Lo studio ha impegnato i ricercatori della Nottingham Trend University con la dottoressa Sara Curtis che ha spiegato come cogliere i primi sintomi di una malattia che impegna pazienti e famiglie in un lento declino cognitivo fino all’annullamento mentale della persona. Gli studiosi hanno rilevato che dapprima di segnali di un’Alzheimer o di altre forme […]
I fantasmi non esistono. Tranne quelli dei cani e dei gatti. Forse
19 Dic 2024 08:39
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
Io non credo nei fantasmi.
E però, da giorni, provo strane sensazioni quando mi muovo nel giardino di casa.
Lo spazio attorno è stato per quindici anni il regno incontrastato del nostro cane, che ci ha lasciati per vecchiaia tre anni fa.
Per anni, ogni giorno, la prima e l’ultima cosa della mia giornata le condividevo con lui. Era il primo a festeggiare i miei rientri dal lavoro, felice come un ballerino di Samba, e l’ultimo a intonare uno struggente “torna presto”, quando mi allontanavo. Diciamolo: io non ero mai stato così importante per un’altra creatura vivente dai tempi del grembo materno. Che mi ricordi.
In ogni circostanza in cui mi trovavo a fare lavoretti in giardino, lui faceva capolino da dietro, ansimando, odorando e scodinzolando, in modo gratuito, senza promessa di croccantino alcuno, solo per farmi compagnia e per darmi un po’ di calore nei passaggi più grigi di qualche cielo quotidiano.
Ed anche adesso, quando muovo passi malinconici qui fuori, ho l’impulso di voltarmi, come se un respiro di tiepido affanno annunciasse la consuetudine della sua presenza. Come ieri, quando un fruscìo alle mie spalle ha scacciato via un brutto e gelido pensiero dalla mia testa, regalandomi un sorriso del tutto inatteso.
Non so perché ho scelto di raccontarvi questa cosa così sciocca proprio oggi che ricorre l’anniversario della sua partenza. Senza senso. Eppure.
Dicono che ogni luogo sia segnato in eterno dalla forma spirituale di ogni cosa. Io credo che sia una ragione di intensità. Chi è stato qui così intenso, qui rimarrà per sempre. È come una Samba delle trascendenze. Non una banale metafisica del croccantino. No. Di più. È la psicologia delle intensità.
Ma, non fraintendete, non dovete ricoverarmi. Io non credo nei fantasmi. O almeno, non ci crederei. Se solo smettessero di annusarmi così insistentemente. E senza preavviso. E da tutte le profondità possibili. Nel cuore di questo lunghissimo inverno.
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