INTERVISTA AD ALESSANDRO ARNOLDO

Dato che sono stata  una tua insegnate elementare per cinque anni, in via eccezionale ci diamo del tu. Prego, presentati brevemente.

Sono nato a Trento, 25 anni fa, in una famiglia numerosa, ho tre fratelli e una sorella. Io sono l’ultimo della serie. Adesso sono direttore d’orchestra.

Quando e come ti è nata questa passione di dirigere l’orchestra?

Ho iniziato presto con la musica. Già in seconda elementare frequentavo una scuola  musicale, dove si faceva principalmente coro. Poi ho provato tutti gli strumenti e io ho scelto il pianoforte.

Ma la direzione d’orchestra?

Di sicuro ho sempre, fin da subito, con estremo interesse, osservato la direttrice del coro e notavo che ogni suo gesto era essenziale nella costruzione ed esecuzione del brano. Suonando il pianoforte preferivo sempre di più suonare con altri (tipo duo, trio, quartetto, ecc.). E quando da solo nella mia stanza ascoltavo musica, mi ritrovavo  a fare “direzione”.  Poi ho coltivato questa passione e ho iniziato con dei corsi fino ad approdare  al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, con Daniele Agiman e perfezionato nei corsi dell’Accademia Chigiana di Siena di Gianluigi Gelmetti.

Finora dove hai spaziato nel repertorio operistico?

Opere: La Boheme, Elisir d’amore, Tosca, Traviata, Falstaff, Cenerentola, L’amico Fritz, Rigoletto, La Sonnambula, Così fan tutte…

E in quello classico?

Classico e sinfonico: Beethoven, Faurè, Mendelssohn, Mozart, Elgar, Shumann, Schubert, Bizet, Chopin, Stravinsckij…

Quali sono le tue preferenze?

Nell’opera, per ora, quella che ho amato di più dirigere è Rigoletto e ascoltare La Boheme. Invece di sinfonico amo Mendelssohn in particolare  la Terza Sinfonia, La Scozzese.

Quali le difficoltà attuali per un giovane direttore d’orchestra?

Una delle difficoltà maggiori riguarda proprio  l’età! Io sono tendenzialmente più giovane degli orchestrali e dei cantanti, ma, nello stesso tempo, si è rivelata una grande risorsa personale e professionale.

Come?

Dal mio punto di vista intendo il ruolo di direttore, come conduttore.

E cioè?

L’insieme dei musicisti ha dinanzi a sé la propria parte, mentre il direttore ha davanti a sé la partitura di tutta l’orchestra per essere in grado di fondere armonicamente i suoni di tutti gli strumenti.

È importante anche dire che non ci sono parti attive e parti passive, ma è una vera e propria collaborazione a partire dalle prove fino ad arrivare al momento magico dell’esecuzione in pubblico.

Herbert von Karajan diceva che il direttore d’orchestra  è come il fantino che nella corsa ad ostacoli, con un piccolo gesto, deve dare la direzione del salto che fa il cavallo (l’orchestra).

Bella immagine. Dimmi, attualmente quali sono le difficoltà per esercitare questa professione?

Secondo me, se sei in grado di essere paziente e non cerchi di bruciare le tappe, non ci sono grossi problemi. Come tutti gli ambienti lavorativi possono esserci blocchi e intoppi, ma mio parere ci si può arrivare.

Quali  opportunità hai avuto?

Finora ho potuto sempre suonare o, per meglio dire, dirigere.

Dove hai diretto finora?

Italia, Austria, Germania, Croazia, Lituania, Lettonia, Belgio, Repubblica Ceca, nell’ambito di importanti festival internazionali o eventi artistici e culturali.

La famiglia, quale influsso ha avuto su di te?

Fondamentale! In tutto e per tutto. Anche adesso ha un influsso basilare.

Quali sono i tuoi obiettivi?

Tendenzialmente  continuare a studiare, proprio per non perdere lo stupore di nuove scoperte musicali. Anche e soprattutto sul repertorio già affrontato.

E per la tua città? Che cosa fai a Trento?

Dal 2010 sono il direttore musicale di tutte le produzioni di musical proproste da Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” e del Liceo Linguistico “Sophie Scholl”.

Bene. Per concludere, come faccio di solito nelle mie interviste, ti invito gentilmente a dedicare ai lettori di RagusaOggi una frase, un  detto, un moto…

Nulla ti so negar, pallida mia, t’ho dato l’anima…

E, se un tuo bacio dà la morte, sia!

(da L’amico Fritz)

 

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