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“Il mutamento della Mafia: i fondi europei e le terre liberate”, il convegno oggi a Palermo
18 Mag 2021 14:38
Si è svolto stamattina a Palermo, presso il Liceo Meli e in contemporanea su una piattaforma per teleconferenze, il convegno dal tema “Il mutamento della Mafia: i fondi europei e le terre liberate”. All’incontro ha preso parte il parlamentare regionale del Partito Democratico on. Nello Dipasquale, membro della Commissione regionale Antimafia, e sono intervenuti, tra altri, il dirigente scolastico Cinzia Citarrella, il direttore dell’USR Sicilia Stefano Suraniti, i rettori delle università di Palermo e di Urbino, Micari e Calcagnini, il Prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, il Presidente del TAR Sicilia Calogero Ferlisi, il Prefetto Francesco Messina direttore Centrale Anticrimine PS, il generale Pasquale Angelosanto Comandante nazionale dei Ros, Federico Cafiero De Raho Procuratore Nazionale Antimafia, Giuseppe Antoci – Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del Parco dei Nebrodi (vittima nel 2016 di un grave attentato mafioso), Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni. Le conclusioni sono state affidate al ministro dell’Interno Luciana Lamorghese.
“Le vittime eccellenti della mafia sono i nostri giovani – ha detto l’on. Dipasquale durante il proprio intervento, rivolgendosi agli studenti collegati per seguire il convegno – perché quando la mafia agisce per acquisire e gestire risorse le sottrae proprio ai nostri ragazzi limitandogli e rovinandogli il futuro. I giovani per primi devono comprendere l’importanza della lotta alla mafia. La politica, dal canto suo, ha un ruolo altrettanto importante perché deve legiferare: il limite della politica è che spesso si trova a trattare di questi temi quando è troppo tardi, quando si piangono le vittime, alle commemorazioni, e in materia si legifera poco o in modo insufficiente. E’ questo il motivo che ha spinto la Commissione regionale Antimafia ad occuparsi della norma per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, proprio perché ci siamo resi conto che si può e si deve fare di più e meglio. Uno dei disegni di legge in esame è frutto anche del contributo di Giuseppe Antoci nei confronti dei quali va la mia stima e la vicinanza per la sua storia personale e un sentimento di gratitudine perché grazie a lui è diventata legge dello stato il cosiddetto “protocollo Antoci” che introduce disposizioni con particolare riguardo alle concessioni di terreni agricoli prevedendo l’obbligatorietà dell’informativa antimafia. Il nostro impegno, quindi, è indirizzato alla produzione di un testo normativo che consenta ai nostri giovani di rientrare in possesso di beni, ingenti, che possono creare sviluppo e lavoro”.
“Un’altra valutazione che bisogna fare – ha aggiunto Dipasquale – riguarda il contrasto al “brand mafia”, subdolo strumento della criminalità organizzata per essere presente nella nostra quotidianità come qualcosa di normale. Lo vediamo in molti campi, nei social, nella moda, nella musica, addirittura nel settore della ristorazione. E serve quindi una nuova normativa che individui anche queste fattispecie come istigazione a delinquere e apologia della mafia”.
“Siamo arrivati al contrasto della mafia dei pascoli e al successivo “protocollo Antoci” quando ormai molte risorse erano andate perse – ha spiegato ancora il parlamentare dem – oggi la preoccupazione è che si stia correndo un rischio analogo con le risorse destinate alla lotta e al contrasto della diffusione del Coronavirus: la mafia è sempre presente lì dove ci sono ingenti somme, solo per la nostra Regione centinaia e centinaia di milioni di euro, e quindi dobbiamo alzare la guardia per non scoprire tra un anno o due che la criminalità si era infiltrata in qualche zona grigia della gestione di queste risorse”.
Infine, l’on. Dipasquale ha espresso un commentato, a chiusura del convegno, in merito all’attuale Governo regionale e all’opportunità di alcune scelte: “Mentre il “protocollo Antoci” è diventava legge dello stato e il contributo del l’ex presidente del Parco dei Nebrodi veniva riconosciuto dalle massime autorità antimafia del Paese, il presidente Musumeci sceglieva di revocargli l’incarico alla guida dell’ente parco. Credo che ciò dia il segno di quanto, a volte, la politica sappia essere irriconoscente e poco lungimirante. Forse, un giorno, Musumeci capirà di aver sbagliato”.
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