IL SOLE IN FONDO AL CUORE

L’incipit è travolgente e accattivante: una telefonata misteriosa dal nord della Francia farà catapultare Leda, la protagonista, nei meandri dei suoi più oscuri ricordi. Dall’altra parte del telefono c’è Richard, il fratello di Leda dall’accento francese….

Il romanzo si chiuderà, allo stesso modo, con il ricordo di quella chiamata. Nel mezzo si collocano meditazioni, intervalli, valutazioni, soste, supposizioni, tregue, considerazioni, prudenze, decisioni. Il cerchio, così, diventa  metafora dell’esistenza con i suoi giri e le sue deviazioni, che possono essere unificati sotto il termine di destino, di condizione.

È una vita difficile, quella di Leda e della madre Carmen, vissuta all’ombra di Giulio, marito e padre inesistente, preda delle sue angosce più ossessive, della sua impossibilità di saper amare.

Nel corso della lettura vedremo come il lettore sarà accompagnato per mano tra i pensieri di Leda, tutto è filtrato dalle sue lenti: un lungo viaggio verso i sentimenti più reconditi. È anche per questo motivo che il libro non contempla dialoghi e si svolge come fosse un lungo flusso di coscienza, come fosse scritto tutto d’un fiato, come se l’io narrativo volesse liberarsi di un peso troppo grande.

Il libro è un lungo flash back, dunque, che ripercorre le gioiose speranze di una Carmen ragazzina, innamoratissima dei silenzi del suo Giulio: crede che dietro quel muro si nasconda un mondo complesso e attraente e che il fidanzato, futuro marito, abbia soltanto pudore di lasciarlo andare e di condividerlo.

Ma ben presto si accorge di essersi costruita un’illusione: il matrimonio svelerà che Giulio è fragile, instabile, non è in grado di regalare niente, né tantomeno di donarsi come persona.

È già evidente alla nascita della loro primogenita, Leda, verso la quale Giulio non ha mai avuto uno slancio affettivo… anzi, tutt’altro. Trascorsi pochi mesi costringe Carmen a lasciarla alla nonna ad Olmo, in Sicilia, perché avrebbe ostacolato la loro vita in Germania, paese nel quale nel frattempo si sono trasferiti e dove Giulio ha finalmente trovato un lavoro appagante.

La lontananza per Carmen risulterà, però, straziante e la condurrà inevitabilmente a ritornare in paese dalla figlia Leda, che nel frattempo cresce amata comunque dall’amore dei nonni materni.

Dopo un matrimonio turbolento, con quegli alti e bassi della coppia che via via divenivano sempre più bassi e frustranti, Carmen è però costretta, sua malgrado, con il cuore spezzato, a fare a meno di quel marito mai stato presente, preda sempre delle sue afflizioni, dei mostri della psiche che mai lo hanno abbandonato.

Bellissimo, a questo proposito, il brano:

“Carmen aveva deciso di lasciarsi alle spalle un passato ostile che da ora avrebbe vissuto solo nei suoi più reconditi pensieri, perché infinite volte, in un’altalena di deliri, lui le aveva chiesto perdono, implorandola di ritornare insieme, promettendole una vita diversa, perché finalmente aveva spazzato via anche l’ultima nera nube dalla sua vita inquieta. E ingannando se stesso le prometteva, nei momenti di lucidità, che mai più l’avrebbe delusa.

Verba volant. E quante volte quelle parole erano uscite veloci dalla sua bocca, volate lontane, rapite da un vento ruffiano, complice solo di averle sentite”.

Madre e figlia insieme trascorreranno la loro vita tranquilla a Olmo, tra la scuole e il disbrigo pratiche per sancire il definitivo divorzio, che nel frattempo, in quegli anni, viene approvato dopo molte battaglie in Parlamento e nelle piazze.

 

 

Giulio, anima vagante, adesso si trova in Francia, dove un’altra volta ritrova una stabilità lavorativa. Un giorno allo sportello di una banca incontra Sandrine, giovane donna francese con alle spalle una solida famiglia, un marito innamorato e dei figli adorabili.

La sua tranquilla vita verrà scombussolata dalle avance di Giulio, che alla fine riesce a farla sua. Da questa relazione nascerà Richard.

 

Venne, così, il momento in cui i due figli di Giulio si incontrarono. Così scriverà l’autrice:

“Com’era sorprendente e lampante la loro somiglianza, il colore dei capelli, la carnagione, quella fronte larga e spaziosa erano identici e poi, meraviglia delle meraviglie, il sorriso che come una smorfia si formava sulle loro labbra percorreva lo spazio tra bocca e naso, arrivava agli occhi verdi del bambino e azzurri di Giulio fino a farglieli strizzare rendendo padre e figlio ancora più simili. Era bello vederli insieme. Era bello per Leda sapere di avere un fratello anche se non si conoscevano affatto”.

È in quel momento che si viene a creare un immediato, strano quanto solido rapporto tra i due.

Dopo pochi anni, anche la relazione con Sandrine si esaurisce: quella donna che sembrava gli avesse regalato una stabilità affettiva, lo lascia e se ne ritorna in Francia, perché stanca delle continua assenze e della freddezza che Giulio ha ricominciato a elargire. Lui ritornerà alle sue antiche fragilità, chiudendosi a riccio nei confronti del mondo.

 

Giulio è adesso malato terminale, adesso è solo e triste, sta per concludere la sua vita perché un male incurabile si impossessa dei suoi polmoni. Disteso su un letto dal quale è difficile appena bere un bicchiere d’acqua….

Ora ha bisogno di Leda, la figlia che ha sempre amato ma a cui non l’ha mai detto. Agli occhi di Leda si presenta un bivio: correre verso suo padre e perdonarlo, perché riecheggia in lei il quarto comandamento “Onora il padre e la madre” o, al contrario, continuare per la sua vita incurante di lui e delle sue impellenti richieste di aiuto? Riuscirà Leda a far pace con il suo passato? Riuscirà mai a perdonarlo? A perdonargli quegli abbracci mancati?

 

 

Rimandiamo ai lettori la risposta a questi interrogativi, che penetrano come martello nella vita dei nostri protagonisti. Noi possiamo solo avvisarvi che c’è sempre “Il sole in fondo al cuore”…

 

 

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