“Gli incunaboli a Ragusa”:Lunedi a Modica la presentazione del volume

Lunedì 28 ottobre presso il Palazzo della cultura a Modica sarà presentato il volume collettaneo “Incunaboli a Ragusa” , a cui ha collaborato anche il prof. Giuseppe Barone . A lui abbiamo chiesto una breve presentazione dell’opera.

L’invenzione della stampa in Europa rimonta alla metà del XV secolo e tale straordinaria conquista tecnologica è alla base della “rivoluzione culturale “ del mondo moderno. Il primo libro edito a caratteri mobili compare nel 1455 e nell’ arco di qualche decennio scompare la nobile arte dei copisti ”amanuensi”. La circolazione sempre più rapida di volumi a stampa stimola il mercato editoriale e l’ acquisto di opere da parte delle Biblioteche laiche ed ecclesiastiche. A differenza delle più note e diffuse “cinquecentine” edite nel XVI secolo, gli “incunaboli” sono invece di fattura quattrocentesca, il prototipo del libro attuale, un prodotto ancora largamente artigianale nell’ impaginazione e nella legatura, un manufatto di rarità eccezionale che testimonia le origini dell’ industria editoriale europea. Le Istituzioni pubbliche e private che hanno la fortuna di possedere nel loro patrimonio librario alcuni incunaboli quattrocenteschi sanno di custodire un tesoro unico che va preservato come documento prezioso di civiltà.

In Sicilia il lavoro di catalogazione è cominciato solo di recente ed ha reso possibile la pubblicazione dei primi due volumi dedicati agli incunaboli di Siracusa ( 2015 ) e di Catania ( 2018 ). Anche la Provincia di Ragusa può andare fiera di poter vantare l’ esistenza di numerosi libri così antichi , generalmente in possesso delle Corporazioni religiose e dopo il loro scioglimento nel 1867 confluiti nelle Biblioteche o acquistati da privati collezionisti. Grazie al contributo della Banca Agricola Popolare di Ragusa, e alla virtuosa sinergia tra la Soprintendenza ai BB.CC. di Siracusa , le Biblioteche comunali di Ragusa, Modica, Sciclli, la Biblioteca francescana di Ispica e il collezionista dott. Giorgio Ottaviano, la Casa editrice Viella di Roma ha potuto inserire nella speciale collana diretta da Marco Palma il Catalogo ragionato di ben 73 incunaboli , di cui vengono fornite dettagliate notizie in ordine alla loro provenienza, struttura compositiva ed ai riferimenti bibliografici. Le singole schede sono state curate da Lucia Catalano, Rosalia Claudia Giordano,Marco Palma, Anna Scala,Salvatrice Terranova e Rosalba Tripoli, con la collaborazione di Giuseppe Barone,Maria Domitilla Occhipinti, Mariano Pepi, Nadia Scardino e Marzia Scialabba. Un lavoro complesso e di squadra, dunque, che ci restituisce l’ immagine inedita di una società iblea sin dal medioevo inserita in una koine’ di dotti ecclesiastici impegnati nella diffusione del sapere. Apprendere che anche nell’ area iblea circolavano ed erano strumenti di studio e di consultazione opere appena uscite dai torchi di Venezia, Milano e Napoli, agli esordi di una così epocale invenzione, accresce la nostra consapevolezza di non essere mai stati “periferia” e di essere stati sempre partecipi dei secolari processi culturali nello spazio globale europeo.

Il capoluogo può vantare la presenza di 42 incunaboli, il 60% del totale. Nella Biblioteca civica di Ragusa si conservano 16 rarissimi volumi, fra cui quelli più antichi della provincia. Il primo contiene alcuni scritti di Seneca sulle virtù cardinali ed è stato pubblicato a Venezia nel 1470, appena 15 anni dopo la comparsa del primo libro a stampa : la sua provenienza è quella del locale Convento dei cappuccini ,in particolare letto ed annotato da frate Stefano Bocchieri che lo avrà utilizzato per le sue prediche. La seconda rarità è l’ “editio princeps” comparsa nel 1475 del “De magistratibus sacertotiis Romanorum” dell’ umanista fiorentino Andrea Fiocchi (1400-1452) , la terza riguarda il Trattato “De Memoria” del medico perugino Matteolo Mattioli datato 1474, dove si analizzano le diverse funzioni del “ricordare” e il modo di potenziare le capacità mnestiche della mente. .Di non minore pregio sono le ben 26 “quattrocentine” di proprietà del dott. Ottaviano, fra le quali si segnala l’ “Opera Omnia” dell’ apologeta latino Lattanzio (240-320 d.C.) pubblicata a Venezia nel 1472 con i tipi di Vendelin von Spayer, dove si espone sistematicamente la dottrina cristiana confutando il paganesimo. Ma la collezione privata riserva altre preziose sorprese, come il “Supplementum” del francescano Nicolò da Osimo (1375-1453), collaboratore di S.Bernardino da Siena ), un interessante “Vocabularium utriusque iuris” del 1487, le “Omelie” di S.Gregorio Magno (1493),le “Epistole” di S. Gerolamo (1496).

Sono 24 gli esemplari consultabili nella Biblioteca comunale di Modica , anche in questo caso confluiti dalle disciolte Corporazioni religiose, in particolare dai Conventi dei Cappuccini e dei Domenicani. L’ incunabolo più antico riguarda i “Consilia medica” di Antonio Cermisone (1370 circa-1441) stampato a Brescia nel settembre del 1476 dal “magister” Enrico di Colonia : si tratta di un testo utilizzato dai frati per curare i malati vittime delle epidemie di peste e di colera, il cui autore era molto noto per la sua attività negli “studia” di Padova e di Siena. Non meno intrigante appare l’ “Opera confessionale” del teologo ed arcivescovo di Firenze Antonio Pierozzi (1389-1459), predicatore di profonda spiritualità e precursore della Riforma tridentina. Fra gli altri volumi meritano particolare menzione un’ edizione veneziana della Bibbia del 1484, una copia del Codex giustinianeo (1495), due esemplari della “Fisica” di Aristotele (1491 e 1494), i “Sermoni” di S. Bonaventura di Bagnoreggio (1495), le “Prediche quaresimali” del Beato Jacopo da Varazze (1497). Nel Catalogo, infine, vengono presentati anche i 3 incunaboli posseduti dalla Biblioteca di Scicli ( soprattutto l’ edizione del 1483 dell’ “Opera Omnia” di S.Cipriano) e i 4 esemplari conservati nella Biblioteca dei Frati Minori di Ispica, tra i quali spiccano i “Sermones de sanctis” del domenicano Leonardo Mattei da Udine (1479). Una galleria di teologi, medici, giuristi e linguisti le cui opere hanno impresso nell’ area iblea i caratteri originali della cultura europea.

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