INTERVISTA A CRISTOFORO NANIA, IL BLUESMAN, L’INCANTATORE

Cristoforo Nania è nato in Sicilia e abita a Ragusa. Ha attraversato molte esperienze e ha girato il mondo, mantenendosi però  fedele a sé stesso. L’intervista verte soprattutto sulla sua poesia e musica come  bravissimo cantautore. In via del tutto eccezionale nella conversazione ci diamo del tu.

 

Ti conosco ormai come “poeta e marinaio”. Mi racconti cosa hanno in comune? La ribellione?

La ribellione? No, quella fa parte della giovane età, dell’entusiasmo legato alla incoscienza ed alle matematiche certezze, che crescendo ti rendi conto non essere poi così certe. Come poeta e marinaio.. non voglio definirmi un Poeta, in quanto sarebbe oltremodo presuntuoso da parte mia, Poeti sono i Vati, sono coloro che sanno fare emergere le parole dalle nebbie. Io sono solo un cantautore, uno che racconta la vita, la quotidianità, l’amore, il dolore la passione.. Marinaio sì invece, sin dal profondo. Marinaio perché uomo libero e libero pensatore, marinaio perché viaggiatore, marinaio perché assetato di nuove avventure e scoperte.

Ci vuole bravura e sensibilità per arrivarci. Parlami del tuo CD.

Per questo mio CD, non ho accantonato i miei, ma il live è diverso dallo studio, ed è per questo che sono passato alla sua realizzazione servendomi di musicisti professionisti, cui ho espressamente chiesto di considerare i brani come se fossero i loro, lasciandoli liberi nella interpretazione delle emozioni che i testi potevano dare.

Loro, sotto la mia supervisione, hanno messo in ogni brano la loro esperienza e maturità tecnica, la loro espressione emozionale, rendendo questo cd unico nella sua composizione letterale ed armonica. Ogni brano è stato così concepito in maniera diversa da 8 musicisti diversi.

E comunque si, due anime, il blues man ed il cantautore, ma se guardi, trovi anche il rocker ed altri.

Tu sei  un cantastorie, quelle di vita, come quel video che ha raggiunto oltre 110.000 visualizzazioni su you tube, che parla del tuo amico Tito…

Si, sono un cantastorie e come tale racconto la vita, così come la sento, e la vedo.

Storie vissute, sia autografe che di altri che mi abbiano particolarmente colpito.

In “Foto di gruppo” ad esempio racconto dei miei amici, descrivendo le loro paure, desideri e abitudini, così come in quella strofa in cui parlo anche di me. Riguardando le foto scattate in quel momento della nostra vita, le ho messe insieme come un clip, facendo da sfondo alle parole.

Ma come hai sentito anche nelle altre canzoni, ci si rifà al mio o altrui vissuto.

A me piacciono tutte le tue canzoni ma in modo particolare “Lo specchio rotto”, “Navigare” o “Tu sai di Sicilia” … la tua è una poesia vissuta… e mi piacciono molto i live, perché la tua band “Locanda di Cris” ti sta dietro e sa sprigionare quella energia che tu hai “incatenato” nei tuoi scritti durante i tuoi viaggi di vita, di mari e amori, di passioni e libertà. Sei sempre rimasto un ribelle … “Tu non cambierai mai…”

Sì, sono sempre quel “ribelle”, e sul palco cerco di dare me stesso, pur estraniandomi da tutto. Riprendo “coscienza” di dove mi trovo, solo quando finisce l’ultima nota della canzone. E la mia grinta nell’interpretazione che io do ai miei ed alle volte ai brani altrui c’è sempre. Per quanto mi riguarda, sono le parole che valgono, la musica è un solo un bel vestito che avvolge una poesia, un sogno, parole scritte nel

cuore, ed io voglio fare arrivare il mio messaggio, la mia storia.

Mi racconti cosa è la Sicilia nella tua musica? Tu viaggi il mondo, ma la Sicilia in fondo non l’hai mai abbandonata…

La Sicilia, nella mia musica, altri non è che mia madre, la mia donna, la mia terra di mezzo, tra quello che sono stato da giovane e quello che potrei ancora essere da adulto. Un rifugio cui tornare, un modo di pensare, un modo di vivere e di essere.

Noi siciliani siamo aperti al mondo e tutto il mondo è passato da noi.

La mia Sicilia è come una puttana che si vende a chiunque, ma anche una vergine che si dona pudica la prima notte. Io sono un figlio di quella puttana e di quella vergine.

Qual è il pensiero che ti fa sognare?

…il pensiero che mi fa sognare dici.. l’amore, i miei figli, le donne, la vita, la musica, un palco. Ma se devo essere proprio egoista, allora il mio sogno, uno dei pochi ancora da realizzare, è avere un intero stadio che canta con me le mie canzoni!

Come ti vedi tra 5 anni?

Ci pensiamo tra 5 anni?

Giusto. Mi ricordo di te sulla moto.  Magari un video alla “Easy rider” non sarebbe male fare sulle strade di Sicilia bedda… me la ricordo anni fa, era marzo, piena di sole .. si andava a maniche corte, mentre dalle mie parti c’era ancora la neve…

La moto non è più quella di allora, ma è sempre rigorosamente custom per sentirsi easy rider, utilizzata d’estate e d’inverno. Non si cambia mai del tutto, e detto tra noi, io non voglio cambiare!. E pur vestendo alle volte, panni diversi, sotto ci sono sempre io! Quindi la moto è la moto, quel simbolo di libertà cui non voglio assolutamente rinunciare… sino a che potrò cavalcarla!!

Oh, sì! Hai anche scritto un delizioso racconto in merito alla tua vecchia moto proprio pubblicato tempo fa su questo giornale.

Un’ultima domanda: se dovessi scegliere una città, un ricordo, un brano, una frase… per creare un brano nuovo…. quali sarebbero? E perché?

Una città? Genova, e partendo da lì ripercorrere tutte quelle che ho conosciute in tutti questi anni.

A Genova vi era la scuola cantautorale, che ha cambiato la melodia classica. A quella scuola anni Settanta, io sono cresciuto musicalmente e bisogna dire purtroppo, che dopo di loro il vuoto; solo cantanti letteralmente inventati dalle case discografiche o programmi televisivi che dopo due mesi non ricordi nemmeno più. Pochissime le vere eccezioni. Mentre ancora oggi, tra i grandi, Fabrizio de Andrè, pur da morto non fa che raccogliere consenso tra i giovani. Ecco io vorrei poter riuscire a dare e fare questo come lui…

E quindi?

Creare una canzone nuova dici? No, per questo non serve una città diversa, ma solo il momento che vivi, l’attimo, il passato o il presente che ti stimolano ed allora diventa un profluvio di parole, che poi viene corretto, misurato, aggiustato, sino a farne una canzone.

 

 

 

 

 

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