IL MITO DI EURIDICE (1)

“Euridice, tesoro, come mai piangi così disperatamente?- Preoccupata, Persefone, si avvicinò all’amica in lacrime, inginocchiata  sul fosco e pietroso  sentiero dissestato di schegge laviche che conduceva alla reggia di Ade.

-Orfeo..lui..lui non mi ha mai amata- Tra i singhiozzi che scuotevano le esili spalle della ragazza fu difficile  per l’altra decifrare quelle poche parole; si inginocchiò accanto, noncurante degli strappi che avrebbe potuto procurare al cupo vestito regale.

-Ma è sceso fin qui per riaverti, ha peccato solo nell’impazienza di rivedere il tuo viso-

I singhiozzi non cessavano e le bianche membra della ninfa tremavano tanto da sembrare una foglia in balia di Eolo.

-N-no.. si è voltato cantando.. cantava una canzone scritta appositamente per quel momento.. sapeva di doverlo fare  

– Mentre parlava le sue dita affusolate strofinavano impacciate le guance dalla pelle diafana, tremanti. Persefone la guardava tristemente, e sentendosi impotente, optò per l’unica cosa fattibile: cinse delicatamente le sue spalle con le braccia e la strinse a sé come avrebbe potuto fare una mamma con il proprio cucciolo.

-Ti invidio tanto, amica mia..- sussurrò Euridice, stringendosi al suo petto e poggiando il viso nel morbido incavo del suo collo –so che sei tanto infelice, qui, al buio, ma almeno qui hai qualcuno che ti ama e ogni sei mesi torni alla tua terra natia dove c’è tua  madre pronta ad accoglierti tra le sue braccia- Tirò su col naso . Persefone sospirò, sentendosi quasi in colpa.

-Ma anche tu hai qualcuno che ti ama, dolce Euridice, forse non come tu vorresti, ma io ti voglio bene con tutto il mio cuore e giuro su quello scellerato di mio marito che farò di tutto per far tornare il sorriso sulle tue splendide labbra-

E ci riuscì: un timido sorriso apparve sulle labbra di Euridice e una sua mano andò a cercar quella dell’amica, facendone intrecciare le dita in una stretta che sarebbe rimasta indissolubile anche se si fossero lasciate fisicamente. Una stretta che univa i loro cuori.

fonti: Apollodoro, Biblioteca I;      Virgilio, Georgiche IV, vv.695-796;    Ovidio, Metamorfosi, X vv.1-77

professoressa ENZA FERRO

alunna Rachele Lucenti

classe IV B

Liceo Classico Umberto I, Ragusa

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it