IL BERLUSCONISMO: UN FENOMENO SOCIALE TUTTO ITALIANO

“La sociologia solitamente non si occupa dell’individuo, ho superato questa resistenza perchè Silvio Berlusconi ha tradotto in modo concreto la tendenza delle democrazie post-moderne di personalizzazione della politica, trascendendo fino alla privatizzazione”. Questa la premessa di Paolo Ceri, autore del libro “Gli italiani spiegati da Berlusconi”, nel corso dell’incontro organizzato da Movimento Città, in collaborazione con l’Associazione Culturale Itinerari. A moderare l’incontro il giornalista Angelo Di Natale e il prof. Francesco Raniolo, Docente della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria.

Il libro, dedicato a Noberto Bobbio, è uno studio sistematico sul rapporto tra B. e gli italiani, ovvero su quel processo di relazione che intercorre da quasi vent’anni tra il sistema politico e i cittadini. Paolo Ceri, professore ordinario di Sociologia all’Università di Firenze, ricorre molte volte alla parola Berlusconismo.

Una delle prime domande poste all’autore riguarda l’approccio con questa particolare tipologia di fenomeno sociale. “Si può analizzare sociologicamente Berlusconi senza scadere nella presa di parte?” chiede il prof. Raniolo.

Ceri spiega che il suo libro parte dai commenti dei principali politici e analisti stranieri, autori di articoli, saggi, reportage pubblicati dalle più autorevoli testate gionalistiche. Dalla famosissima copertina dell’Economist, che nel 2001 scrive sopra la foto del premier “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy, cioé “inadatto” a governare l’Italia, fino al più recente sberleffo di Sarkozy, l’opinione pubblica mondiale s’interroga sul fenomeno B. e giudica severamente il permissivismo del popolo italiano.

Questa eccessiva tolleranza, secondo Ceri, dal punto di vista sociologico può essere analizzata mediante diversi fattori, tutti in gioco:

– la rappresentatività di un ceto sociale ben preciso e i relativi interessi economici;

– la manipolazione, ottenuta grazie ai potentissimi mezzi di comunicazione;

– l’insufficiente garanzia degli “anticorpi istituzionali”;

– un grave deficit di cultura democratica;

– ammirazione, fenomeno secondo cui molti italiani maschi si rispecchierebbero in B., invidiandolo. A tal proposito Ceri cita nel suo libro la celeberrima frase di Giorgio Gaber: “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”;

– mancanza di alternanza, nessuna figura riesce a cogliere quel tanto di consenso da offuscare B..

Viene smontato quindi lassunto secondo cui B. vince esclusivamente grazie alle televisioni, perchè in realtà è la combinazioni di diversi fattori che crea il Berlusconismo. Berlusconi è solo la Macro Rappresentazione di un’attitudine tipica dell’italiano medio, come dimostra il conflitto d’interessi.  Impensabile nelle altre democrazie, il doppio incarico, l’assorbimento di ruolo, è considerato normale dalla maggior parte dei cittadini. Pensiamo al medico che dirotta i pazienti dall’ospedale al suo studio privato, pensiamo al professore universitario che sfrutta le ricerche degli studenti per i suoi studi personali, pensiamo al direttore Asl che procura commesse ed incarichi ad “amici”. Tutti atteggiamenti che non arrivano al reato ma che rappresentano secondo la morale straniera, un comportamento disonesto.

Eppure il paese sembra essere al punto di svolta. L’ottimismo di B. è sempre più in contrasto col pessimismo diffuso tra i cittadini. Il forte consenso che sta crescendo nei confronti del Presidente della Repubblica è sintomo che in Italia si sente un forte bisogno di una guida istituzionale.

Dove arriverà Berlusconi? E’ un fenomeno in fase discendente? I giovani italiani hanno generato gli anticorpi necessari al superamento del Berlusconismo? La rete e l’informazione alternativa rappresenta una leva fodamentale per una presa di coscienza? La de-istituzionalizzazione dell’Italia è reversibile?

Tutti spunti che derivano dalla lettura del libro.

 

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it