Grido dei festival siciliani: “Riconosciuti a Roma, ignorati a Palermo”

In un momento in cui la cultura dovrebbe rappresentare uno dei motori di rinascita economica, sociale e identitaria della Sicilia, arriva un grido di allarme forte e chiaro: i festival siciliani riconosciuti dal Ministero della Cultura lanciano un appello pubblico alle istituzioni regionali, denunciando l’assenza totale di misure strutturali a loro sostegno.

Una lettera aperta, indirizzata al Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, agli assessori competenti e all’intero parlamento regionale, mette nero su bianco una verità scomoda: la Sicilia è l’unica regione d’Italia priva di un piano organico per sostenere i festival di spettacolo dal vivo, lasciandoli in balia di finanziamenti discrezionali e frammentari, spesso guidati più da logiche politiche che da merito e qualità.

“Non chiediamo privilegi, ma equità. Siamo riconosciuti a livello nazionale, ma ignorati in casa nostra”, scrive il Coordinamento dei Festival Ministeriali Siciliani, che riunisce manifestazioni di rilievo da Palermo a Ragusa, da Noto a Troina.

Una Regione fanalino di coda

Secondo i dati riportati dal Coordinamento, la Sicilia è tra le ultime regioni per numero di enti finanziati dal Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (FNSV): basti pensare che la sola città di Roma ha più enti finanziati di tutta l’isola messa insieme.

Un paradosso che assume contorni grotteschi quando si scopre che, a differenza di tutte le altre regioni italiane, la Sicilia non prevede alcun avviso pubblico, fondo o misura stabile per i festival di spettacolo dal vivo. A regnare è la discrezionalità politica: finanziamenti erogati tramite emendamenti in Finanziaria, spesso guidati più da appartenenze che da progettualità.

Le proposte: fondi stabili e regole chiare

Il Coordinamento ha presentato due proposte concrete alla Regione:

Un decreto assessoriale per sostenere in modo strutturale i festival riconosciuti dal Ministero della Cultura, sul modello di quanto già avviene per i Centri di Produzione Teatrale;

L’aumento del FURS (Fondo Unico Regionale per lo Spettacolo) e la riattivazione dell’articolo 7, comma C della L.R. 25/2007, che prevedeva sostegni specifici ai festival, ma è rimasto senza fondi da oltre un decennio.

    “È inaccettabile che la Regione Sicilia non abbia ancora adottato strumenti trasparenti e meritocratici per supportare chi ogni anno porta cultura, lavoro e turismo nei territori più periferici”, continuano i promotori.

    Cultura come diritto, non come favore

    Il messaggio è forte e limpido: la cultura non può più essere trattata come un lusso o come una concessione politica. I festival non sono eventi di contorno, ma veri e propri presidi culturali, luoghi di crescita civile e attrattori economici, spesso animati da giovani, professionisti del settore, volontari e comunità locali.

    Festival come Ballarò Buskers a Palermo, Codex Festival a Noto, Scenica a Vittoria, Ragusa Dietro il Sipario, Orestiadi a Gibellina, Segesta Teatro Festival, solo per citarne alcuni, sono realtà premiate a livello nazionale, eppure completamente ignorate nel bilancio regionale.

    Un incontro chiesto, un silenzio da spezzare

    I promotori hanno chiesto formalmente un incontro con l’Assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo e con la Commissione Cultura dell’ARS, per avviare un dialogo concreto, condividere dati e costruire finalmente una visione culturale sistemica.

    Nel frattempo, la mobilitazione continua: nei prossimi giorni sarà lanciata una campagna di sensibilizzazione pubblica per informare cittadini, addetti ai lavori e media di una battaglia che non è solo dei festival, ma dell’intera Sicilia che non si rassegna a essere ultima anche nella cultura.

    “Chiediamo solo ciò che già esiste in tutte le altre regioni. Chiediamo dignità, trasparenza, regole e una visione. La cultura è un diritto, non un favore da elargire. E la Sicilia ha il dovere di tornare a crederci”.

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