IL VINO DI MOZIA

Sulla costa occidentale della Sicilia, tra Trapani e Marsala, si affaccia l’isola di San Pantaleo o meglio conosciuta con il suo antico nome: Mozia.

In questa striscia di terra, poco più grande di 40 ettari, i fenici costruirono un fiorente punto d’approdo per i loro commerci. L’isola conobbe un periodo di grande declino nel 397 a.C. quando Dionisio di Siracusa ne ordinò la distruzione. Gli abitanti esuli, secondo Diodoro Siculo, si rifugiarono nella zona dell’attuale città di Marsala e lì vi fondarono Lilibeo, sancendo in questo modo la definitiva emarginazione di Mozia dai tragitti commerciali.

Nei primi dell’Ottocento, con il boom della produzione di vino Marsala, tutta la zona costiera di Trapani, Marsala e Mazzara del Vallo venne letteralmente invasa dall’impianto di vigneti, voluto dagli imprenditori inglesi per la produzione di vini fortificati. Datano proprio a quel periodo i primi impianti di vigneto sull’isola di Mozia. Prima di allora, infatti, non si hanno notizie, almeno finora, di una qualsiasi attività vitivinicola a Mozia. Da allora, la presenza di vigneti è stata una costante a Mozia, sostenuta dall’acquisto dell’isola nei primi del Novecento da parte di Joseph Whitaker, figlio di una delle storiche famiglie inglesi produttrici di vino Marsala.

Purtroppo negli anni Settanta del Novecento, a seguito di un lungo periodo di siccità, il vigneto di Mozia seccò in gran parte e venne progressivamente abbandonato. Alla fine del Ventesimo secolo, la fondazione Whitaker, l’attuale proprietaria dell’isola, con la collaborazione della cantina Tasca d’Almerita avviano nel cuore di Mozia il rimpianto e il recupero di nove ettari di vigneto grillo allevato ad alberello; un sistema di allevamento, un tempo largamente diffuso nel trapanese, che protegge il grappolo d’uva dall’impatto diretto dei raggi solari, che ne comprometterebbe in modo determinante la qualità del frutto.

Dalla collaborazione tra la fondazione Whitaker e Tasca d’Almerita nasce il vino Grillo Mozia a indicazione geografica tipica. Nonostante il vitigno usato, la zona dove viene prodotto e il nome di Whitaker a cui questo vino è legato, si è deciso di non produrne un vino Marsala. Questo prodotto è, infatti, un vino bianco secco non fortificato,  vinificato e affinato esclusivamente in acciaio.

Il vino che ne esce ha colore giallo paglierino luminoso. Ma è all’esame olfattivo dove esprime la sua grande peculiarità: una spiccata mineralità marina che avvolge sentori di macchia mediterranea, dove il fruttato si percepisce a malapena solo di sottofondo.

Probabilmente non possiede un naso raffinato, elegante e tanto meno si può definire di gusto internazionale, ma la sua grande dote salmastra lo rende un vino che rispecchia perfettamente il territorio da dove nasce.

In bocca è morbido con una leggerissima percezione di pizzicore da anidride carbonica, dovuta a un residuo di fermentazione, che fa da stampella all’acidità non preponderante che il vitigno grillo possiede di sua natura. Subito dopo il primo impatto, è la sapidità gustativa il protagonista principale di questo vino e rimane protagonista assoluta anche nella persistenza.

Un vino che trova un degno compagno in una grigliata di pesce.

 


 

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