ILDEGARDA DI BINGEN

Ildegarda di Bingen nacque in pieno Medio Evo nel 1098 in Renania, presumibilmente a Bermersheim, nei pressi di Alzey. E’ la decima figlia di una famiglia nobile  di dieci fratelli  al tempo della I Crociata.

Entrò giovanissima (a soli otto anni)  in un monastero benedettino, dove più avanti ricevette  il velo dal vescovo Ottone di Bamberga e nel 1136 divenne Priora. Qualche anno dopo fondò altri due conventi in cui, quello  a Rupertsberg, vicino a Bingen, visse fino alla morte, avvenuta il 17 settembre  1179.

Generalmente  si considerano le  suore come delle persone a servizio e sostegno più che altro al clero maschile, anche perché, come  si sa, non possiedono lo stato sacerdotale. Il loro lavoro è utile, poiché gratuito e disinteressato, per amor di  Dio. In molti casi l’impressione corrisponde alla realtà. Il Medio Evo,  contrariamente a quanto si pensa, anziché essere un periodo di secoli bui, ci fu  spazio di libertà per le donne. E, non  solo libertà, ma anche potere. Le monache medievali potevano diventare  donne di grande cultura e avere molto ascendente sui potenti. Il caso di  Ildegarda di Bingen ne è un esempio.

Era molto  intelligente e di salute malferma. Per parecchi anni  la sua vita trascorse  nella normalità dell’epoca, anche dopo che era diventata Magistra (Priora) del suo convento. Fu a 42 anni, dopo un momento di crisi fisica e psichica che ebbero inizio le sue predicazioni e portò a conoscenza le sue visioni. Da quel momento le ritornarono le forze e scrisse la sua prima grande opera : Scivias (Conosci le vie). Divenne famosa e, su consiglio di  s. Bernardo di Chiaravalle, il papa Eugenio III, oltre al permesso di divulgare  ciò che lo Spirito le ispirava, la incoraggiò a scrivere.

Iniziò a scambiare epistole con  numerosi e potenti  personaggi di tutta Europa (fra questi, il Barbarossa),  dissertando  di teologia, filosofia e politica.

Moltissime ragazze chiesero di essere accolte nel suo convento.

Non tutto  andò sempre pacificamente con la comunità monastica maschile, finché non ottenne l’appoggio del Vescovo di Magonza e  dell’imperatore Federico Barbarossa. A questo proposito i rapporti col monarca furono buoni, ma non le impedì di bollarlo con parole di fuoco quando per  contrasti col papa Alessandro III (legittimo) elesse due antipapa. Il suo convento viveva  in armonia e serenità sotto la sua guida piena di saggezza, dove veniva promossa anche la cultura oltre che  il lavoro manuale  come da regola benedettina Ora et labora (prega e lavora).

Pur oberata dagli impegni scrisse anche altre opere, tra cui: il Liber vitæ meritorun (Il libro dei meriti della vita) e il  Liber divinorum operum (Il libro delle opere divine).  Anche se anziana si spostò in viaggi per portare la sua predicazione. Col clero maschile (come si è già accennato) ci furono spesso  delle difficoltà, ma lei si contrappose sempre con decisione e forza. A ottant’anni si oppose ai prelati di Magonza che  le ordinarono di disseppellire  un nobile scomunicato, sepolto nel monastero, pena la scomunica del monastero stesso. Lei si oppose e fece in modo di non rendere tracciabile la tomba.

Questa donna straordinaria fu, oltre che monaca, mistica; scrittrice (dettava, perché semianalfabeta); cosmologa, descrisse l’universo; compositrice di musica sacra: inni, antifone e canti raccolti sotto il titolo Harmoniæ Caelestium Revelationum (Sinfonia  dell’armonia delle rivelazioni celesti) che venivano eseguiti nei suoi monasteri, diffondendo serenità e sono giunti fino a noi; guaritrice, conosceva  l’erboristeria e la medicina elaborando rimedi, cure e ricette (ad esempio per la nausea usava il cumino che viene impiegato ancor oggi, per il mal di stomaco la mentuccia oggi si usa la menta ecc.) e cura particolare la dava all’alimentazione, aspetto fondamentale per la salute; conosceva anche  l’uso della cristalloterapia cui dedica un’opera specifica De Lapidariu (del Gioielliere); artista, drammaturga, naturalista, linguista (inventò un alfabeto e una lingua che avrebbe nelle sue intensioni dovuto diventare  lingua comune a tutti e per questo è patrona degli esperantisti), grande organizzatrice e confidente di papi e imperatori, ma anche sostenitrice della vicinanza al popolo; fu poetessa e filosofa.

