IL TREBBIANO UN VITIGNO DAI MILLE VOLTI

Il trebbiano è un vitigno molto diffuso su tutto il territorio italiano, particolarmente nell’Italia centrale, anche se la sua presenza è abbondante anche nel meridione. Il vitigno trebbiano per lo più dà risultati molto mediocri: poco profumo e comunque poco complesso, poca sapidità e media acidità. La sua diffussisima presenza si è avuta dopo il flagello della fillossera, che nell’Italia centrale si è prolungata anche nel periodo tra le due guerre. La crisi e la povertà generata dalla guerra ha portato i produttori agricoli a piantare vitigni molto produttivi e poco impegnativi. Tra questi il trebbiano è stato ilo protagonista principale.

Del trebbiano, però, si contano tantissimi cloni e non tutti danno risultati mediocri. Interessante è trebbiano d’Abruzzo, conosciuto anche come bombino bianco, che, se trattato con le dovute accortezze, può essere eccellente. Un nome a cui si deve proprio la scoperta delle pontenzialità del trebbiano d’Abruzzo è Eduardo Valentini, a cui hanno fatto seguito Emilio Pepe, Valle Reale e Masciarelli. Ma proprio perché il trebbiano d’Abruzzo è un vitigno meno produttivo e più difficile da curare, negli anni ’60 in Abruzzo sono stati spiantati grossi quantitativi di questo vitigno per piantare un clone deciamente mediocre: il trebbiano toscano. Si è giunti così al punto che oggi solo il 15% del trebbiano piantato in Abruzzo è trebbiano d’Abruzzo e gran parte dei vini commercializzati come trebbiano d’Abruzzo vengono da trebbiano toscano. In efetti il trebbiano d’Abruzzo è molto sensibile alle malattie così come è sensibile alla botrytis cinerea e questo rende abbastanza facile il rischio di perdere il raccolto.

Come il trebbiano toscano, anche il trebbiano d’Abruzzo è un vitigno non particolarmente ricco di acidità, quindi è necessario per avere un vino equilibrato mantenere la gradazione alcolica bassa, poiché se il grado alcolico è troppo alto, l’acidità si perde fino a ottenere vini poco equilibrati e tendenti all’ossidazione.

Il trebbiano più diffuso resta il trebbiano toscano, che è anche uno dei peggiori cloni: vitigno neutro, produttivo all’eccesso e scialbo. Il fatto incredibile è che il trebbiano toscano è presente anche in Francia, conosciuto con il nome di ugni blanc, ed è alla base di due eccellenti distillati: il Cognac e in parte l’Armagnac.

Di trebbiano si contano infinite varietà e proprio per questo è molto riduttivo parlare di questo vitigno come un vitigno mediocre. È bene sempre specificare il biotipo di trebbiano, proprio perché le sorprese che può dare sono tante. Basti pensare che il verdicchio, da cui si producono due vini come il Verdicchio di Matelica e il Verdicchio dei Castelli di Jesi, che nelle migliori versioni sono veramente dei grandi vini, altro non è che un vitigno appartenente alla famiglia del trebbiano.

(Giuseppe Manenti)

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