sull’erario.

In tutti i Paesi in cui sono stato accreditato è stata molto gradita ed apprezzata la presenza italiana attraverso la collaborazione dell’IIC a cui i responsabili delle Istituzioni locali e le loro Ambasciate in Italia facevano puntualmente riferimento per le loro iniziative a tutto campo in Italia, in particolare nei settori espositivi, musicali, cinematografici e nelle tradizioni popolari. Tra i ricordi più belli che hanno valorizzato le nostre collaborazioni con le massime istituzioni locali, vi è quello di Jakarta che ha contribuito considerevolmente all’evento teatrale indonesiano straordinario I La Galigo di Robert Wilson, rappresentato alla Bicocca di Milano dopo Singapore. Un altro ricordo ancora fu quello con il grande Regista teatrale Eimuntas Nekroscius che fu invitato in Sicilia.

 

Ritiene che oggi il ruolo culturale dell’Italia nel mondo abbia ancora senso e peso?

Certamente gli Istituti rimangono il riferimento primo di proposizione, mediazione e realizzazione linguistica-artistica-culturale e spesso anche scientifica-tecnologica, specialmente in quei Paesi dove l’Italia non ha un Ufficio dell’Addetto Scientifico. É peraltro anche evidente la necessità indispensabile di una revisione accurata ed appropriata specifica della Legge che li regola, dei finanziamenti adeguati, del ruolo degli Addetti e dei Direttori sia sul piano della loro preparazione complessiva linguistico-culturale sia sotto il profilo manageriale strategico ai fini di intessere opportune relazioni strategiche efficaci ed efficienti con le Istituzioni in loco ed allo scopo di riuscire a realizzare i programmi che possano essere finanziati dal mondo imprenditoriale locale interessato. Ci vuole una presenza italiana continua, qualificata e capace di motivare dinamicamente ed attirare le istituzioni locali affiché queste ultime possano richiedere il prodotto creativo del nostro Paese. Così fanno il Goethe Institut, il Centre Culturel Français, il Cervantes, i Centri Culturali e gli Istituti Olandesi all’estero.

 

Attualmente la crisi economica, a Suo parere, influisce negativamente nell’ambito degli scambi culturali mondiali?

 É senz’altro evidente che l’attuale crisi economica influisce negativamente in modo determinante negli scambi culturali tra i popoli a livello mondiale. É altresì ben chiaro che se non riusciamo a far conoscere a fondo la ricchezza del patrimonio storico-artistico-culturale-linguistico e scientifico-tecnologico del nostro Paese, in Italia e all’estero, come fonte prima di credibiltà e di affidabilità nello scambio di ogni creazione, di ogni prodotto qualificato, il mondo economico-finanziario si limiterà alle sicurezze delle banche e non darà sufficiente peso alle attuali, vere necessità degli uomini che stanno precipitando vertiginosamente verso la povertà. E’ alla Scuola rinnovata in gran parte peraltro che va affidata la ricostruzione del nostro Paese, la conoscenza del suo pensiero e della sua ricchezza naturale e creativa. É ad essa che va dato il compito di preparare con cura ed efficacemente le nuove generazioni assicurandone la preparazione, valorizzandone le abilità per farle entrare nel mondo del lavoro concretamente con competenza e dare loro ogni possibilità di farlo valere autorevolmente nel mondo e, di conseguenza, trarne per tutti i vantaggi consentiti dalle leggi. Malgrado le nostre contraddizioni, ho potuto constatare quotidianamente l’interesse delle genti verso l’Italia nonché il loro desiderio di visitarla e stabilirne rapporti a tutto campo.

 

 

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate mentre svolgeva il Suo incarico all’estero e quali gratificazioni?

Non le nascondo quante difficoltà ho riscontrato quotidianamente nella gestione delle Sedi spesso da ristrutturare, del Personale da formare, degli Insegnanti da preparare, degli scarsi finanziamenti degli eventi. Non è stato facile, le assicuro, tentare di inserire come seconda e terza lingua l’Italiano presso le Facoltà e i Dipartimenti accademico-universitari, presso le Scuole e gli Istituti Superiori. Ma quante soddisfazioni siamo riusciti a perseguire nel tempo, in Libano, in Australia, in Lituania, in Indonesia, a Singapore. Quanti articoli gratificanti sono stati dedicati all’Italia sulle pagine delle riviste, dei quotidiani, delle radio e delle TV nazionali! Quante soddisfazioni per i miei collaboratori e personali anche da parte delle massime autorità di quegli Stati! É stato molto triste per me dover concludere questa lunga esperienza a 65 anni mentre avevo acquisito i mezzi per riuscire a fare vivere con qualche autorevolezza le bellissime pagine del nostro Paese.

 

A Suo parere che cosa si dovrebbe fare per mantenere il livello culturale di un certo spessore?

 Auspicherei che i politici credessero profondamente nell’Italia e li inviterei a mettere in primo piano la formazione scolastica e universitaria dei nostri infiniti migliori talenti con formazione classico-umanistica, scientifica ed artistica.

 

Come valuterebbe attualmente la preparazione scolastica italiana che un tempo era di grande valore?

Allo stato attuale, temo che la preparazione dei giovani sia disperatamente superficiale purtroppo! Una Scuola frettolosa e lontana dal senso di Civiltà, dalla considerazione e rispetto del nostro Popolo e degli altri Popoli, dalla fede nella sua storia. Essa rispecchia il disinteresse della politica.

 

Vuole cortesemente dire una frase, un motto o un detto per i lettori di RagusaOggi?

Mi hanno fatto molto divertire questi tre proverbi detti da un amico siciliano:

U lupu di mala cuscenza comu opera accussì penza.

A pignata vaddata non vugghi mai.

Aranci, Aranci… cu l’havi si li chianti.

 

 

 

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