IL TRAMONTO DI COLARES

La regione portoghese di Estremadura, dove si ubica Lisbona capitale del paese, è un marasma di DOC e IPR. Quest’ultima sigla, che è l’acronimo di Indicação de Proviniência Regulamentada, equivale a una sorta di IGT nostrana, ma non così vasta da coprire una intera regione, come accade per le IGT Sicilia o Lazio.

L’Estremadura è una zona vitivinicola di grandi quantità di produzione, ma in gran parte di ben poco interesse qualitativo. Questa cattiva fama ha pesantemente influenzato il giudizio sui vini qui prodotti, danneggiando anche quelle zone, poche a dire il vero, che a tutti gli effetti vinificano prodotti molto interessanti. A tal proposito una menzione speciale la merita la DOC Colares, oggi a rischio estinzione a causa dell’urbanizzazione selvaggia. Sorprende scoprire che in passato, Colare veniva paragonata a Bordeaux, non solo per i vini interessanti che si producevano, ma anche per i quantitativi che venivano prodotti. Oggi restano solo pochi vecchi ceppi sparsi.

Colares si fece conoscere mondialmente alla fine del XIX secolo, quando risultò essere una delle poche zone europee, dove la vite aveva resistito al flagello della fillossera. La vicinanza con Lisbona e gli inevitabili effetti che questa comporta al suo hinterland con crescita economica, stanno cancellando questo pezzo di storia vitivinicola. Dai 1800 ettari di vigneto registrati nel 1930, si è passati agli attuali 50 ettari.

Il cuore qualitativo di Colares si ubica nelle dune di sabbia tra Praia das Maçãs e Magoito. La coltura della vite in altre zone della DOC Colares è nettamente inferiore a livello qualitativo. Sebbene qui si coltivi la vite già dal 1200, a detta delle fonti,la fama giungerà soltanto dopo la piaga della fillossera, quando il vitigno qui coltivato, il ramisco, continuerà a essere uno dei pochi ancora su piede franco, ossia senza la necessità dell’innesto su piede americano, unica soluzione ancora oggi contro la fillossera. Ovviamente non è il ramisco a essere immune alla fillossera, bensì il cuore della DOC Colares. Il terreno sabbioso delle dune, grazie al calore che accumula, impedisce la sopravvivenza di questa piaga. Tutte le zone vitivinicole uscite illese dalla fillossera si caratterizzano per situazione estreme simili a quella di Colares.

Il ramisco è un vitigno a bacca rossa, che in passato venne paragonato con i vini di Bordeaux per le sue potenzialità. Ora, sebbene i produttori siano particolarmente orgogliosi di questo paragone con il Bordeaux, va anche detto che dalla seconda metà dell’Ottocento, Bordeaux divenne sempre più il punto di riferimento quando si parlava di qualità del vino. Ancora oggi è la zona vitivinicola a cui più ci si inspira. È vero, però, che i vini Colares, nonostante siano coltivati in suoli sabbiosi e di conseguenza poco adatti a dare vini eleganti e longevi, hanno una notevole eleganza, un corpo assolutamente non pesante, un olfatto spiccatamente profumato e una propensione all’invecchiamento, maggiore rispetto ad altri vini coltivati su altri suoli sabbiosi.

A impedire che i vini di Colares siano pesanti, molto alcolici e tendenzialmente ossidati, come gran parte dei vini rossi che hanno origine in terreni sabbiosi vicino al mare, sono tre fattori, due naturali e uno umano.

Il terreno è sì sabbioso, ma dopo uno strato superficiale di sabbia, vi si trova l’argilla. In questo modo le radici più profonde della pianta possono ricavare il necessario apporto di acqua per non entrare in stress idrico.

Il calore della sabbia, come si è detto, evita la diffusione dei parassiti, ma questo eccessivo calore sarebbe deleterio per l’equilibrio degli acidi dell’uva. Qui entra in scena il secondo fattore naturale: i venti mitigatori dell’Oceano Atlantico. Questi hanno l’importante ruolo di mitigare la temperatura. A questo punto subentra il terzo fattore, quello umano. Il vento proveniente dall’oceano se colpisse direttamente i grappoli d’uva rischierebbe di danneggiarli fortemente. Per evitare il contatto diretto vento/grappoli, i coltivatori hanno sviluppato un sistema antichissimo di coltivazione: La vite viene coltivata bassa, molto vicina al terreno, e per ogni filare viene costruita una barriera protettiva di canne.

Con questo modo ingegnoso si è coltivato per secoli un vino che altrimenti non sarebbe esistito o che comunque sarebbe molto diverso da come lo conosciamo. Purtroppo alle già deleterie conseguenze dell’urbanizzazione, si è aggiunta anche la crisi economica che probabilmente metterà fine all’esistenza della DOC Colares.

 

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