I PROTAGONISTI DELLO CHAMPAGNE

La Francia, assieme all’Italia e alla Spagna, sono i paesi europei più impegnati nel fronte della tutela e della garanzia dell’origine geografica dei prodotti. Non è un caso che siano i paesi latini a farlo. La cultura latina ha dato sempre attenzione all’origine geografica che garantiva la qualità di un prodotto, mentre la cultura sassone si appoggia più sull’affidabilità del nome del marchio.

Ma fu soprattutto la Francia a vedersi fortemente impegnata nel combattere l’uso sconsiderato delle dominazioni d’origine francesi da parte di produttori esteri, che avvallandosi dei poteri politici dei rispettivi paesi, hanno continuato con quello che si può definire una frode ai danni del consumatore, ma anche un danno al nome della denominazione.

Ancora oggi, la Francia si scontra fortemente con la Cina, paese dove si producono infinite imitazioni. Ma non è solo la Cina ad avvallare le imitazioni. L’Italia ne sa qualcosa a proposito delle varie imitazioni improbabili sparse per il mondo del Parmigiano.

Una delle battaglie più importanti per la Francia fu quella dell’uso improprio che facevano tantissimi produttori di vino spumante etichettando i proprio prodotti Champagne oppure con nomi simili.

Oggi molti paesi riconoscono la denominazione d’origine dello Champagne, ma ancora adesso non si è persa l’abitudine di usare il nome Champagne per riferirsi a un vino spumante. Su questo si sta ancora lavorando e qualcosa è cambiato, almeno in Italia. Complice anche il successo dei Prosecco e dei vini spumanti italiani, che hanno sicuramente aiutato a limitare l’uso improprio del termine Champagne.

Rimane un interrogativo: ma lo Champagne con che uve viene prodotto? In genere uno Champagne è prodotto da un assemblaggio di più uve. Le tre uve principali sono lo Chardonnay, il Pinot Noir Fin e il Pinot Meunier.

Lo Chardonnay è l’uva la più conosciuta, ma non la più diffusa in Champagne. Spesso si trovano Champagne che non sono frutto di un assemblaggio di più uve, ma nascono da sole uve Chardonnay. Questa è l’uva più importante, capace di dare i vini più eleganti e sostenuti, quando coltivati da mani sapienti, da un’ottima acidità.

Il Pinot Noir Fin è il vitigno più diffuso nello Champagne. Si trovano, anche in questo caso, vari Champagne prodotti da solo Pinot Nero. È un’uva molto più difficile dello Chardonnay e spesso può risultare un po’ scontrosa, ma è importante la sua presenza nell’assemblaggio perché dona ai vini complessità gusto-olfattiva e buona acidità per impedirne l’ossidazione. Se coltivato nei terreni giusti è capace di dare vini da solo Pinot Nero incredibilmente eleganti, che nulla hanno da invidiare agli Champagne di solo Chardonnay.

Il Pinot Meunier è la seconda uva più coltivata, ma presenta vari limiti nell’eleganza e nella personalità. È molto raro trovare uno Champagne da solo Pinot Meunier, anche se la maggior parte degli Champagne base presentano una componente maggioritaria di quest’uva nell’assemblaggio. Si usa perché a differenza dello Chardonnay e del Pinot Nero Fin che richiedono invecchiamento per sviluppare eleganza e smussare l’acidità, i vini da Pinot Meunier raggiungono rapidamente l’equilibrio gustativo.

Ma nell’assemblaggio dello Champagne rientrano anche altre uve, che quasi nessuno conosce anche perché vengono usate in quantità molto limitata, a volte ingiustamente. Arbanne, Petit Meslier, Fromenteau, Pinot Blanc, Pinot de Juillet e Pinot Rosé sono le cosiddette uve fantasma di Champagne.

L’Arbanne una volta era abbastanza presente, soprattutto nell’Aube, ma col tempo venne progressivamente abbandonato perché troppo sensibile alla malattie, per le rese troppo basse e perché di qualità incostante.

Il Petit Meslier ha grande acidità, che riesce a mantenere anche nell’annate calde, ma fu abbandonato perché meno produttivo rispetto allo Chardonnay.

Il Fromenteau non è altro che il Pinot Grigio, in passato molto diffuso in Champagne perse la sua centralità perché cedeva colore e per problemi di acidità.

Il Pinot Blanc era molto presente in passato, ma solo perché lo si confondeva con lo Chardonnay. La qualità di quest’uva, però, è ben lontana dallo Chardonnay e giustamente è stata relegata ai margini.

Mentre queste uve sono comunque presenti in alcune cuvée, il Pinot de Juillet e il Pinot Rosé sono delle vere e proprie rarità. Tanto che le potenzialità di questi vitigni sono per lo più sconosciute.

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