INAUGURATO A RAGUSA IL MUSEO DEL TEMPO CONTADINO

Ci sono attrezzi recuperati nella storia della società ragusana, dagli aratri alle vecchie lanterne, dai campanacci alle formine per la marmellata, alle testate dipinte degli antichi carretti siciliani. E poi oggetti particolarissimi e persi nella tradizione siciliana, come la “menzaluna” che serviva a preparare la salsiccia, accanto a pezzi importanti come la “maidda” o la “briula” che servivano ad impastare il pane. Sono alcuni degli oggetti contenuti all’interno del “Museo del Tempo Contadino”, il <<flash museum>> che è stato inaugurato ieri sera a Ragusa all’interno del Palazzo Zacco, uno dei monumenti patrimonio dell’Umanità. Il taglio del nastro, da parte del sindaco Nello Dipasquale e dell’assessore comunale alla Cultura, Sonia Migliore, ha ufficialmente aperto il museo realizzato in stretta sinergia con il Centro Studi Feliciano Rossitto e con il Centro Servizi Culturali, e curato dal comitato scientifico formato dagli architetti Fabio Capuano, Andrea Gurrieri, Giuseppe Iacono, dalla dottoressa Valentina Frasca Caccia, dal presidente del Csc, Nino Cirnigliaro, a cui si aggiunge anche l’architetto Valentina Giampiccolo per il gruppo di progettazione. Il recupero degli oggetti è stato curato dalle restauratrici Sissi Burtone e Maria Grazia Gionfriddo. Una realtà culturale di rilievo che vede questo museo concepito come un percorso espositivo temporale e non spaziale, dove gli oggetti rievocano il ritmo dell’anno agrario. Tutto è curato nei minimi dettagli con fonti storiche, dettagliate descrizioni, disegni e bellissime foto in bianco e nero che rievocano epoche ormai lontane ma che ancora oggi sono mutuate in alcune campagne del ragusano. Novità assoluta per il “Museo del Tempo Contadino” e per la Sicilia è la presenza al suo interno di un’attrezzata aula didattica multimediale concepita come luogo di formazione dialogante con il museo stesso. E’ nei fatti l’espressione concreta della “missione” di Palazzo Zacco che, aprendosi al futuro e quindi alle scuole, non si limita a conservare la cultura ma diventa un’area animata dove si fa cultura. <<Questo esprime appieno il mio desiderio – afferma l’assessore Sonia Migliore – di vedere un museo aperto alle nuove generazioni. Da oggi l’Amministrazione è un tramite, un referente attivo, un collaboratore nella formazione scolastica. Ben vengano progetti europei per le scuole che potranno usufruire di una aula didattica fornita di ogni strumento. Quello di Palazzo Zacco è un progetto più ampio che si inserisce all’interno della rete museale di cui, insieme al sindaco Nello Dipasquale, riconosciamo l’importante missione di ampliare e sostenere un’offerta culturale di qualità che possa contribuire al rilancio culturale e turistico della città esaltando i tratti storici e artistici del centro superiore. La forza progettuale consiste nel ricomprendere all’interno della rete anche l’esistente riorganizzato in una prospettiva unitaria. Riteniamo che questa stretta relazione e interazione fra “patrimoni” diversi ma inscindibili, rappresenti il valore aggiunto della rete museale di una città che investe sullo sviluppo e guarda al futuro consapevole delle enormi risorse ereditate dal passato>>. Il museo rappresenta anche uno dei desideri culturali del compianto Mimì Arezzo e nasce anche dal prezioso gesto dei donatori che hanno contribuito fattivamente a tramandare la cultura e la memoria del territorio ibleo. Un donazione che si trasforma in “dote culturale” per le nuove generazioni. Gli oggetti del “Museo del Tempo contadino” sono stati donati da Giovanni Ottaviano, Famiglia Polara, Giovanna Attanasio Gurrieri, Salvatore Cannizzo, Andrea Ottaviano, Famiglia La Rosa, Giovanni Tumino e dagli Eredi Migliorisi. Il museo si estende su due piani. Nel pianterreno c’è il percorso che si svolge in base all’anno agrario e accanto c’è l’aula didattica. Al primo piano c’è invece la “stanza del lavoro femminile” con un’accura selezione di antichi e preziosi ricami frutto dell’impareggiabile lavoro delle donne di casa e la riproduzione di un’antica camera da letto con costumi, espositori e un vecchio braciere una volta usato per riscaldare gli ambienti. Il progetto museografico di Palazzo Zacco prevede anche l’impiego di tecnologia wi-fi che consentirà agli utenti di collegarsi e scaricare le informazioni sia sul palazzo e sia sui singoli oggetti esposti ma anche e soprattutto sulla rete museale. Gli utenti potranno collegarsi direttamente col proprio smartphone o con ipad e ricevere informazioni da apposite postazioni.

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