Lei considerava che il Microcosmo e il macrocosmo, l’uomo e il mondo si corrispondono e sono animati dalla stessa forza vitale, la  virididas, il verdeggiante spirito , il soffio che dà vita.

In sostanza: l’uomo e l’universo sono composti allo stesso modo: aria, fuoco, terra e acqua ne sono gli elementi di base e la virididas ne anima ogni cosa.

Nella sua epoca era imperante il disprezzo per il corpo, ma Idegarda di Bingen vi lesse invece un aspetto essenziale del creato e lei riuscì a far coincidere aspetti spirituali e aspetti  concreti, sia nei suoi scritti che nel suo modo di dirigere il monastero. Anche l’Armonia celeste e l’armonia musicale corrispondono: Sinphonia  è celeste e terrestre, insieme.

Conosceva il mondo maschile e femminile in modo stupefacente, ma riguardo al femminile ebbe uno sguardo speciale sia nelle sue opere che nella vita. Nonostante l’epoca e la cultura cristiana, tutt’altro che   riguardosa nei confronti della donna, valorizzò il femminile negli aspetti principali e offrì una descrizione sorprendentemente attuale per una monaca del secolo, dove parlò degli aspetti più intimi in cui la donna viene riconosciuta nel’integrità  e nella completezza sia sul piano corporeo  che spirituale. La sessualità e l’amore furono per Ildegarda le manifestazioni  della potenza divina creatrice e l’uomo  e la donna sono  i protagonisti.

Si occupò anche del ciclo mestruale, che secondo  la concezione macrocosmo-microcosmo lo ritenne connesso con le fasi lunari.

Nel  Liber causaæ et curæ (Il libro della cause e la cura)scrive:

Quando nel maschio si fa sentire l’impulso sessuale (libido>lussuria), qualcosa comincia come a turbinare dentro di lui come un mulino, perché i suoi fianchi sono come la fucina  in cui il midollo invia il fuoco affinché venga trasmesso ai genitali del maschio facendolo bruciare… Ma nella donna (delectatio>piacere) è paragonabile al sole, con la sua dolcezza, lievemente e con continuità imbeve la terra col suo calore,  affinché produca i frutti, perché se la bruciasse in continuazione nuocerebbe ai frutti più che favorirne la nascita. Così nella donna il piacere con dolcezza, lievemente ma con continuità produce calore affinché possa concepire e partorire, perché se bruciasse sempre per il piacere  non sarebbe adatta a concepire e generare, Perciò, quando il piacere si manifesta nella donna, è più sottile che  nell’uomo…

Voglio fare un’altra citazione dello stesso testo riguardante la maternità e il parto, io la trovo straordinariamente poetica:

Quando è vicino il parto, il vaso in cui è chiuso il bambino si apre e la forza dell’eternità, che trasse Eva dalla costola di Adamo, è lì, giungendo all’improvviso, e rivolta tutti gli angoli di quella casa che è il corpo femminile. La  prima madre di tutta l’umanità fu fatta a somiglianza dell’etere, perché come l’etere contiene in sé tutte le stelle , così essa, integra e intatta, conteneva in sé tutto il genere umano, che avrebbe generato senza dolore, poiché fu detto: Crescete e moltiplicatevi.

Questa grande donna è stata ammessa all’onore degli altari (anche se il suo culto come Santa veniva esercitato da tempo) il 12 ottobre 2012 e eletta da Benedetto XVI Dottore della Chiesa, diventando una delle quattro donne, che hanno avuto questo onore (le altre sono S. Teresa d’Avila, s. Caterina di Siena, s. Teresa di Lisieux). 

Noi accogliendo il desiderio di molti Fratelli nell’Episcopato e di molti fedeli del mondo intero, dopo aver avuto il parere della Congregazione delle Cause dei Santi, dopo aver lungamente riflettuto e avendo raggiunto un pieno e sicuro convincimento, con la pienezza dell’autorità apostolica dichiariamo San Giovanni d’Avila, sacerdote diocesano, e Santa Ildegarda di Bingen, monaca professa dell’Ordine di San Benedetto, Dottori della Chiesa universale, Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».

Queste cose decretiamo e ordiniamo, stabilendo che questa lettera sia e rimanga sempre certa, valida ed efficace, e che sortisca e ottenga i suoi effetti pieni e integri; e così convenientemente si giudichi e si definisca; e sia vano e senza fondamento quanto diversamente intorno a ciò possa essere tentato da chiunque con qualsivoglia autorità, scientemente o per ignoranza.

Dato a Roma, presso San Pietro,col sigillo del Pescatore, il 7 ottobre 2012, anno ottavo del Nostro Pontificato. «

                                                            BENEDETTO PP. XVI

 

                                                                                             

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it