È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
IL FASCINO DELLA CULTURA ITALIANA
11 Nov 2015 08:39
Imparare una lingua attraverso la quotidianità fatta di arte, cucina e cultura. É quello che ha realizzato nella “grande mela”, Katia Moltisanti, ragusana proveniente da una famiglia di artisti, con la passione per il viaggio.
Dopo la laurea in lingue, conseguita nel 2002 presso l’Università di Catania, si trasferisce a New York, dove studia Marketing alla Fordham University. Globetrotter per passione, dopo varie esperienze all’estero e grazie all’amore per l’arte e la pittura, decide di aprire un centro culturale che si occupi principalmente di diffondere la lingua e la cultura italiane. Così, nel 2004 nasce “Centro Raccontami”, oggi nella nuova sede di Chelsea, ma non un centro linguistico qualunque, bensì un centro che mostri l’essenza della cultura italiana.
“Mi sono resa conto, nel 2002, quando sono arrivata a New York” – spiega Katia Moltisanti – “che mancava una realtà dove la lingua italiana fosse veicolata attraverso la cultura e l’arte. Noi non siamo un centro linguistico, ma un centro culturale. Abbiamo programmi sia per bambini che per adulti e la nostra didattica non segue il classico percorso tradizionale, ma offre una full immersion a 360 gradi nella cultura italiana, attraverso il cibo e la cucina, la musica, l’arte, le mostre, il cinema, la danza. Un progetto ambizioso che ho realizzato anche grazie al supporto di mia sorella Oriana, oggi vice presidente del Centro, e di uno staff di grandi professionisti”.
Molto legata alla sua terra, Katia Moltisanti ritorna ogni anno insieme al marito siciliano e ad alcune delle famiglie che decidono di approfondire la conoscenza di questo Paese.
“Non sono dei classici tour turistici” – spiega – “Le famiglie vivono a stretto contatto con la realtà delle famiglie siciliane, esplorano la quotidianità. I bambini siciliani giocano con i bambini americani, vanno a scuola di cucina. Abbiamo un approccio slow che non si limita a visitare i monumenti, ma ad entrare nel profondo di una cultura”.
“L’apprendimento della lingua avviene attraverso l’esplorazione, l’osservazione, la curiosità, l’ambiente, l’arte, gli incontri al museo, i corsi di cucina. Noi offriamo continuità didattica, seguiamo i nostri studenti. Siamo un pezzo d’Italia nel cuore di Manhattan. Ricreiamo l’ambiente familiare, e se vogliono, gli studenti e le famiglie hanno la possibilità di venire con noi in Italia. Bambini figli di famiglie miste, italo-americani, franco americani, ma anche moltissimi italofili che amano il nostro paese senza avere un’origine italiana. Il momento più bello è quando i genitori vengono a prendere i figli e ognuno comunica nella propria lingua”.
Una realtà molto amata, tanto da indurre una famiglia americana, dopo una vacanza in Sicilia, a comprare casa a Ragusa. Una realtà che, però, ha dovuto affrontare non poche difficoltà causate dalla crisi del 2008, che ha portato alla chiusura di altri centri linguistici.
“La crisi mi ha fatto molto riflettere sullo spirito e il senso della comunità a New York e in America. Le famiglie ci sono state vicine e ci hanno supportato molto continuando ad iscrivere i figli alla scuola, anzi moltiplicando le ore di frequenza. Mi hanno fatto capire come la comunità sociale sia molto forte in questo Paese”.
“Amo la mia terra” – conclude la Moltisanti – “ed amo moltissimo viaggiare. Mi sono sempre sentita cittadina del mondo. La nostra Sicilia è una terra meravigliosa che mi affascina sempre, che continua a stupirmi ed emozionarmi anche attraverso gli occhi degli altri che la visitano per la prima volta. Non sono scappata, ma nei miei giri per il mondo ho visto che il mio lato creativo, quello che amo di più, si esprimeva meglio a New York. Mi dispiace il pessimismo siciliano. Consiglio ai miei conterranei di non lasciare per forza la propria terra, ma di vivere all’estero per un periodo. Si vede la vita da prospettive diverse”.
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