“GRAZIE GRANDE JOE”

 Spesso in un dialogo malinconico   tra due occasionali interlocutori, grazie anche al “migliorato livello    culturale” del contesto generale, sento la frase accorata ” Esser non si può più di una volta”.Tipica conclusine retorica, riconducibile al concetto filosofico di vanità della vita, caduca e fuggevole. Devo rilevare tuttavia che, nel corso della stessa vita, talvolta si provano delle forti emozioni per un evento contingente, che generano  profonde sensazioni di gioia . Sembra proprio che, quasi amorevolmente, esse fermino i motori del tempo  che corre inesorabile, riportandoci prodighe ad altre epoche di esilarante godimento. Nei giorni scorsi credo di essere stato piacevolmente coinvolto da questo straordinario fenomeno di intensa  e toccante letizia. Sono infatti ritornato, dopo molti anni, ad assistere ad un paio di concerti di musica “Pop rock” nel fantastico teatro  antico di Taormina. In un primo tempo ho ammirato insieme ad altre migliaia di spettatori lo straordinario spettacolo offerto dal mitico chitarrista “Carlos Santana” e dei numerosi componenti della sua band. Bella esibizione, niente da dire a riguardo, anche se , per certi versi un po’ condizionata da nuovi ritmi caraibici e intercalata da interminabili virtuosismi prodotti dai frequenti assolo di alcuni suoi musicisti, a volte  purtroppo quasi noiosi .

Due giorni dopo sono tornato in quello stesso magico scenario,luogo sublime di un’epoca aurea,ovunque puntellato da pietre e vestigia millenarie mirabilmente illuminate, e collocate felicemente in una posizione intermedia tra il mare ed il  mitico Mongibello. In questa seconda serata dell’unico ed entusiasmante cartellone estivo taorminese, il programma prevedeva lo “show” di un mostro sacro della “Pop Rock”, Joe Cocker. Ebbene, cari lettori, devo confessarvi che la sua esibizione, stavolta mi ha dato i brividi. La sua voce, i ritmi, i falsetti delle coriste e l’armonia dei suoni degli altri musicisti hanno mandato in visibilio quei 2.000  spettatori di ogni età, accorsi ad ascoltare le dolci note dell’inossidabile “leone di Sheffield”.  Ogni canzone di Joe Cocker era emozionante,riproponendomi le sensazioni di un tempo andato, oltre 40 anni or sono, quando assistetti , estasiato ventenne al film capolavoro “Woodstck”,dove anch’egli fu grande protagonista.

Era questa una grande città americana dello stato di New York che per tre giorni, 15,16, e 17 agosto del 1969, divenne  musicalmente e folkloristicamente il centro del mondo. Qui, nella campagna intorno ad essa, le colline partorirono nel giro di poche ore più giovani di ogni genere, trecento, quattrocento o seicento mila, o forse oltre, provenienti da ogni angolo del pianeta, affluiti senza preavviso, inebriati ed estasiati dalla musica dei grandi. E’ per questo che io oggi, con un caloroso abbraccio ringrazio Joe Cocker, che ancora, alla veneranda età di 67 anni ruggisce dolcemente dal profondo del cuore intonando “White little help from my friends”, infiammando il mio animo di malinconico sessantottino  e facendo fermare le lancette del tempo per una sera. Lo spirito sociale di quell’irripetibile evento del 1969 si può cogliere in una nota frase di Nievo che dice testualmente ”Dove tuona un fatto, statene certi, ha lampeggiato un’idea”. Io personalmente, nel mio piccolo ambito letterario, per ricordare solennemente quel celebre avvenimento, ho scritto un simbolico madrigale che voglio umilmente regalare ai lettori di “tv progress”:

“Woodstock”

Un pastore si sveglia dai sogni del crepuscolo

destato da insolite voci confuse e sommesse nell’aria,

un coro di grilli si eleva per la campagna

gracchiando con musica più assordante,

il cielo notturno di agosto ha il fascino antico,

spettacolo  di stelle cadenti e fasci di luce arcana

che scaldano i cuori di artisti che hanno

dolci intuizioni e fantastiche visioni.

S’ode nell’aria rupestre un mugugno di armenti,

anch’essi invitati al magico evento.

Un palco e uno stagno,scenario amato da giovani e meno giovani

Di ogni dove,che per tre giorni sognano,

vivendo estatici ed inebrianti momenti,

al suono della musica dei grandi.

“Datemi un piccolo aiuto amici”,recitava

Una canzone naturale e fuggevole,infondendo nei cuori

di chi c’era e di chi non c’era

amore arte e pace.

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