GUARDARSI ALLO SPECCHIO E SCOPRIRE DI ESSERE UN MOSTRO

Il 15 ottobre scorso , il blog Asterischi.com ha celebrato il suo secondo anniversario, organizzando un evento a tutto tondo , presso il C.C.Ly Hostel della “raggiante Catania”. E’ stata allestita, per l’occasione, un’originale mostra fotografica dedicata al Freak, una volta selezionati i migliori lavori di un concorso a tema, indetto mesi prima.

Asterischi.com, con la fotografia e la scrittura creativa, ha voluto affrontare la spinosa questione della diversità, sia essa semplicemente estetica piuttosto che sessuale, sociale o di altro genere. La diversità esiste, c’è, è sotto gli occhi di tutti, eppure è fonte continua di terrore. Perché non cessa di spaventarci? In cosa risiede la mostruosità dell’essere diversi? Tutto ciò che esula dalla nostra normalità, quella a cui diciamo di appartenere, diventa immediatamente causa di terrore.

In realtà siamo tutti un po’ mostri. I nostri pensieri e le nostre idee diventano unici e soli non appena si scontrano con la vita e i pensieri degli altri. Misuriamo tutto sulla base di una personale sensibilità e accusiamo di “mostruosità” chi non condivide la nostra impostazione, senza renderci conto che, nel momento stesso in cui muoviamo questa accusa, diventiamo i primi veri mostri della lista.

La vita , con tutti i suoi molteplici aspetti,diventa una continua lotta fra Titani. Non esistono né vincitori né vinti. Siamo tutti indistintamente vittime indifese della nostra stessa mostruosità. E così scopriamo che la normalità non esiste, non è mai esistita. Esiste l’uomo, con le sue scelte, il suo sentire, le sue paure, la sua vita.. Esiste lo spazio, che offre alternative, opzioni pericolose, strane, utili, propizie.

Ci rifugiamo in noi stessi, fermi nella nostra posizione, condannando senza diritto di replica l’altro. Tuttavia, coraggiosi come siamo, tentiamo inizialmente di assaporare questa alterità, mettendo alla prova le nostre capacità, ma quando ci rendiamo conto che i nostri limiti sono invalicabili, molliamo la presa e troviamo più semplice e conveniente giudicare con fermezza.

Ecco cosa siamo: Mostri. I nostri limiti non dipendono dalla natura. Essa è di per sé  neutra, indistinta e innocente. Sono l’educazione, i rapporti sociali, i pensieri che assorbiamo, tutto il mondo circostante a condirla nel bene e nel male.

Ci costruiamo giorno dopo giorno. Le nostre vicissitudini ci fortificano o ci indeboliscono. Affrontiamo il futuro sulla base del passato. Riversiamo indegnamente sugli altri le nostre delusioni  e così la nostra vita si trasforma in un circolo vizioso, un cane che si morde inesorabilmente la coda. Non siamo in grado di distinguere, di valutare con occhi diversi, perché gli unici occhi che abbiamo, hanno versato troppe lacrime e sono aridi di nuove gocce.

E tuttavia la speranza di uccidere i mostri non può, non deve abbandonarci. Nel rifiutare gli altri, inconsapevolmente, non accettiamo noi stessi. Paghiamo un prezzo altissimo e doloroso quando ci sfugge la possibilità di combattere questo terribile spauracchio della diversità. La mancata conoscenza di se stessi è, il più delle volte, motivo di condanna dell’altro.

Come possiamo concepire con la dovuta serenità ciò che non ci appartiene, se ci sfugge ciò che siamo? Così conoscere se stessi, come consigliava Socrate, è il primo passo verso l’esercizio della tolleranza e il rispetto della sensibilità altrui. Solo allora, forse, l’immagine del mostro si assottiglierà, fino a sparire. Eppure è così difficile questo percorso. E’ la strada più ardua da seguire, quella più impervia.

Pur profilandosi una via d’uscita, il più delle volte si torna carichi alla guerra. Questa è la legge segreta del mondo: “ Polemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi”.

Questa mostra fotografica ci ha regalato una riflessione su noi stessi. Ha messo a nudo le nostre anime, con tutte le sfumature, dalle più chiare a quelle più torbide.

Tra le foto selezionate rivendichiamo con orgoglio quella di una nostra redattrice, che con grande estro ha saputo palesare l’orrore per la diversità, attraverso il sangue che scorre nell’anima di chi viene giudicato. E questo orrore si trasforma immediatamente in compiacimento: la diversità diventa motivo di orgoglio in chi ne subisce il peso. E così, scontando una pena, ci si fortifica, facendo della diversità stessa un baluardo difensivo.

Nasciamo mostri e muoriamo mostri. Combattiamo gli uni contro gli altri. Amiamo e odiamo.  La verità è quella che Kafka, in poche righe, ha saputo sintetizzare:

“Ciò che mi turba ti tocca appena, ciò che per me è innocenza, per te può essere solo colpa, ciò che per te non ha conseguenze, può annientarmi”.

 

 

                                                                                                                        

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